Karma di Tsering Rhitar Sherpa

 

Karma di Tsering Rhitar Sherpa

Quarto incontro della rassegna Cose dell’altro mondo. Cinema e religione in Asia. La dottoressa Mara Matta presenta Karma di Tsering Rhitar Sherpa

Per questo quarto incontro del ciclo organizzato dal Centro Studi sul Buddhismo ci spostiamo sul confine tra Tibet e Nepal, precisamente nella regione montuosa del Mustang. Il film in questione è un lavoro del 2006 del regista Nepalese Tsering Rhitar Sherpa intitolato Karma.
Karma è un’opera che ha presentato non poche difficoltà durante le riprese, in primo luogo a causa delle difficili condizioni geografiche (il monastero nel quale è stato in parte girato si trova a oltre 4000 metri di altezza), in secondo luogo per il basso budget a disposizione del regista ed in terzo luogo per l’impiego di attori non professionisti tra cui le monache stesse del monastero.
Il film racconta del viaggio intrapreso da Karma, una giovane ed irrequieta monaca buddhista, incaricata di recuperare il fondo cassa del monastero affidato dalla defunta badessa ad un personaggio misterioso di nome Tashi. Il denaro sarebbe dovuto essere impiegato per l’acquisto di candele al burro da accendere per favorire il processo di reincarnazione dell’anima della badessa.
Per la giovane Karma questo sarà un viaggio decisivo, un viaggio di formazione che la porterà fino ai bassifondi di una di quelle città di confine, dove giovani donne come lei vendono il proprio corpo in cambio della libertà dai vincoli familiari e di casta. Lì la monaca incontrerà Tashi.
Quest’incontro porterà Karma a prendere una decisione importante, a scegliere tra l’azione e la preghiera, tra ciò che le sembra giusto e ciò che le è stato incaricato.
Sherpa con questa pellicola ci conduce all’interno di un monastero femminile e sfata il mito orientalista della spiritualità e del misticismo tibetani, mostrandoci come spesso la scelta della vita monastica per una donna sia dettata dalle difficoltà familiari e dalla necessità di una fuga da una condizione di vita insostenibile.

Davide Aliberti

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