"L’Opera da Tre Soldi": un incontro al Goethe

 

"L’Opera da Tre Soldi": un incontro al Goethe

Particolare delle locandina della prima di Die Dreigroschenoper al Teatro Schiffbauerdamm di Berlino, il 31 agosto del 1928

Mackie Messer e i suoi amici delinquenti sono stati protagonisti di un incontro al Goethe Institut con Luca De Fusco, regista dell’Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht e Kurt Weill, in programma al Teatro San Carlo di Napoli dal 17 al 21 gennaio, a cui ha partecipato la germanista Elisabeth Galvan

Napoli, 19 gennaio 2012 – Ieri all’Istituto Culturale Tedesco in via Riviera di Chiaia 202 si è svolto un incontro con il regista Luca de Fusco e la germanista Elisabeth Galvan, docente di letteratura tedesca all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. In questi giorni infatti al San Carlo è in cartellone Die DreigroschenoperL’Opera da Tre Soldi, uno dei capolavori del duo Bertolt Brecht-Kurt Weill, nella messa in scena curata dal regista Luca De Fusco con Massimo Ranieri e Lina Sastri nel ruolo dei protagonisti. L’incontro organizzato dal Goethe viene a integrare la ricca agenda culturale dell’Istituto, di cui abbiamo già parlato in occasione della giornata con il poeta Jan Wagner svoltasi nell’ambito del ciclo scrittureletture Tedesche.
L’incontro è stata una preziosa occasione per conoscere meglio L’Opera da Tre Soldi grazie alla completa presentazione storico-critica fatta della professoressa Galvan – esperta di letteratura tedesca del ‘900 – con cui è iniziato l’incontro. La genesi dell’opera, la creazione delle musiche, gli attori e i problemi produttivi della prima messa in scena nel 1928, ma anche il successo travolgente, inaspettato dagli autori , sono stati al centro dell’attenzione della studiosa, che ha illustrato il suo intervento con fotografie d’epoca e con l’ascolto di brani musicali tratti dalla pièce. Brani che qualunque appassionato di musica conosce essendo stati ripresi da numerosi cantanti. Und der Haifisch, der hat Zähne… famosa è la versione della Moritat von Mackie Messer ripresa da Ella Fitzgerald con il titolo Mack the Knife.
L’opera, che voleva essere satirica nei confronti della società capitalistica della Repubblica di Weimar è stata messa in scena varie volte in Italia nel secolo scorso. Particolarmente importanti sono state le regie di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano nelle stagioni teatrali: 1955/56 e 1972/73. Con questo ingombrante e illustre predecessore si è dovuto confrontare il regista Luca De Fusco, come ha spiegato durante il suo intervento. Il Direttore del Teatro Stabile di Napoli e del Napoli Teatro Festival ha illustrato al pubblico presente alcuni retroscena della produzione dell’opera: dalla scelta di Massimo Ranieri, che ha ottenuto la parte grazie alla sua versatilità artistica – la quale si inserisce nel solco napoletano del “recitar cantando” – alla tormentata produzione dello spettacolo, la cui messa in scena ha sofferto di una serie di rinvii. Ma anche la scelta del teatro San Carlo – obbligata per il numero di attori – nonché le grandi risorse economiche richieste da ogni messa in scena della Dreigroschenoper: il regista ha ampiamente contribuito con uno sguardo da addetto ai lavori alla conoscenza dei meccanismi di produzione di un’opera di questa portata. Luca De Fusco ha inoltre parlato della propria impostazione dello spettacolo affermando di avere scelto una chiave interpretativa ben precisa, che il regista ha definito “postmoderna e televisiva”. Si è deciso di privilegiare, cioè, il gioco dialettico tra essere e apparire, che è uno dei temi dell’opera di Brecht e che viene aggiornato dando alla messa in scena, un’estetica da “musical televisivo”. A questo contribuiscono anche le scene – realizzate in collaborazione con lo scenografo Fabrizio Plessi – che, accennando di sfuggita a un’ambientazione napoletana, rappresentata dalla facciata del Real Albergo dei Poveri, mettono in scena dei detriti della società dello spettacolo.
A conclusione dell’intervento si è avuto qualche intervento del pubblico a cui il regista ha prontamente risposto.
Alla fine dell’incontro, tra l’altro, sono stati estratti a sorte fra i partecipanti due coppie di biglietti – ormai da giorni introvabili – offerti dal Goethe Institut a due fortunati vincitori.
Con questo incontro, che ha visto una numerosa partecipazione, il Goethe si è confermato come uno degli hauts lieux della cultura napoletana.

Salvatore Chiarenza

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