La traduzione del Liber Abaci: Lavori in Corso
La traduzione del Liber Abaci: Lavori in Corso
Fibonacci approda ai seminari dell'Orientale suscitando grande curiosità intellettuale
Palazzo Santa Maria Porta Coeli, 26 gennaio - Un lavoro in corso a tutti gli effetti quello presentato dal professore Germano nell'ambito del ciclo di seminari organizzato dalla Preside della Facoltà Amneris Roselli. La traduzione dei quindici capitoli del Liber Abaci di Leonardo il Pisano, detto Fibonacci perché filius Bonacii, non è impresa facile "e ahimè - ha commentato con ironia il professor Germano - tutti quelli che si sono accinti a tale fatica o sono morti prima o - è il caso dell'americano Sigler - subito dopo aver portato a termine la loro impresa".
Una traduzione dal latino all'italiano dell'opera che ha introdotto in occidente, siamo nel XIII secolo, il sistema di numerazione indoarabico non esiste. La traduzione in inglese è, per usare un eufemismo, approssimativa. Ma questo è il meno. La verità è che fino ad ora non è mai stata effettuata una collazione sistematica di tutti i codici che ci hanno tramandato l'opera: si tratta di otto manoscritti completi, più un'altra decina che contengono solo i capitoli relativi ai problemi pratici, come quello arcinoto sulla coppia di conigli e sulla sua successione. Proprio per rimediare a tale lacuna è partito un progetto interdisciplicare che vede un gruppo di informatici e di storici della scienza interagire con il gruppo dei filologi diretto dal professor Germano. A ormai un anno e mezzo dallo start-up sono emersi molti dati interessanti: l'edizione a stampa ottocentesca curata da Baldassarre Boncompagni, e su cui si erano basati finora tutti i tentativi di traduzione, altro non era che una riproduzione fedele di un codice fiorentino del XIV secolo. Tutti gli inevitabili errori presenti in questo manoscritto erano stati riprodotti nel testo di Boncompagni e i matematici che nel corso degli anni si sono accostati al testo di Leonardo hanno tentato di giustificarli in vario modo, attribuendoli, comunque, sempre al Pisano e mai al suo copista.
Per cui se Fibonacci parlava di pensa per novem, ovvero prova del nove, e, nel testo tramandato da Boncompagni, spiegava che la pensa è detta anche portio (porzione),fior fiore di matematici e di storici della scienza si sono accaniti a dare una spiegazione di questa portio in relazione a pensa: sarebbe bastato dare un'occhiata agli altri manoscritti per rendersi conto che non di portio, ma di probatio (prova, appunto) si trattava.
Di esempi di questo genere, rintracciabili già nel prologo dell'opera, si è servito il professore Germano per illustrare quello che, partito da appena un anno e mezzo, non può essere che un lavoro in corso.
Concetta Carotenuto