Ognissanti: "Io? Prossimamente una donna-peluche".

 

Ognissanti: "Io? Prossimamente una donna-peluche".

Un'opera di Ognissanti (dettaglio)

I napoletani? Sul motorino, ma già con l'aureola

Dica lei stessa chi è lei.

"Io sono Ognissanti e lavoro qui in questo palazzo a ridosso di piazzetta Nilo da più di dieci anni. Qui c'è il mio laboratorio."

Quale è stata la sua formazione come artista?

"Ho fatto studi scientifici, frequentavo fisica ma l'ho abbandonanta per dedicarmi all'arte che ritenevo la cosa che potesse essere la mia vita, quello che volevo fare, in realtà. E credo anche che nella mia arte si legga la formazione scientifica. "

Autodidatta.

"Sì, però ho avuto la fortuna di incontrare personaggi del mondo dell'arte che mi hanno in qualche modo formata, cioè inserito nell'ambiente."

Qualcuno in particolare? Qualcuno che lei considera il suo maestro?

"Forse è tanto dire maestro, però sicuramente Salvatore Vitagliano. E poi tutte le persone che ho incontrato e che mi hanno, più che aiutato, stimolato a continuare. Pasquale Cassandro, Giulia Piscitelli, Vozla, ed il rapporto con Ulderico con cui ancora condivido lo studio. Ho conosciuto tanta gente."

Com'è lavorare qui in Artestesa, com'è come ambiente, che possibilità espressive le dà?

"Lavorare in gruppo è interessante, ma questo non è un vero e proprio gruppo: sono delle individualità che si incontrano, è un'occasione per esporre, un'occasione di festa, di gioco. Non c'è un'esperienza collettiva. È un'organizzazione, o almeno io non la vivo come collettività. Ognuno fa il proprio lavoro. Siamo varie indidualità che mettono assieme il proprio lavoro, ciascuno lavorando per conto proprio. Non nasciamo tutti dalla stessa matrice: c'è una costumista, un laboratorio di ceramica, i fratelli Scuotto che sono famosissimi ed hanno una bottega su via dei Tribunali. Ognuno di noi viene da realtà differenti. Io posso dire di venire dall'underground ed ho sempre fatto performance, installazioni. Tutti noi di Artestesa in quanto a frequentazioni e retaggio siamo differenti: tante diverse realtà."

Il suo lavoro in particolare: quali sono le sue tematiche, da cosa tra l'ispirazione?

"Ovunque. Nell'aria, da quello che sento, dai sentimenti. Io penso di raccontare delle storie, sotto varie forme. Utilizzo vari materiali e tecniche, dal plotter alla pittura classica, dalla stampa digitale alla ceramica, ma quest'ultima utilizzata in maniera completamente differente dal solito. Ho sperimentato tentando di renderla leggera, visto che la ceramica ha sempre questo aspetto forte. Ho cercato un modo per renderla quasi irriconoscibile e penso di esserci riuscita. "

Completa libertà di stile al servizio della completa libertà di espressione.

"Si molte cose nascono anche dal quotidiano, cioè dalla vita, dal vissuto. Sicuramente dalla propria esperienza e da quello che senti, come sentimento che è intorno a te. "

Il sangue è presente nella sua opera.

"Sì, il sangue è presente, ma è il simbolo della vita. Anche nella Bibbia Dio dice all'uomo di non mangiare sangue, perchè contiene la vita. Più che un simbolo di dolore, è inteso come energia. Come qualcosa che ci nutre, che scorre nelle nostre vene e ci alimenta. "

Il riferimento alla dimensione religiosa si nota anche in altre sue opere.

"Sì, ma è uno spunto. Come dire... non possiamo fare a meno di riferci all'iconografia."

Si tratta di un recupero della sua infanzia? C'è stato un momento in cui lei è stata vicina alla fede?

"Diciamo che l'ho sempre presa come un gioco, ho preso la comunione a sei anni perché era veramente un divertimento. Ma non credo che nasca da quello. Trovo interessanti le vite dei santi e dei martiri, ma queste storie potrebbero suggerire delle istanze di bondage, di sadomaso. È una forma interessante: l'estremo, il rapimento, l'estasi, è tipico dell'iconografia. Per fare un esempio, trovo che l'immagine di un san Sebastiano tutto trafitto dalle frecce sia qualcosa di pulp."

Un altro elemento delle sue opere sembra essere la solitudine.

"Sì, ma fortunatamente non ho vissuto la solitudine. Forse ciò che provo è la paura della solitudine. La paura di rimanere soli è qualcosa di concreto, perchè ho sempre avuto intorno a me degli amici, dei compagni, una famiglia, delle nipoti. Però... sì, è un'ansia che è sempre lì."

Qual è il suo rapporto con Napoli?

"Il rapporto con Napoli è di amore, però io mi sento più svizzera che napoletana. O forse finlandese. Ma è una città meravigliosa, anche con quello che accade, piena di gente meravigliosa. Sicuramente in nessun'altra città avrei potuto partorire un'opera come la Sacra Famiglia sul motorino. Tutto questo nasce dalla città."

Di che si tratta?

"È un'opera che nasce da una trasposizione della fuga in Egitto. Gli originali fuggirono sull'asinello, nella mia opera sono su un motorino. Hanno le aureole ma sono una famiglia napoletana."

Quali progetti per il futuro?

"Il 5 Gennaio c'è una mostra a Casavatore in una home gallery di un mio carissimo amico, Vozla, intitolata Il prezzo del desiderio. C'è il sito, è www.mivhs.it. Sarà la mia prossima esposizione, e la mia operà sarà una donna-peluche."

Non un uomo-peluche.

"Beh... sono una donna! La donna-peluche in realtà si riferisce a me."

Michele Trocchia

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