Il rito del banchetto nell'Arabia Antica

 

Il rito del banchetto nell'Arabia Antica

Tavole di Sawdā' - Stele funeraria

Riccardo Contini e Romolo Loreto descrivono i banchetti arabi nelle conferenze “Banchetti e pasti comunitari nell'Arabia Antica” e “I luoghi del banchetto nell'Arabia Antica”

Analizzando i reperti dell'antica Arabia non sono stati ritrovati i numerosi riferimenti ai riti conviviali riscontrati nei paesi limitrofi. I dati in nostro possesso quindi non permettono di delineare un quadro omogeneo del momento del banchetto; la documentazione epigrafica trovata è molto stereotipata ed è stata rinvenuta soprattutto nello Yemen. Anche le fonti straniere, specialmente quelle neoclassiche, hanno fornito delle testimonianze, ma non sempre i dati sono stati riportati in modo corretto.
Nei reperti la parola “banchetto” non è mai attestata, è rappresentata da parole legate al mangiare, al bere e all'assemblea che componeva il banchetto. Nelle zone settentrionali, la traduzione di simposio poteva essere mrzḥ o smk, mentre nello Yemen il termine 'lm indicava “l'organizzare un banchetto rituale”.
Nell'area del tempio di Bel a Palmira sono state trovate delle tessere di terracotta – le cosiddette Tessere di Palmira – che fungevano da gettoni d'invito al banchetto. Queste tessere avevano forme differenti e la loro importanza è data dall'incisione su alcune di esse di un'iscrizione che attesta la connessione tra mrzḥ ed il consumo del vino: “una misura e mezzo di vino durante il banchetto”.
Grazie al ritrovamento di lettere commerciali, scambiate tra venditore e acquirente, scritte su coste di canna possiamo avere un'idea di quella che era l'alimentazione del tempo: cereali, legumi, farina, sale, carni di cammello e ovini, vino.
In alcune steli funerarie, invece, erano rappresentati uomini sdraiati su lettini, o il defunto seduto ad un tavolino su cui il figlio poggia del vasellame. Sulle colonne dell'ingresso del tempio di Sawdā' sono stati trovati dei pannelli che raffigurano forse una scena conviviale: due divinità – o due uomini, le iscrizione che affiancano le figure potrebbero essere state incise in epoche successive – sono sedute su sgabelli pieghevoli circondati da una cornice floreale e hanno vicino un tavolino con delle offerte.
A Jabal al-Lawdh, a 1150 metri d'altezza, è stato scavato un tempio diviso in due sale, l'occidentale e l'orientale. Entrambe le stanze erano occupate da panche e tavole di varie dimensioni (massimo 18 metri); nel locale orientale erano in numero ridotto e una parte dello spazio lasciato libero era occupato da una serie di altarini coperti da ceneri e carboni, mentre in quello occidentale, probabilmente destinato al banchetto degli ospiti dei sacerdoti, le panche erano molto ravvicinate e occupavano l'intera stanza. Purtroppo qui non è stato trovato alcun tipo di vasellame.
Al contrario, le necropoli urbane erano ricche di ceramiche e vasi in oro e argento sia nelle tombe aristocratiche che private, segno che al consumo del pasto era data grande importanza. Anche all'interno delle case sono stati ritrovati interi servizi per il pasto. In particolare, una casa crollata per un incendio ha permesso di toccare con mano la vita quotidiana dell'epoca, in cui il pasto era vissuto come pratica necessaria: al piano terra c'erano ambienti destinati alla cottura dei cibi e allo stoccaggio, mentre il primo piano era diviso in due stanze nelle quali c'erano corredi identici, a significare forse che il momento del pasto era consumato separatamente da uomini e donne o da adulti e bambini.
 

Francesca Ferrara

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