Pat Masioni: “Il fumetto? La mia passione!”
Pat Masioni: “Il fumetto? La mia passione!”
Il noto disegnatore all'Orientale. “Il fumetto? Tutto l'universo può starci dentro”
Signor Masioni, cos’è l’associazione ACRIA e quali sono i suoi obiettivi?
“Quando abbiamo fondato l’associazione nel 1989, l’acronimo voleva dire Atelier de Création et d’Initiation à l’Art, Atelier di Creazione e Iniziazione all’Arte.”
Lei è stato membro co-fondatore dell’associazione ACRIA, Direttore artistico dei tre primi Saloni africani di BD organizzati a Kinshasa e Direttore artistico d’Afro BD: cosa hanno significato per lei questi importanti ruoli?
“È stata una grande scoperta per me, ma anche una sfida che consisteva nel mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato all’Accademia delle Belle Arti di Kinshasa. Si trattava di una missione che andava al di là del fatto di essere un semplice creatore: dovevo avviare dei progetti di creazione e canalizzarli affinché rispondessero a degli obiettivi che ci eravamo prefissati all’interno dell’associazione. Quanto ai Saloni, partendo da zero e praticamente senza alcun finanziamento, arrivare a montare e a presentare bene le esposizioni durante i festival nonché tutto ciò che contribuisce alla promozione non è roba da poco. Lo stesso vale per la rivista Afro Bd. Avevamo enormi difficoltà per scannerizzare le nostre schede o per fare la selezione dei colori: all’epoca, nel 1989, si lavorava con la fotoincisione antica, non c’era il computer, o meglio si usava poco, dove bisognava montare tutto su delle pellicole trasparenti e le stampe erano impresse. Si aggiungevano poi, al di sopra delle trame e coprendo alcune superfici, delle tempere da stampa per ottenere alla fine l’impressione delle pagine a colori.”
Qual è il filo rosso che lega RWANDA 1994, Descente en enfer a RWANDA 1994, Le camp de la vie e cosa è cambiato dal primo al secondo tomo? Quali sono le prospettive di queste pubblicazioni?
“I due tomi di Rwanda 1994 pubblicati dalle edizioni Glénat/Drugstore (Francia) sono basate su delle testimonianze raccolte tra le vittime sopravvissute al genocidio ruandese del 1994. Per delle ragioni di sceneggiatura la storia di articola intorno a una famiglia di tre bambini e Mathilde, la mamma, è l’eroina. Si vivono attraverso il percorso di Mathilde, che parte da Kigali (capitale del Ruanda) per arrivare al campo dei rifugiati di Goma (a est della Repubblica Democratica del Congo) in circa cento giorni, le atrocità commesse durante l’ultimo genocidio del XX secolo. L’obiettivo di questi libri è denunciare questo genere di violenza sistematica assolutamente incomprensibile. Come è stato possibile che tutto ciò accadesse sotto gli occhi di tutto il mondo? Bisogna che le persone sappiano affinché questo possa non ripetersi.”
Cos’è UNKNOWN SOLDIER?
“Questa serie edita da Dc Comics/ Vertigo( USA) è basata sulla guerra civile condotta da Joseph Koni in Uganda da molti anni. I bambini soldati occupano un posto preponderante in questo conflitto. Moïse è l’eroe: dopo i suoi studi in medicina condotti negli Stati Uniti decide di tornare con sua moglie e suo figlio nel suo paese d’origine, l’Uganda. Affronta dunque questa guerra e sposa la causa di questa lotta in quanto supereroe. Sono stato invitato a collaborare in questa serie disegnando gli episodi 13 e 14 sullo scenario di Joshua Dysart. Il disegnatore principale è Alberto Ponticelli.”
Quali sono le differenze tra fumetto (Bd), graphic novel e graphic journalism?
“Il fumetto propriamente detto è basato su una narrazione (testo e disegno) rigorosa incentrata sull’ellissi e su dei codici ben definiti. Nel graphic novel invece direi che il disegno è libero, naïf, quasi elastico. Questo tipo di disegno è al servizio di una scrittura romanzata che la maggior parte delle volte è abbondante. Il graphic journalism infine è un disegno di reportage giornalistico che alle volte può essere mescolato con una serie di foto. Il suo obiettivo principale è quello di informare.”
Esiste una relazione tra fumetto e ecologia?
“Sul piano narrativo sì. È possibile trattare dei temi legati all’ecologia. Sul piano della fabbricazione penso che nel processo di fabbricazione del libro editore e tipografo tengono conto dell’aspetto ecologico.”
Cosa rappresenta per lei il fumetto? Come definirebbe il suo stile?
“Per me il fumetto è un mezzo, un mezzo per raccontare delle storie. Nel 70% dei casi il mio stile è realista ma disegno anche cartoni animati e illustrazioni umoristiche.”
Da dove nasce la vocazione religiosa di alcuni dei suoi album?
“Quella non dipendeva da me malgrado io sia cristiano. Sono stato sollecitato a disegnare fumetti religiosi dalle edizioni Médiapaul-Kinshasa. Si tratta della più grande casa editrice, per non dire la sola, della Repubblica Democratica del Congo. Questa esperienza è stata fruttuosa per me perché così ho scoperto i segreti, se così si può dire, della fabbricazione di un libro. Dalla concezione all’oggetto libro passando per la stampa.”
Cosa ha rappresentato invece la creazione di album destinati a bambini?
“È sempre un momento di meraviglia quando disegno album per bambini. Si tratta di un’esperienza nostalgica perché mi metto nei panni del bambino che sono stato. Amo l’innocenza dei bambini.”
La caricatura politica sembra essere un aspetto particolarmente apprezzato dai lettori de Le GRI-GRI international: secondo lei perché?
“Sono stato una sorpresa da questo punto di vista. Come militante politico mi lascio andare a critiche per tutti coloro che ci governano nel mondo e in particolare in Africa. Arrivo ad essere incisivo con le mie caricature e riesco a soddisfare le aspettative dei lettori di Gri-Gri International e Bakchich info perché vivo in Europa e godo della libertà di espressione, cosa che non esiste in Congo e che avrebbe messo a repentaglio la mia vita.”
Cosa consiglierebbe di fare a un giovane che aspira a diventare un fumettista?
“Innanzitutto di essere appassionato di fumetti. Bisogna essere curiosi, disegnare tantissimo e approfittare, se è possibile, dei consigli di un professionista.”
Chi è il lettore ideale di fumetti?
“Oggigiorno tutti!”
Come sono cambiati secondo lei la percezione e i contenuti del fumetto negli ultimi cinquantanni?
“Il fumetto si è evoluto radicalmente ma ha la fortuna di conservare il vantaggio di essere un mezzo popolare pur essendo maturato molto.”
Le è mai capitato di leggere un fumetto in lingua straniera? Quali sono le perdite che si possono avere nella trasposizione da una lingua all’altra?
“Sì, spesso: se la traduzione è fatta da qualcuno che padroneggia entrambe le lingue non c’è alcun problema ma se non è così la cosa può avere risultati catastrofici. In genere però questo compito viene affidato a veri professionisti.”
Qual è il suo fumetto preferito?
“Io direi semplicemente: amo il fumetto perché è la mia passione.”
Quali tematiche possono essere raccontate meglio attraverso il fumetto?
“Tutto quello che concerne l’umano e ciò che lo circonda… detto in parole povere, tutto ciò che si trova nell’universo può essere raccontato in un fumetto.”
Francesca De Rosa
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