Mauro Agosto e il canto bizantino

 

Mauro Agosto e il canto bizantino

Il canto liturgico bizantino per ricostruire il sapere di una civiltà estinta da secoli

Giovedì, 14 aprile, si è tenuto il terzo appuntamento del Seminario di Musica Occidentale Orientale, organizzato dal professore Giovanni La Guardia. L’incontro è stato caratterizzato dall’intervento del maestro Mauro Agosto sulla monodia bizantina tra VIII e XII secolo.

Mauro Agosto è non solo uno dei massimi esperti italiani di canto orientale cattolico, greco - ortodosso e bizantino ma anche cantore e autore di diverse incisioni discografiche. Nella sua lezione, Agosto ha presentato una panoramica delle problematiche e delle interpretazioni dei contatti tra Occidente e Oriente nel canto piano.

Oggi per gli studiosi, soprattutto in ambito comparatistico, il canto liturgico bizantino è una fonte indispensabile per ricostruire il sapere di una civiltà estintasi da secoli, ma di cui abbiamo la possibilità di sentire l’eco grazie agli interpreti contemporanei.

Il canto piano bizantino si differenzia dalla musica occidentale perché in esso non c’è misura del tempo ma la misurazione è basata sugli accenti primari e secondari delle parole. L’accentuazione è l’unica regola da seguire; un brano lirico di un autore del ‘500 non segue gli accenti delle parole che, anzi, spesso sono violati perché c’è un tempo stabilito a guidare l’esecuzione. Il canto bizantino, invece, è privo di ogni possibilità di armonizzazione e non segue il sistema temperato, piuttosto sfrutta tutta la gamma dei quarti e dei sedicesimi di tono. Dunque non c’è un sistema tonale, ma l’unica cosa che si può fare è tenere la dominante come nota continua all’ottava minore.

In passato si è sempre pensato che la musica bizantina non avesse una propria fisionomia ma fosse un ibrido nato nei paesi orientali, tuttavia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento nasce una nuova idea secondo la quale se è esistita una musica romana, deve essere stata molto simile al canto gregoriano. Dunque lo studio della musica di Bisanzio ci avvicina ai modelli di composizione della musica romana e greca di cui ne è discendente. L’ipotesi di fondo era che la corruzione delle forme classiche fosse arrivata da oriente e in particolare dai siriaci e dai copti. Tuttavia la tradizione siriaca comprende pochissimi manoscritti e ciò dimostra che non ha influenzato il canto bizantino, anzi probabilmente ne è stata ispirata, mentre la tradizione copta non ha una trasmissione scritta (questa inizia solo a partire dagli anni ’90 del Novecento) ma solo orale.

Il maestro Agosto ha presentato una serie di brani, alcuni cantati da lui stesso, ponendo a confronto i canti liturgici bizantini e greco – ortodossi con repertori o testi occidentali corrispondenti. In alcun casi manoscritti simili suonano diversamente: ciò è dovuto al fatto che le parole greche spesso sono accentuate sull’ultima sillaba, mentre nella tradizione latina ci sono poche parole simili e dunque necessariamente qualcosa cambia. Il problema è che non ci sono scale, che potrebbero essere trasposte, ma solo modi. Il modo è definito da sequenze, da formule musicali e in ognuno di essi vi possono essere migliaia di formule.

Aniello Fioccola