L’identità del Québec attraverso Le matou de Jean Beaudin

 

L’identità del Québec attraverso Le matou de Jean Beaudin

Locandina del film Le Matou de Jean Beaudin

Presso la sede di Palazzo S. Maria Porta Coeli la proiezione del film Le matou de Jean Beaudin a cura della professoressa Angela Buono

27 Gennaio 2011 – Nell’ultimo appuntamento con il cinema franco canadese la proiezione del film Le matou de Jean Beaudin presentato nel 1985 e tratto dal romanzo di Yves Beauchemin Le matou, pubblicato nel 1981 ottenendo un notevole successo ripetuto nuovamente dalla sua trasposizione cinematografia. L’autore del romanzo si è ispirato a Dickens proponendo una molteplicità di intrecci secondari che poi alla fine convergono in quello principale. È il 1970 il giovane e ambizioso Florant, il protagonista, vuole aprire un ristorante, ma la sua vita è sconvolta dall’incontro di Egon Ratablavasky figura fortemente negativa all’interno del romanzo che è rasa solo in parte nel film. Tutto l’elemento fantastico ruota intorno al personaggio principale e ai suoi sogni più segreti. Florant rappresenta la volontà imprenditoriale degli abitanti del Québec. L’affermazione individuale diviene più importante di quella collettiva, l’ottimismo è alla base del riscatto sociale.
Il romanzo risale agli anni Ottanta e pone una forte attenzione sull’intraprendenza economica e sulla difesa della lingua francese ma soprattutto bisogna ricordare che il 1980 è l’anno del referendum per l’indipendenza del Québec che dividendosi così dal Canada cerca di affermare la propria identità.
Nel film mancano alcuni tratti importanti che invece sono presenti nel romanzo, ad esempio il personaggio negativo Ratablavasky è presentato in modo meno misterioso, inoltre molti particolari fisici non vengono assolutamente menzionati, l’unico che mostra la negatività di Ratablavasky è costituito da un sottofondo musicale che accompagna sempre le sue apparizioni. La Binerie è il famoso ristorante che il giovane Florant, carico di valori positivi, prenderà in gestione, ma qualcosa accade cambiando tutti i piani. Il film è ricco di elementi e intrecci particolari che si protraggono fino al suo finale inaspettato; un finale che non sveleremo in questa sede in quanto il nostro intento è quello di invitare il pubblico ad appassionarsi a questa realtà così lontana ma comunque non tanto diversa dalla nostra. Ciò che risulta essere l’ obiettivo finale del regista è infatti la valorizzazione del suo luogo d’origine mostrando così il suo forte attaccamento all’identità e all’autonomia del Québec.

Maria Izzo

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