Passando all'opera: Kunstkritik in Ernst Cassirer
Passando all'opera: Kunstkritik in Ernst Cassirer
Giulio Raio: "La strada verso la completa definizione di un approccio teoretico al campo delle forme è ancora tutta da percorrere."
C’è stato un evidente fermento per il seminario di due giornate sulla Kunstkritik e Cassirer organizzato dal professor Giulio Raio presso il Dipartimento di Filosofia e Politica e che rientrava anche nelle attività scientifiche del Dottorato in "Teoria delle lingue e del linguaggio" del nostro Ateneo, di cui Raio è membro.
Con questa terza edizione del ciclo seminariale dedicato a Ernst Cassirer si consolida una tradizione nata ormai da alcuni anni parallelamente alla fondazione dei Cassirer Studies (2008) ai quali, oltre allo storico componente del Dipartimento di Filosofia e Politica, collabora attivamente la dottoressa Carmen Metta, giovane docente all'Orientale di Storia della filosofia contemporanea.
Le relazioni ed il dibattito sono stati incentrati sul tema della Kunstkritik – critica dell'arte o dell'opera d'arte – su cui sono stati confrontati gli approcci di Cassirer e di altri filosofi prima e dopo di lui come Heidegger e Benjamin, diretti protagonisti degli interventi di Stephen H. Watson dell'Università Notre Dame (Indiana), di Steve G. Lofts della King’s University College (Western Ontario), e della già citata Carmen Metta. Ma durante le giornate sono stati menzionati, e in qualche modo connessi a Cassirer, tra gli altri, anche personaggi come Carnap, Weyl, Husserl, Gadamer, Leibniz, Bergson, Cohen e ancora Klee e Goethe, focalizzando in tal modo la discussione sulle forme simboliche e sulle teorie artistiche del diciannovesimo secolo.
Kunstkritik, sottolinea Raio in apertura, è essa stessa una parola simbolica, un termine chiave all'interno del dibattito sui rapporti tra filosofia e teorie estetiche – in particolare in ambito germanofono – e presenta la questione fondamentale della traducibilità del termine filosofico che viene interpretato sia come “arte della critica” sia come “critica dell'arte”. È questo il tema specifico della relazione di Fabien Capeillères della Université de Caen, che individua le differenze tra la critica come arte e la critica come scienza e che dà vita ad un vero e proprio dibattito “terminologico” sull'uso di Kritik in generale, e di Kunstkritik in particolare, nelle varie interpretazioni riscontrabili lungo l'asse filosofico che unisce Kant a Cassirer ed oltre. Dobbiamo avere ben chiara in mente, ricorda Capeillères, la sostanziale differenza tra un'interpretazione ermeneutica ed una trascendentale quando ci accostiamo ad un termine così pregnante in filosofia e così variamente declinato a seconda degli orizzonti.
Si può dire, dunque, centrato l'obiettivo principale dell'incontro, ovvero quello di aprire la strada a nuove possibili prospettive sul pensiero di Cassirer e delle forme simboliche partendo dall’inquadramento della Kunstkritik.
In chiusura dell'evento gli ospiti internazionali e gli organizzatori hanno presentato il terzo volume dei Cassirer Studies dedicato ai “fenomeni originari”, originary phenomena, che prende il via dal lavoro postumo del filosofo tedesco On basis Phenomena e tenta una poliedrica Auseinandersetzung tra le filosofie contemporanee e la filosofia delle forme simboliche. Del resto, sottolinea Raio, è cominciata solo a metà degli anni Novanta la pubblicazione dei lavori inediti di Cassirer e la strada verso la completa definizione di un approccio teoretico al campo delle forme simboliche è ancora tutta da percorrere.
Valentina Russo
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