Mahendra Pal Singh all'Orientale: il rapporto tra sistema giudiziario e politica
Mahendra Pal Singh all'Orientale: il rapporto tra sistema giudiziario e politica
Stefania Cavaliere intervistata dal Web Magazine in occasione del prossimo incontro con Mahendra Pal Singh
Professoressa Cavaliere, ci parli dell'incontro previsto martedì 7 maggio. Qual è la cornice in cui è stato promosso?
L’evento, organizzato in collaborazione con il professore Domenico Amirante della Seconda Università di Napoli, si colloca in un ciclo di conferenze sul sistema giuridico e costituzionale indiano. La prima, sul tema “Lo Stato di diritto nel modello indiano. Rule of Law and The Constitution of India” si svolge il 7 maggio 2013, alle ore 10, presso il Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet della Seconda Università di Napoli, e rappresenta un’occasione per presentare il sito www.ilesnet.org, organo di diffusione di studi e ricerche promosse da Indian LEgal Studies NETwork.
Sempre il 7 maggio, alle ore 16:30, l’incontro presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Du Mesnil dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” verte sul tema “The Indian judicial system. Problems and perspectives”.
Per concludere, venerdì 10 maggio 2013 alle ore 10 si apre la Giornata di studi “The Indian Constitution. Analysis and prospects”, presso la Luiss di Roma, in collaborazione con l’Associazione Italia-India e l’Ambasciata d’India a Roma.
Ci parli di Mahendra Pal Singh, il professore invitato per l'occasione.
Mahendra Pal Singh è costituzionalista ed esperto di diritto amministrativo comparato.
Ha insegnato alla University of Delhi dal 1970 al 2005 ed è stato visiting professor presso l’Università di Heidelberg, il Max Planck Institute for Comparative Public Law and International Law, e molte altre Università fra cui Hong Kong, Osaka, Singapore e Berlino.
È stato direttore dell’India Law Institute e prorettore della West Bengal National University of Juridical Sciences. Al momento è presidente della Delhi Judicial Academy.
Fra i temi principali delle sue ricerche sono annoverabili gli aspetti della disuguaglianza sociale nel contesto costituzionale indiano. Ha teorizzato l’importanza della giustizia compensativa per combattere gerarchie sociali inveterate nella società, come la tutela dei diritti fondamentali di minoranze e backward classes attraverso il sistema delle quote.
Tra le sue pubblicazioni troviamo Freedom of Trade and Commerce in India, Comparative Constitutional Law, Legal Dimensions of Market Economy and Human Rights and Basic Needs, Securing the Independence of the Judiciary – The Indian Experience.
Qual è il tema dell'incontro?
La conferenza verte sul sistema giudiziario indiano. Domenico Amirante, Ordinario di Diritto pubblico italiano e comparato presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, introdurrà il sistema giudiziario e la costituzione indiana.
Mahendra Pal Singh affronterà invece alcuni aspetti centrali del rapporto fra sistema giudiziario e politica, nell’indipendenza dei poteri sancita dalla costituzione. Un sistema giudiziario efficace e autonomo a ogni suo livello gerarchico è il requisito fondamentale per una società stabile e rispettosa delle leggi. L’indipendenza dei giudici, sancita dalla costituzione, deve essere garantita da un ambiente favorevole creato tanto dagli organi di Stato quanto dall’opinione pubblica.
C'è una motivazione legata a fatti di stretta attualità che l'ha spinta a organizzare l'incontro?
L’analisi del sistema giudiziario indiano è di stringente attualità, sia per l’interesse internazionale che si sta progressivamente focalizzando su questa potenza economica emergente caratterizzata da un solido sistema democratico autonomo, sia per gli eventi che negli ultimi due anni hanno riguardato le relazioni diplomatiche fra India e Italia. La vicenda dei militari italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala ha destato l’interesse generale anche per le spinose questioni di attribuzione e pertinenza giudiziaria del caso. Rappresenta non solo un episodio senza precedenti per il diritto marittimo internazionale, ma è emblematica delle complesse dinamiche che intrecciano politica e magistratura, soprattutto in vista del pericolo di una crisi politica internazionale.
L'immagine che i media stanno dando della giustizia indiana è in qualche modo distorta oppure no?
Il caso è stato variamente manipolato dalla stampa, alimentando derive nazionaliste e fondamentaliste sia in Italia che in India, dove la prova di forza dell’Italia – con il rifiuto di rimandare i due militari in aperta violazione degli accordi presi – è stata vista come una sottovalutazione dell’avversario mossa dal disprezzo per le sue istituzioni. Indicativa è la dubbia rassicurazione sulla pena di morte che il ministro degli Esteri indiano Khurshid avrebbe dato poche settimane fa al nostro governo, smentita poi in nome dell’autonomia della corte giudicante. L’episodio, innalzato a vessillo di orgoglio nazionale da quasi tutti i partiti politici, palesa ancora una volta quanto sia necessario, in una società che si professi globale, conoscere a fondo i paesi con cui ci si confronta e come la competenza accurata di tutti i sistemi giudiziari possa integrare il diritto internazionale. A tal proposito, il quotidiano indiano The Hindu e La Repubblica hanno avanzato l’interessante proposta di cogestire un blog per mettere in comunicazione l’opinione pubblica dei due paesi, nella consapevolezza che la comprensione delle ragioni dell’altro sia presupposto fondamentale per la tolleranza e la convivenza pacifica.
Dal 2010 lei è ricercatrice di Lingua e Letteratura Hindi presso l’Orientale, ateneo in cui ha studiato sotto la guida del professor Pandey. Ci parlerebbe del suo insegnamento e della collocazione dell'insegnamento di queste lingue nel nostro panorama universitario nazionale?
La hindi è lingua ufficiale dell’Unione Indiana e lingua nazionale in molti stati dell’India settentrionale. Secondo i dati del censimento 2001, è lingua madre per circa 400 milioni di persone in India, più un numero consistente di comunità della diaspora.
L’insegnamento della lingua hindi si inserisce in una lunga tradizione di studi indiani classici in Italia. A partire dagli anni Settanta con l’arrivo di eminenti studiosi dall’India, come Laxman Prasad Mishra e Manohar Shyam Pandey, si avviano studi sull’India moderna in molti centri accademici italiani. Al momento la lingua e la letteratura hindi sono insegnate a Torino, Milano, Venezia, Roma e Napoli con numeri sempre crescenti di studenti e una progressiva differenziazione delle competenze: dalla letteratura classica ai risvolti più dinamici della lingua contemporanea dei nuovi media. La moltiplicazione degli interessi in molti settori strategici – come le scienze politiche, l’economia e la giurisprudenza – denota la necessità di acquisire gli strumenti critici per conoscere un paese che ci offre molte sfide per il futuro, proponendosi sul panorama internazionale con una lunga e complessa storia culturale. Accanto al fascino per le sue millenarie tradizioni, cresce il desiderio di avvicinarsi attraverso la storia, la letteratura e i mezzi espressivi più attuali (ad esempio il cinema) a questo paese che ci insegna come il confronto sia l’unico strumento di apertura e crescita.
A cura della Redazione del Web Magazine d'Ateneo - Direttore: Alberto Manco
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