Imagen en la Obra de San Juan de la Cruz: un incontro all'Orientale con Pierre Civil

 

Imagen en la Obra de San Juan de la Cruz: un incontro all'Orientale con Pierre Civil

Qual è stata l'influenza delle arti figurative nell'opera di Giovanni della Croce? In che modo si sono diffusi i ritratti del religioso in Europa? Come avveniva la circolazione delle stampe all'epoca della Controriforma? Pierre Civil, professore dell'università Paris III – Sorbonne Nouvelle, risponde a questi interrogativi durante una conferenza in lingua castigliana all'Orientale

Palazzo del Mediterraneo – Il 19 dicembre la mistica barocca è stata protagonista della giornata di studi “Imagen en la Obra de San Juan de la Cruz”. L'incontro è stato organizzato dalla cattedra di Letteratura Spagnola della professoressa Encarnacion Sanchez Garcia afferente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Orientale in collaborazione con il professor Pierre Civil, specialista della civiltà spagnola dei secoli XVI e XVII dell'università Paris III – Sorbonne Nouvelle.

Lo studioso francese ha analizzato il rapporto fra scrittura e immagini nell'opera di San Juan de La Cruz (1542 -2591). La produzione del grande monaco carmelitano mistico, santo e Dottore della Chiesa fu sempre caratterizzata da un complementarietà fra arti figurative e scrittura. La raffigurazione infatti soccorreva ciò che le parole non potevano dire nel grande racconto dell'esperienza mistica del santo, come spiega Pierre Civil. L'esemplare più significativo di questa produzione è certamente il Crocifisso conservato nel convento della Incarnazione ad Avila. Tale crocifisso, raffigurato dall'alto secondo un punto di vista inusuale per le convenzioni artistiche dell'epoca, a detta del santo apparì durante una visione, rimanendo talmente impresso nella sua mente da poterlo disegnare con una sola linea. L'immagine per la sua particolarità è entrata nella memoria culturale europea dando vita a una precisa iconografia manifestatasi attraverso i secoli: dal polittico di Colmar, di Grünewald, al Crocifisso di San Giovanni della Croce di Dali. L'interesse dei disegni del mistico spagnolo riguarda anche un aspetto devozionale essendo questi anche un mezzo per suscitare la devozione nel fedele. Giovanni della Croce come homo depictor dunque: per rappresentare l'ineffabile ma anche per indicare al fedele la via dell'ascesa al monte Carmelo, discostandosi così dalla serietà delle regole per la formazione spirituale dei fedeli. Bastino, come esempio, gli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola (1548).

Ma ad interessare lo studioso francese sono anche i ritratti di San Juan de la Cruz la cui circolazione ci dà un esempio del modo in cui si diffondevano le immagini all'epoca della Controriforma. Numerosi sono infatti i ritratti del Santo. Essi sono riconducibili a due tipologie principali che fanno capo a due ritratti intorno ai quali è sorta una nutrita mitologia il cui denominatore comune è l'essere stati realizzati all'insaputa del santo, mentre pregava o era in meditazione. Le stampe che poi di tali dipinti furono realizzate circolarono dapprima all'estero, nelle Fiandre, e poi in Spagna e successivamente sono servite per illustrare le prime edizioni delle opere del mistico e dottore della Chiesa testimoniando anche della grande devozione che sin da subito nacque intorno a questa figura. A giustificare la nascita di tali leggende vi è anche il fatto che si avevano poche notizie biografiche sul santo per la regola di riservatezza che egli si era dato e che non ci permette di sapere niente di certo sulla sua vita. In fondo anche i ritratti che ci restano sono estremamente generici e per nulla individualizzati tanto da non permettere una attribuzione certa. Altre stampe poi rappresentavano il santo durante una visione mistica o in compagnia di Teresa D'Avila – l'altra grande mistica spagnola – o ancora nell'atto di compiere un miracolo.

Quest'incontro si inserisce in una convenzione fra l'Orientale e la Sorbonne Nouvelle. Quella tra le due università, affini per l'orientamento umanistico dei loro curricula studiorum, è una collaborazione che va avanti da diverso tempo. Nello specifico, la collaborazione scientifica in atto ha già dato vita a un colloquio internazionale organizzato nel 2007 e “supererà l'iberistica per riguardare anche l'ambito francese”, secondo quanto ha detto Civil. Per il futuro si tenterà di stringere ancora di più i rapporti fra i due atenei anche organizzando soggiorni di studio per i rispettivi studenti che potrebbero partire dall'anno prossimo. Quest'incontro insomma ha aggiunto un ulteriore elemento alla fitta trama dei rapporti con l'estero di un'università a forte vocazione internazionale come l'Orientale.

Salvatore Chiarenza

© RIPRODUZIONE RISERVATA