La voce umana e le altre voci
La voce umana e le altre voci
Il 19 marzo, durante il seminario Musica Occidentale Orientale – promosso dall’’Università “L’Orientale” e dal Conservatorio di musica San Pietro a Majella di Napoli – si è parlato di voci umane e animali
Dopo le considerazioni d’apertura dell’organizzatore del Seminario, Giovanni La Guardia su come il ciclo stia acquistando sempre più coerenza e consistenza grazie ai vari interventi che proseguiranno fino al mese di giugno, la parola è passata ad Azzurra Mancini – musicista nella Contrabbanda di Luciano Russo e dottore di ricerca in Teoria delle Lingue e del Linguaggio – e al tema dell’incontro: la voce, il linguaggio e la musica osservati attraverso il loro veicolo comune, ovvero la sonorità.
Basandosi su un’indagine che abbraccia varie aree tra cui gli studi di linguistica, biologia, etologia e musicologia – e sulla conseguente difficoltà di natura terminologica – è stata sottolineata la funzione pragmatica della voce, non solo umana. Il punto di partenza della riflessione è stato la dimensione che è alla base di qualsiasi forma di comunicazione vocale, ovvero quella dell’ascolto, descritto come una forma di “attenzione orientata” soprattutto nel suo essere una delle prime forme di relazione con la realtà esterna e con l’altro, già in fase prenatale.
L’uomo usa la lingua, in questo caso diremmo la voce o meglio ancora, la parola, per comunicare e affermare il proprio ruolo nel mondo, così come gli animali manifestano le proprie esigenze espressive anche attraverso un’emissione vocale più o meno complessa e sofisticata, una voce che molto spesso diventa un canto.
A questo proposito, dopo un breve riferimento al fondamentale ruolo della prosodia nel linguaggio umano e nelle prime fasi di acquisizione della lingua, sono stati considerati alcuni usi particolari del segnale vocale nella comunicazione animale, usi resi possibili dall’apprendimento vocale, ovvero l’abilità di imitare le sonorità presenti nel contesto sonoro per ricreare sequenze vocali nuove e mai ascoltate prima.
Questa abilità – presente soltanto in poche specie – rappresenta infatti la base non soltanto dello sviluppo delle capacità linguistiche umane, ma anche di molte forme di canto animale relativamente complesse, come nei casi presi in esame: i duetti altamente coordinati tra coppie di uccelli canori, i cosiddetti mobbing call e, ancora, la sincronizzazione dei membri nei mixed-species feeding flocks, esempi nei quali l’imitazione delle vocalizzazioni gioca un ruolo fondamentale.
Per concludere sono state prese in considerazione le vocalizzazioni dei mammiferi marini e alcuni studi relativi al canto della Balenottera azzurra – basati su trentacinque anni di attività di ricerca e registrazioni – grazie ai quali è stato possibile censire la specie su scala mondiale. Il risultato di questo censimento è stato una vera e propria mappatura che, curiosamente, si basa su una classificazione dei diversi canti, paragonati dall’equipe di studiosi a veri e propri "dialetti" proprio perché consentono di suddividere tutti gli esemplari in nove gruppi i cui canti specifici sono distinguibili sulla base di alcune differenze tipologiche: canti solo tonali, oppure costituiti da elementi tonali e clicks tipici dell’ecolocalizzazione, oppure tonali e ritmici ma altamente complessi, per durata e organizzazione.
Sottolineando il potere semiotico della voce in quanto tale – attraverso l'ipotesi di un continuum sfumato nel quale sia possibile differenziare le manifestazioni vocali per gradi di crescente complessità – è stato possibile riflettere più a fondo sulla voce e quindi sul linguaggio umano, nel tentativo di superare una prospettiva eccessivamente binaria che ponga l'uomo e le altre specie animali ad una sorta distanza "di sicurezza" dal punto di vista delle rispettive potenzialità comunicative.
Nunziata Napolitano
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