La Storia della Medicina all'Orientale
La Storia della Medicina all'Orientale
“C’è oggi una riduzione dello spazio relazionale tra medico e paziente mentre si sa che una buona comunicazione è propedeutica alla costruzione di un patto terapeutico efficace per la buona evoluzione del processo di cura”
17 e 18 maggio 2013, Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Il 17 e 18 maggio si è svolto all'Orientale il XLIX congresso sulla Società Italiana di Storia Della Medicina organizzato da Luigia Melillo: un evento che ha raccolto medici e umanisti, ricercatori, così come infermieri e studenti, nella sede di Palazzo Du Mesnil. Come ricordato in occasione dei saluti istituzionali dal Rettore Lida Viganoni, è la seconda volta che il congresso annuale della Società si svolge all'Orientale e ciò sembra confermare la buona accoglienza avuta in passato.
L'Ateneo, infatti, anche in questa occasione ha dato dimostrazione di sapere accogliere ogni domanda culturale. Le tematiche affrontate – solo apparentemente distanti dagli interessi dell'Orientale – si sono intrecciate agli interessi della bioetica, dei diritti dei pazienti e delle problematiche etiche collegate alla sperimentazione genetica, consentendo a scienziati e medici di confrontarsi con umanisti, giuristi e pensatori di ambiti disciplinari più o meno distanti da quelli della medicina.
I numerosi relatori – per citarne solo alcuni, Giuseppe Armocida, Giuseppe Novelli, Carlo Maria Giovanardi, Antonio Esposito, Lorenzo Chieffi, Antonio Parisi, Antonio Spagnolo, Franco Mazzei – hanno dato vita ad una due giorni molto intensa, scandita da momenti di riflessione e di dibattito molto attivi: dall’analisi degli ambiti di garanzia del diritto all’autodeterminazione del paziente alle riflessioni sull’evoluzione della medicina e alla sperimentia di Leonardo. Ancora, dall’orrore del manicomio criminale della interessante relazione di Antonio Esposito alla medicina tradizionale tibetana e alla presa di coscienza olistica dell’individuo esposta da Emilio Gallotta, dall'intervento di Roberto Tempestini sui tatuaggi del XIX secolo reperiti nel Museo di Medicina legale di Firenze ai suggestivi “cadaveri viventi” adoperati per indicare soggetti ritratti nelle fotografie post mortem esposte da Marta Licata.
In sintesi, come affermato da Giuseppe Armocida, “L'Orientale si è mostrato capace di accogliere quelle testimonianze che, putroppo, così raramente escono fuori dalle aule delle Facoltà di Medicina” stimolando un forte intreccio tra saperi ed esperienze diverse, a metà strada tra scienze mediche e scienze umanistiche.
Davide Maffei - Direttore: Alberto Manco
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