Politics, Business and Vested Interests in China: Kjeld Erik Brødsgaard all'Orientale

 

Politics, Business and Vested Interests in China: Kjeld Erik Brødsgaard all'Orientale

Kjeld Erik Brødsgaard e Paola Paderni

L'attuale situazione politico-economica in Cina: “Il cuore della bestia è rappresentato dal triangolo di fuoco tra partito, governo e interessi del mondo degli affari”

5 Aprile 2013, Palazzo del Mediterraneo – Paola Paderni, docente di Politica e istituzioni della Cina contemporanea all'Orientale e organizzatrice dell'incontro, ha dato inizio alla conferenza presentando brevemente Kjeld Erik Brødsgaard, professore di discipline politiche ed economiche della Cina e Direttore dell'Asia Research Centre della Copenhagen Business School.
Prima di andare al cuore della questione Brødsgaard ha voluto dare il benvenuto agli studenti mostrando grande disponibilità: “Sentitevi liberi di interrompermi in qualsiasi momento, per domande, commenti... Non mi dispiace essere interrotto”.
Il titolo della conferenza punta al legame tra politica ed economia in Cina ma, innanzitutto, è necessario precisare qual è la prospettiva adottata. Dato che ci sono diversi modi di guardare alla questione delle politiche in Cina, la ricerca di Brødsgaard si ispira a vari modelli: totalitarismo, clientelismo, analisi statistiche, politiche dei gruppi di interesse, politiche burocratiche e culturali, corporativismo, autoritarismo frammentato. Lo studioso ha introdotto la nozione di “integrated fragmentation” adoperata per descrivere il proprio punto di vista sulla Cina, così frammentata – a causa delle istituzioni, della burocrazia e degli attori politici, ecc. – ma al tempo stesso così integrata in un ordine politico unito. La metodologia adoperata da Brødsgaard gli ha consentito di studiare la prosopografia delle élite d'affari cinesi, nel tentativo di ricostruire un database delle vite, delle carriere e dei network relativi alle leadership delle 107 principali compagnie SOE cinesi (SOE, State-Owned Enterprises). Inoltre, lo studioso ha cercato di collocare questo approccio in un più ampio studio relativo ai gruppi di potere che si basa su materiale linguistico sia cinese sia occidentale, compresi questionari sottoposti ai maggiori leader cinesi nel settore economico.
Dopo aver mostrato ai presenti molti dei dati relativi alle imprese statali – in Cina ci sono 117 zhongyang qiye (imprese centrali) in settori strategici – Brødsgaard ha sottolineato come l'attuale tendenza non sia quella di ridimensionare queste imprese, ma di trasformarle in giganti globali. Nel 1981, in Cina, c'erano 100 dipartimenti di livello ministeriale e otto industrie metallurgiche, ministeri nell'ambito del settore energetico – elettricità, miniere, petrolio – e numerose commissioni. Per contrastare questa proliferazione di organismi, durante il periodo delle riforme furono adottate due misure: la riduzione dei ministeri e delle commissioni (da 100 a 61) e il trasferimento delle funzioni alle imprese. Tra il 1981 e il 2008 gli Organi del Governamento Centrale si trasformarono in tre compagnie: la China National Offshore Company (1982), la China Petrochemical Corporation (1983) e, per ultima, la China National Petroleum Corporation (1988), e processi simili sono andati avanti anche in altri settori.
In pratica, la riorganizzazione delle imprese durante gli anni Novanta è stata la causa della riduzione di 1/3 degli attori principali in ciascun settore: i gruppi di potere sono diventati in questo modo più potenti e autonomi, anche in termini di operazioni d'affari, traendo enormi profitti che non venivano girati allo Stato. Come sottolineato da Brødsgaard, anche se nel 2003 fu creata la SASAC (State-Owned Assets Supervision and Administration Commission of the State Council) autorizzata alla supervisione dei gruppi d'affari nel tentativo di esercitare una forma di controllo sulle imprese ma, in ogni caso, essa non era autorizzata a ricevere dividendi dalle imprese né ad indicarne i leader, scelti invece tra i livelli ministeriali e vice-ministeriali. I gruppi d'affari, a questo punto, erano diventati piccoli regni. Il controllo sul settore pubblico è stato ottenuto tramite il sistema cosiddetto Nomenklatura: una lista di incarichi che il Partito controlla attraverso l'assegnazione diretta o la raccomandazione, gestito dal Dipartimento centrale. Tale lista contiene circa 400 posizioni tra cui si trovano ministri del governo, leader provinciali, vertici delle istituzioni accademiche più prestigiose e delle 53 imprese di maggior spessore. Queste 53 compagnie, non controllate dalla SASAC ma dal Dipartimento centrale, sono le nuove imprese della Nomenklatura e si trovano tutte in settori strategici: quello delle energie, delle tecnologie, dell'ingegneria nucleare, edile e aerospaziale, dell'industria aeronautica, navale e così via. Uno dei sistemi di controllo è quello della rotazione: i quadri governativi devono cambiare ogni 10 anni al massimo e molti di essi provengono da compagnie e imprese d'affari. Non a caso, ben 52 tra capi e vice del governo hanno precedentemente lavorato nelle grandi imprese cinesi, ed è vero anche il contrario, con uomini politici che passano poi a capo di imprese economiche. Questo è il motivo per cui Brødsgaard ha adoperato il termine pantouflage, per descrivere questa mescolanza obliqua tra politica ed economia.
Inoltre, nonostante le SOE siano così potenti, se si considera in che misura fanno affidamento sulle agevolazioni statali, ci si rende conto del fatto che i loro profitti non sono affatto reali: in base a quanto rilevato dall'Unirule, lo Stato supporta le SOE con agevolazioni tributarie e bancarie, offrendo terreni e prezzi veramente bassi e assicurando lo sfruttamento gratuito di risorse nazionali quali il petrolio, il gas, il carbone e così via. La comparazione dei dati reali e di quelli nominali, in sintesi, rivela quanto quest'idea di profitto sia illusoria.
Dopo aver tracciato questo quadro generale, nell'arrivare alle conclusioni del discorso, Brødsgaard ha posto una domanda che sembra quasi scontata: perché non riformare? Perché ci sono forti interessi acquisiti. Le élite dominanti hanno accesso a lavori molto remunerativi nelle SOE, gli stessi leader hanno salari alti e posizioni molto informali nel settore burocratico, oltre a grandi possibilità di fare carriera. Come affermato da Brødsgaard, “il cuore della bestia è il triangolo di fuoco Partito-Governo-Affari”, e lo è per diverse ragioni: impedisce l'attuazione di ulteriori riforme ed è una fonte di denaro e di malaffare in cui sono coinvolti interi network familiari. In una simile situazione, inoltre, la corruzione appare proprio come una delle questioni più problematiche in virtù della sua integrazione nel sistema politico.
Nel dibattito che ha fatto seguito alla conferenza si è notata la vivace partecipazione dei giovani studenti presenti all'incontro, molti dei quali al primo anno del corso di laurea triennale. Particolare, tra le varie, la testimonianza di una studentessa cinese dell'Orientale, la quale ha ringraziato Brødsgaard per aver fornito un quadro così dettagliato della situazione nel suo paese di origine, quadro a cui la stessa difficilmente avrebbe potuto avere pieno accesso se fosse stata in Cina e non in Italia.

Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco

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