La nascita dell’Open Access: l’arXiv come archivio materiale
La nascita dell’Open Access: l’arXiv come archivio materiale
Il 22 ottobre 2012 si è tenuto a Palazzo Santa Maria Porta Coeli un incontro con Paola Castellucci, docente all’Università di Roma “La Sapienza”, promosso dal Centro Archivio delle Donne in collaborazione con il Dottorato in Studi Culturali e Postcoloniali del Mondo Anglofono
Paola Castellucci, docente di “Documentazione” all’Università di Roma “La Sapienza” che da anni si occupa di banche dati e, in particolare, delle loro interazioni con le discipline umanistiche, ha presentato un intervento intitolato “La ‘materialità’ degli archivi digitali: il caso di Los Alamos”.
A partire da un esempio letterario, quello relativo alla figura di David, il bambino protagonista di Call it sleep (1934) di Henry Roth, Castellucci ha condotto i presenti lungo un percorso ‘romanzato’ in cui sono state toccate diverse tematiche di grande attualità, prima fra tutte quella relativa all’Open Access, troppo spesso percepito come un qualcosa di ‘immateriale’ e proprio per questo ancora troppo poco conosciuto.
David viene innanzitutto citato come modello di curiosità nel suo interrogarsi sul mondo e su se stesso: la sequenza del libro presa in considerazione, in cui il protagonista è troppo piccolo per raggiungere il rubinetto dell’acqua, ma non per domandarsi “da dove viene l’acqua?”, diventa così l’occasione per raccontare un’altra storia, quella dell’arXiv, il primo archivio ad accesso aperto della storia, fondato nel 1991 da Paul Ginsparg, fisico teorico statunitense.
Come in un gioco di scatole cinesi la figura di Ginsparg ci riporta a Los Alamos, nel New Mexico, luogo la cui storia – spiega Castellucci – è segnata dal confluire di esperienze di vario tipo, tanto trascendentali quanto pragmatiche dell’uomo: si pensi alla contemplazione di spazi così vasti, alla pratica dei cowboys, al contatto con i nativi. È proprio in questo posto isolato, sicuro, segreto, vicino alle miniere di uranio che nel 1942 Robert Oppenheimer – direttore del Progetto Manhattan – fonda il laboratorio di fisica nucleare dove tre anni dopo verrà ideata e costruita la prima bomba atomica. Ed è in questo stesso spazio, non a caso identificato dalla professoressa come punto di commistioni e sovrapposizioni, che verrà concepita l’idea della banca dati.
Dopo gli orrori legati alla guerra e in particolare all’utilizzo della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, a partire dal 1955 la scienza vuole essere impiegata in usi pacifici: quello di cui si ha bisogno è una rinascita e così Los Alamos e il laboratorio vengono riconvertiti, anche grazie ai grandi investimenti e allo scorrere di enormi flussi di denaro.
Nasce xxx.lanl.gov (dove la sigla lanl sta per Los Alamos National Laboratory) ad opera di Ginsparg, un sito gratuito in cui è possibile condividere documenti provvisori, pre-print (per questo xxx), con tutto il mondo per uscire dall’isolamento accademico e contestualmente sfuggire agli onerosi costi della pubblicazione. L’idea, che permette la visualizzazione e la possibilità di intervenire, correggere, modificare un documento a seconda dei feedback ricevuti riguarda innanzitutto la comunità dei fisici e verosimilmente riproduce il sistema della comunità su scala globale.
A partire dal 2000 però e in particolare dopo l’11 settembre la politica statunitense subisce delle trasformazioni e di riflesso cambia anche l’assetto del laboratorio di Los Alamos: quello che va configurandosi è il ritorno alla politica nucleare e i progetti legati all’archivio, all’accesso aperto proposto da Ginsparg inteso come meccanismo antiutilitaristico, finiscono con l’essere volutamente trascurati.
Ginsparg è costretto a spostarsi e si trasferisce così alla Cornell University, dove oggi insegna Informatica, cambia nome e struttura all’archivio mantenendone chiaramente i presupposti e crea l’attuale arXiv.
Il fatto che la rete sia in qualche modo ‘smaterializzata’ ci convince quasi a considerarci dei semplici utenti e nulla più ma – conclude Castellucci – bisogna porsi il dubbio che forse non è così e che in fondo per capire le cose bisogna sempre chiedersi “da dove viene l’acqua”.
Francesca De Rosa - Direttore: Alberto Manco
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