Il teatro negli anni ’60 tra Marx e Coca-Cola
Il teatro negli anni ’60 tra Marx e Coca-Cola
Il Goethe Institut presenta la quinta puntata del ciclo Das Jahrhundert des Theaters, di Peter von Becker, a cura della professoressa Elisabeth Galvan
Napoli, L’Orientale, 3 maggio 2010. Nella suggestiva sede di Palazzo Du Mesnil, in via Chiatamone, dopo una breve introduzione della professoressa Elda Morlicchio, prorettore alla didattica dell’Ateneo, e della dottoressa Carmen Morese, direttrice del Goethe Institut, la professoressa Elisabeth Galvan presenta l’edizione italiana del quinto documentario dedicato al teatro del Novecento, trasmesso in sei puntate dalla televisione tedesca, a cura del critico e storico del teatro Peter von Becker. Il progetto, dal titolo Das Jahrhundert des Theaters (Il secolo del teatro), giunge al penultimo appuntamento con il documentario di sessanta minuti Die Kinder von Marx und Coca-Cola (I figli di Marx e della Coca-Cola), titolo tedesco della pellicola Masculine, féminine, realizzata dal regista francese Jean-Luc Godard nel 1966. L’attenzione, non a caso, è posta sul teatro degli anni '60 del secolo scorso, passando in rassegna le vicende storico-politiche che hanno influito sulla cultura e sul teatro del tempo, anch’esso rivoluzionario e provocatorio come l’atmosfera di quegli anni. La colonna sonora, comprendente tra gli altri i Beatles e i Doors, accompagna perfettamente il documentario, il cui filo conduttore è una voce narrante, ora maschile ora femminile, che presenta gli eventi storici e le connessioni di essi con il teatro europeo, americano ed in particolar modo tedesco. Spezzoni di prove e pièce teatrali nonché interviste a critici, storici del teatro, attori, registi ed autori coronano una già ricca testimonianza di celluloide.
Supportata da un sottotitolaggio meticolosamente curato dalla professoressa Galvan, la proiezione mostra come la crisi di Cuba, l’assassinio di John F. Kennedy, la pop-art di Andy Wahrol, la guerra in Vietnam e i primi processi contro Eichmann e gli altri responsabili dello sterminino nazista siano stati lo spunto per un teatro del tutto nuovo, che scardina completamente i dettami convenzionali e, liberatosi dagli orpelli declamatori, porta sulla scena la vita vera, anche nei suoi aspetti più crudi: il Living Theater americano, fondato da Judith Malina e Julian Beck, così come l’inglese Peter Brook (U.S., A Midsummer Night’s Dream di Shakespeare), promuovono un teatro che sia esperienza piuttosto che "museo". Particolare rilievo è conferito agli esponenti del teatro tedesco degli anni '60, tra cui Peter Handke, Peter Zadek, Peter Weiss con le sue celebri pièce Marat/Sade e L’istruttoria e Rainer Werner Fassbinder, fautore di interessanti interpolazioni tra cinema e teatro. Zadek, nello specifico, viene ricordato come un grande innovatore grazie ad un rifacimento dell’Otello shakespeariano completamente fuori dalle righe, che porta sulla scena non un nobile moro ma un outsider, un nigger arrampicatore sociale e politically incorrect. Degno di menzione anche l’italiano Dario Fo, poi Premio Nobel per la letteratura, che con la sua Mistero buffo dà origine ad un linguaggio teatrale completamente nuovo rivisitando magistralmente il grammelot.
Chiude l’incontro un dibattito interattivo che vede tra i relatori lo stesso von Becker, il professore Giorgio Manacorda dell’Università di Viterbo e il professore Lorenzo Mango de "L’Orientale", il quale sottolinea la differenza che vige tra teatro politico e "politicità" del teatro: quest’ultima, e non il primo, è la vera istanza rivoluzionaria intrinsecamente posseduta dal teatro degli anni '60, il quale rifiuta qualunque enunciazione di principi politici che non sia l’anarchia. Ulteriore riflessione del professor Mango riguarda la nascita, in quegli anni, grazie alla scia dei movimenti studenteschi, dei "giovani" come concetto molto più che anagrafico. Von Becker ricorda, infine, come si sia realizzata proprio nel '900 la concezione del mondo come teatro già sviluppatasi idealmente in età barocca.
Luisa Lupoli
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