A Pasquale Coppola. Raccolta di scritti

 

A Pasquale Coppola. Raccolta di scritti

Esce a cura di Lida Viganoni, per i tipi della Società Geografica Italiana,  un volume in due tomi in memoria del Maestro

Scomparso il 25 maggio 2008 (era nato nel 1943), Pasquale Coppola ha lasciato un segno profondo all'Orientale, e non solo, dove ha insegnato  Geografia politica ed economica: tutt'oggi se ne ricorda lo stile  caratterizzato, tra l'altro, da rara capacità di chiarezza. La Società Geografica Italiana gli dedica ora l'ottantanovesimo volume della prestigiosa collana "Memorie della Società Geografica Italiana", intitolandolo A Pasquale Coppola. Raccolta di  scritti. Il volume esce a cura di Lida Viganoni, geografa lei stessa, oggi Rettore dell'Ateneo in cui Coppola ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche di cui fu tra i fondatori.

L'opera, che consta di due tomi, sfiora le mille pagine ed è suddivisa in tre ricchissime Sessioni: «L'adesione è stata molto vasta, inattesa per le sue inconsuete proporzioni», spiega Lida Viganoni nella Presentazione. Il progetto risale al luglio del 2008: «A due mesi dalla scomparsa di Pasquale Coppola inoltravo alla comunità dei geografi una lettera in cui comunicavo la mia intenzione di dare alle stampe un volume in sua memoria», ricorda la Viganoni.

La prima Sessione, "Problemi di geografia regionale con particolare riferimento all'Italia", è introdotta da Floriana Galluccio e Luigi Stanzione. «In occasione del 50° Convegno Nazionale dell'AIIG, tenutosi a Potenza nell'ottobre del 2007», ricordano i due studiosi, «a Coppola fu affidato il compito di tenere una lezione magistrale. In questa circostanza egli scelse, ancora una volta, una riflessione sul concetto e la rilevanza della regione per la geografia politica, sottolineando, in particolare, che "uno spazio intermedio di governo può rappresentare [...] un ambito politico fondamentale per rispondere in modo efficace allo 'scontro' tra forze globali e forze locali, per trovare un equlibrio che riesca a salvare la figura stessa dello Stato"». E in effetti uno dei libri di maggior diffusione e successo di Coppola è stato proprio Geografia politica delle regioni italiane uscito nel 1997 da Einaudi, e più che mai attuale è quanto egli vi scriveva, come sempre anticipando quanto stava per accadere – o, per meglio dire, leggendo il dispiegamento e le pieghe delle cose presenti con l'acume che lo contraddistingueva: «Che rapporto sussiste tra molteplicità dei quadri ambientali, storici, economici, sociali del nostro paese e l'unità dello Stato italiano? Quali sono i livelli e i probabili perimetri delle differenziazioni? Quali i possibili piani di ricomposizione? Al bivio tra geografia politica e regionale, questo volume si propone d'individuare protagonisti, articolazioni, punti di forza, equivoci che caratterizzano l'assetto del territorio italiano».

La complessità e il rigore del profilo di Coppola si disegnano già solo dando uno sguardo all'elenco imponente delle sue pubblicazioni scientifiche; ma del tutto inatteso è il profilo che tratteggia la sua attività giornalitsica, la cui ricostruzione, non semplice, è dovuta oggi a Rosario Sommella: «Pasquale Coppola inizia la sua collaborazione con la redazione locale de "la Repubblica" nei primi anni Novanta, poco tempo dopo il lancio dell'edizione napoletana. Gli esordi sono molto intensi: dal 1991 al 1994 scrive 110 articoli». Un'attività per lui importantissima, che gli donava una soddisfazione intensa e che, naturalmente, viveva con la consapevolezza che quello giornalistico fosse un versante che «attingeva alle sue ricerche», come scrive Sommella, «ma aveva caratteristiche, tempi e presupposti diversi». E, senza badare più del necessario a chi non ha la sensibilità di comprendere cosa possa aver significato scrivere "giornalisticamente" per una personalità con la storia di Coppola, si deve dire: fortuna che così sia stato, perché chi, meglio di lui, avrebbe potuto scrivere in sede "giornalistica" e dunque anche non accademica, di fenomeni quali ad esempio la indispensabile "geografia dei consumi" che tanto contribuisce a far comprendere cosa stia accadendo, e in parte già accaduto, sotto gli occhi di ognuno mofidicandone definitivamente la vita e facendosene (a volerlo dire in maniera filosofica) "mondo"? Un mondo denso e variegato, riprendendo le parole di Fabio Amato e Sergio Ventriglia, che introducono la Seconda sessione del volume, "Dinamiche urbane d'Italia", dedicata ad altro filone degli interessi specifici di Coppola: «La trama densa e variegata degli spazi urbani del nostro Mezzogiorno è di certo quella che più gli è stata a cuore». E, più avanti, l'intreccio tra urgenza di vivere, preoccupazione etica e politica nel senso primario del termine viene così icasticamente riassunto: «l'uomo-geografo racconta il mondo, abitandolo, da più di 3500 anni, ormai».

La terza Sessione, "Temi di geografia politica ed economica", si rifà al titolo del corso che Coppola «ha tenuto alla Facoltà di Sciente Politiche dell'Orientale per circa trent'anni», come scrivono Viganoni e Sommella nella relativa Introduzione. Temi che nel corso del tempo sono andati modificandosi, e le testimonianze raccolte nel libro ne rappresentano in maniera evidente l'intreccio che li ha formati. Anche qui è segnalato lo spirito di anticipazione che animava con ogni evidenza il pensiero di Coppola: «In termini geopolitici e geostrategici, uno dei temi di grande rilievo è attualmente quello della geografia dell'energia»: ebbene, nel libro emerge con chiarezza quanto un simile àmbito fosse già presente a Coppola sin dai primi anni Sessanta.

Questo volume stupisce per la capacità di vivificare il pensiero complesso e al tempo stesso rigorosamente chiaro di Pasquale Coppola. La qualità e l'intensità degli interventi sorprende e soddisfa, quando possibile, anche il lettore non specialista, che talvolta è (in)consapevolmente distante dai temi là trattati, e la sistematicità dei quali ha richiesto evidentemente a Coppola, nel corso degli anni, di formare una vera e propria Scuola piuttosto che rinchiudersi nella torre eburnea della ricerca fine a se stessa, e mai messa realmente in condivisione con altri. Una ricchezza che fa da preziosissimo valore aggiunto al suo lascito. Non a caso i due volumi raccolgono bellissimi articoli di geografi già ben noti ma anche altrettanto entusiasmanti contributi di giovani se non giovanissimi studiosi. E altrettanto non a caso, come in un disegno concentrico che evidentemente Coppola stesso deve avere a suo tempo immaginato, i due tomi si strutturano in base a introduzioni di ciascuna delle tre Sessioni scritta ognuna a due mani dagli allievi giovani e meno giovani: si capisce dunque bene con quale spirito Lida Viganoni scriva (e possa scrivere, oggi) che i due volumi testimoniano che la squadra c'è ed è ancora al lavoro. Una testimonianza che mostra quanto, evidentemente, l'eredità lasciata da Coppola è fatta anche del materiale più prezioso che, assieme a quello scientifico, si dovrebbe saper produrre in un ambiente accademico: la qualità reale delle relazioni umane, sostenuta in misura non secondaria dalla serietà della ricerca scientifica.

Si è detto qua sopra che Coppola leggeva l'accadere delle cose, il loro farsi mondo. "Il mondo è tutto ciò che accade", diceva Wittgenstein. Ebbene, Coppola è stato uno che anziché farselo passare affianco o sopra la testa, lo vedeva e lo leggeva: leggere, e cioè (a dirla etimologicamente) raccordare tra loro gli elementi che fanno la coesione di un discorso. Per lui, geografo, il discorso era il mondo stesso.

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