Il poeta danese Sondergaard al Festival Tradurre (in) Europa
Il poeta danese Sondergaard al Festival Tradurre (in) Europa
Primo appuntamento del ciclo di letture Terre Emerse (a nord), punto di riflessione su certa letteratura poco diffusa in Italia
Si è aperto a Napoli Tradurre (in) Europa, il festival sulla traduzione posto a conclusione di un progetto europeo più ampio, Europe as a space of translation, che l’Università L’Orientale ha portato avanti con le Università di Parigi e Vienna a partire dal 29 gennaio 2009. Le diverse location delle attività sono state dislocate nei luoghi più suggestivi della città. Una di queste è l’atelier di un artista napoletano: Lello Esposito, scultore e pittore da sempre attento a tutte le forme espressive dell’arte, ha aperto il suo spazio creativo nel Palazzo Sansevero al primo appuntamento del ciclo di letture Terre Emerse (a nord), che vuole essere un punto di riflessione su certa letteratura poco diffusa in Italia. Questo primo incontro è stato l’occasione per discutere con il poeta danese Morten Søndergaard e con il suo traduttore italiano Bruno Berni. Cosa significa tradurre? Quali sono le trappole di una traduzione? A cosa dare la priorità in una traduzione? Queste sono alcune delle domande a cui i due autori hanno risposto, sollecitati anche da un pubblico numeroso e interessato. Søndergaard, autore di poesie, racconti e romanzi ma anche traduttore (Borges e Pavese), ha ricevuto il Michael Strunge-Prisen nel 1998 ed è stato candidato al prestigioso Premio Letterario del Consiglio Nordico nel 2002 e nel 2007. Tradurre significa soprattutto riuscire a riportare in una lingua altra le sonorità del testo originale (Søndergaard lavora spesso per la Radio Danese con alcune sperimentazioni di suoni-rumori) e addirittura l’aspetto visivo della pagina, costruito dalla lunghezza dei versi. Dalla riflessione sullo spazio bianco tra i versi, nasce Ritratto con Orfeo e Euridice, raccolta di poesie pubblicata quest’anno con la traduzione di Bruno Berni. La vicenda è ambientata nella Napoli contemporanea, “città a strati” come dice lo stesso poeta, il quale ha cercato di riprodurre questa stratificazione nel testo. Il movimento della poesia nello spazio della pagina e nel tempo delle sonorità è il movimento di Orfeo, è un volgersi indietro, è un muoversi verso il ritorno. L’incontro è proseguito come un contrappunto poetico, dove alla lettura in danese di Morten è seguita quella in italiano di Berni, concludendosi con una “lettura stereofonica” in cui le due voci si sono sovrapposte. Oltre all’opera sul mito di Orfeo, Søndergaard ha letto alcune poesie da A Vinci, dopo, opera nata da un esperimento linguistico: il poeta si è trasferito in Italia per sei mesi, con l’intento di uscire fuori dalla propria lingua e comprenderne l’effetto sul suo modo di scrivere; questi sei mesi si sono estesi fino a otto anni, durante i quali ha imparato non solo una nuova lingua ma anche un nuova scrittura poetica. Come dice un suo verso: “Ogni poesia illumina il suo tratto di mondo con la sua torcia”. Søndergaard, con le sue letture, ha illuminato un tratto del mondo letterario poco conosciuto al lettore italiano.
Aniello Fioccola
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