Mimì De Maio: “nella musica da sempre”

 

Mimì De Maio: “nella musica da sempre”

Mimì De Maio - Fonte: WEB

Viaggi, collaborazioni, esperienze importanti e soddisfazioni significative conferiscono al venticinquenne cantautore partenopeo un posto di rilievo tra gli artisti emergenti del panorama musicale nazionale 

Mimì De Maio, come ha iniziato e con chi si è formato?

“Provengo da una famiglia di musicisti, compreso mio padre, Pino De Maio, e quindi sono immerso nella musica da sempre. Ho iniziato a studiare a sette anni e ho avuto diversi insegnanti in base al periodo e al percorso che decidevo di seguire. L’insegnante con il quale ho studiato più a lungo è Raimondo di Sandro, docente presso il Conservatorio di San Pietro a Majella. In realtà, però, oltre alla formazione classica, una certa rilevanza è da attribuire a quella che mi hanno conferito i locali, i villaggi e tutte quelle esperienze un po’ più contaminate. Passavo ad esempio dallo studio di Bach a quello di Battisti, suonando le sue canzoni con la chitarra, e poi è arrivato il canto. Ho imparato i primi pezzi, ho iniziato a sperimentare con la voce e a nove anni ho scritto la mia prima canzone, in realtà un lavoro molto embrionale, però pur sempre un inizio. Da lì sono poi arrivati i viaggi che mi hanno dato l’opportunità di conoscere numerosi generi musicali e che mi hanno ispirato per coniare nella forma canzone un genere un po’ più misto e meno ancorato all’idea di singolo stile musicale.”

Lei ha anche esperienze teatrali, ex allievo dell’Accademia “La Villanella” di Umberto Bellissimo e ha anche frequentato alcune session presso gli Actor Studios.

“Sì, per un certo periodo ho pensato addirittura di fare l’attore e ho frequentato l’Accademia di Umberto Bellissimo che poi mi sono reso conto essermi servita molto anche per il canto, sia per l’impostazione della voce che per l’interpretazione. Durante questo percorso molto interessante ho studiato il metodo Stanislavskij e poi, appassionato di cinema e di tutto quello che era il mondo hollywoodiano, a 19 anni ho deciso di partire per Los Angeles con la mia chitarra. Non portai nulla con me, nemmeno il dizionario, solo un fogliettino con l’indirizzo degli Studios, ed ebbi la fortuna di conoscere una delle custodi che mi invitò ad assistere a delle session con alcuni attori. In realtà non si trattava di lezioni vere e proprie, quanto di un club di attori professionisti che si incontravano lì e provavano, come se si trattasse di una sorta di “palestra cinematografica”, mentre la scuola vera e propria è a New York. Sul mio canale youtube è possibile reperire il video di quest’esperienza”.

Il suo primo singolo, La vita è un girotondo, è uscito nel 2004. Cosa ricorda dell’evento?

“Il primo singolo è stato frutto di un autoproduzione e ancora oggi gestisco un’etichetta indipendente. Inserì il singolo in un network di siti internet, che in parte avevo contribuito a fondare, con la condivisione di musica, foto ecc. Oggi ci sono facebook, youtube ed altri network ed è molto più semplice, ma allora fu anche una novità e una soddisfazione vedere i riscontri positivi del pezzo.”

Le sue esperienze più importanti?

“Dal punto di vista professionale posso citare l’uscita dell’album e la partecipazione alla compilation Capo Verde terra d’amoreal fianco di grandi nomi come Gianni Morandi, Ornella Vanoni, Bruno Lauzi e altri. Questo è stato un momento molto importante essendo stato qualificato tra i migliori emergenti della musica italiana. Dal punto di vista personale devo molto alla mia esperienza formativa nei villaggi, che mi ha dato l’opportunità di avere il contatto col pubblico. A volte mi capitava di suonare anche quattro volte al giorno e le esperienze nell’ambito dei live sono quelle che ti insegnano e danno di più.”

La soddisfazione più grande?

“Le soddisfazioni sono sicuramente l’aver realizzato un progetto e vedere il mio cd, Gente, luci e zuccheri filati,nei negozi di musica, leggere il mio nome insieme a quelli dei grandi della musica italiana ed avere ottenuto dei riscontri positivi nonostante le numerose porte chiuse, che in realtà non fanno altro che alimentare la tua voglia di andare avanti.”

Lei porta avanti anche progetti di carattere sociale, come il laboratorio di Nisida. Ce ne parli.

“Sì, da anni ho la fortuna di partecipare al laboratorio aperto di Nisida grazie a mio padre che da vent’anni collabora col carcere. E’ un percorso di crescita continua sia per noi che per i detenuti e attraverso gli spettacoli riesci a tirare fuori il meglio di queste persone, come quello prodotto di recente da Rai3, Marialuna, una commedia musicale realizzata da Pino De Maio. Gli interpreti erano sia i ragazzi detenuti che gli studenti di alcune scuole. Si sono così incontrate due realtà e i detenuti hanno conosciuto un’alternativa rispetto alla loro posizione, una realtà più pulita che li ha spinti a migliorarsi, crescere, mettersi alla prova e fare musica.”

Lei ha riarrangiato il successo di Jovanotti,Tutto l’amore che ho, e ha ricevuto i complimenti dallo stesso Cherubini.

“E’ stata una cosa nata dall’oggi al domani ed ha avuto dei riscontri superiori a ciò che mi aspettavo. Quando ascoltai la canzone, il testo mi piacque molto e pensai di realizzarne una versione acustica. Jovanotti mi scrisse e postò questa canzone sul suo sito ufficiale, per cui questa mia iniziativa ha avuto un grosso richiamo. Mi auguro di incontrarlo presto.”

Lei è fondatore di un’etichetta indipendente dal nome RadioGirotondo. Cosa ricerca nel talento altrui?

“La spontaneità. Un progetto spontaneo è l’unica cosa che oggi può pagare a lungo termine. Oggi la gente riesce a filtrare se un messaggio è spontaneo o costruito a tavolino e con la spontaneità è possibile scatenare un effetto a catena, avere delle richieste e degli apprezzamenti da parte di un pubblico. Se non c’è condivisione da parte delle persone, se non arrivi a loro, il progetto resta lì e non si muove. Ad esempio quando ho iniziato a produrmi molti mi hanno suggerito di trovare un genere proprio, di etichettarmi, e come risposta ho composto Samba blues che è un pezzo in cui dichiaro di voler fondere entrambe le cose. Nessuno più si etichetta oggi, ci sono molte contaminazioni e alla gente interessa un prodotto che piaccia.”

La storia della sua vita in poche parole: “Sono cantautore, produco per me e per altri, sono avvocato di spettacolo, sono pubblicista, blogger e flash mobber”.

“Ho numerossissimi hobby e se mi piace qualcosa tendo a realizzarla professionalmente. Se un argomento mi ispira decido di dedicarmici e di scriverci su. Ho anche il patentino per fare il giornalista, ma in realtà, ripeto, non si tratta di un mestiere quanto di un hobby a cui mi dedico quando ho voglia di scrivere di qualcosa. Ai Flash Mob, nati sempre per diffondere la mia musica, mi sono invece appassionato quando, dopo aver chiesto ad un piccolo distributore di diffondere il mio album nei negozi, ricevetti un rifiuto, perché c’era bisogno di molta richiesta da parte dei compratori o comunque del pubblico. Organizzai così una sorta di “mobilitazione gioco”, ossia attraverso i social network chiesi di richiedere il mio disco, in realtà non ancora uscito, e la cosa ebbe molti riscontri. Io stesso, nell’andare a richiederlo, trovai un amico nello stesso negozio e con il medesimo scopo. Attraverso questa mobilitazione e vari flash mob che organizzai anche a Piazza Del Plebiscito riuscì a far parlare dell’album. Addirittura ci ritrovammo Gabriele Paolini, famoso per le sue incursioni televisive, davanti alle telecamere e questo ci fece molto piacere. Migliaia di persone hanno partecipato a questi eventi.”

Impegni imminenti e progetti futuri?

“Quest’estate mi dedicherò ad alcuni concerti a Capri ed anche in altre località, ma non vedo l’ora di realizzare un nuovo lavoro nel mio studio e per farlo devo ricercare quel quid che me lo consenta. A dicembre raggiungerò anche il cantautore portoghese Alexandre Leão per un concerto, poiché abbiamo collaborato insieme per la realizzazione di un brano in italiano e in portoghese ed abbiamo anche già duettato a distanza grazie ad una registrazione che mi ha inviato per il Concerto per la Libia dell’Unicef. Inoltre sono ambasciatore del Premio Bruno Lauzi che si svolge ogni settembre. Infine sta per uscire un disco di cover americane riproposte in veste brasiliana, dal nome Radio Bossa, del gruppo Banda Brasileira, prodotto da me e da Carlo Gentiletti. Si tratta di una bella iniziativa che speriamo cammini molto”. 

Marialberta Lamberti

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