In posa per il ritratto greco e romano
In posa per il ritratto greco e romano
Una lezione di Johannes Bergemann sulle metodologie ed interpretazioni del ritratto greco e romano
24 maggio 2012 – Il professore Johannes Bergemann, della Georg-August Universität di Göttingen, in collaborazione con l'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”, ha tenuto una lezione di archeologia intitolata “Il ritratto greco e romano: metodologie ed interpretazioni della ricerca internazionale”.
Come si evince dal titolo, lo scopo della lezione è stato quello di fornire alcune chiavi di lettura del ritratto greco e romano e delle relative repliche.
Dopo un breve ringraziamento per la partecipazione di tanti studenti, il professore ha aperto la lezione introducendo il primo punto: l'utilità del ritratto ai tempi degli antichi greci: dare un valore sociale iconografico ai personaggi ritratti. L'esempio proposto è stato quello dei Kouros e Kroisos, sculture di giovani uomini, soprattutto guerrieri, che mostravano “sorrisi arcaici”. Dato che non si rappresentava una persona specifica, bensì uno schema o modello – cioè la “tipologia”, come l'ha definita il docente – seguendo precise convenzioni, per poter capire che era stato realizzato in riferimento ad una persona realmente vissuta ci si avvaleva delle iscrizioni.
Il professore ha accompagnato la propria lezione con diverse fotografie, confrontando gli originali e le repliche, al fine di fornire alcune proposte interpretative.
Molto interessante, oggetto di curiosità e domande, è stata la spiegazione della metodologia utilizzata per risalire all'originale, partendo da una o più riproduzioni, in sintesi, condurre un'analisi filologica sulle sculture; e, anche da questo punto di vista, sono le iscrizioni a rappresentare una delle maggiori fonti di informazione. Questo è stato il lavoro svolto per riconoscere, ad esempio, il volto di Pindaro, poeta greco del V secolo a.C. Inoltre, gli elementi fisici offrivano un contribuito molto relativo per la riconoscibilità della persona raffigurata in quanto caratterizzavano la maggior parte delle persone ritratte in quell'epoca: capelli lunghi fino a metà fronte e barba folta raccolta in un nodo all'estremità del mento. Per questo, Bergemann definisce quello di Pindaro, un ritratto tipologico e non individuale.
Non individuali sono anche i ritratti dei centauri, spiega il professore, quelle figure mitologiche mai esistite ma personificate in un uomo dal corpo di cavallo, in base ad una visione collettiva realistica.
Dopo la metà del V secolo a.C., inoltre, è emerso un nuovo elemento distintivo: l'elmo corinzio tipico della figura dello stratega, grazie al quale si è potuto riconoscere, ad esempio, il ritratto di Pericle. Un ulteriore elemento capace di fornire informazioni sul personaggio raffigurato e sul suo ruolo nella società, inoltre, è la presenza di rughe tra le sopracciglia e la fronte – segno di uno sforzo mentale non indifferente – elemento a cui si faceva ricorso quando si doveva rappresentare il filosofo.
Il professore ha proseguito la propria lezione soffermandosi anche sui ritratti romani che, sulla scia di quelli greci, sono stati oggetto di approfonditi studi. Anche in questo caso, è stato possibile riconoscere diverse tipologie caratterizzanti. Grazie a numerose fotografie, inoltre, il professore ha mostrato la meticolosità degli scultori romani nel riprodurre i tratti fisiognomici.
Sottolineando l'importanza dei luoghi per i quali queste sculture venivano create, in modo particolare teatri e piazze, il docente ha concluso la propria lezione ritornando al primo punto affrontato, ovvero al ruolo di questa forma d'arte come forma di riconoscimento sociale nella comunità.
Nicolina della Monica
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