Presentato a “L’Orientale” il Sistema Abreu e il progetto Ikmé
Presentato a “L’Orientale” il Sistema Abreu e il progetto Ikmé
È iniziato il Seminario Musica Occidentale Orientale con una riflessione sulla didattica della musica
È iniziato giovedì 28 ottobre il Seminario Musica Occidentale Orientale, organizzato dal professore Giovanni La Guardia, che quest’anno è forte della convenzione che il nostro Ateneo ha firmato con il Conservatorio di Napoli San Pietro a Maiella.
Nel primo incontro si è aperto uno spazio per un ragionamento su quella parte dell’esperienza musicale affidata al momento della didattica e dell’apprendistato, dando voce a due importanti progetti.
Il primo è il Sistema Abreu che nasce in Venezuela nel 1975 con l’intento di riscattare socialmente i bambini costretti alla povertà. Margot Hernandez, in Italia per presentare il progetto, ne ha illustrato le linee di massima: i bambini vengono tolti dalle strade, viene dato loro un alloggio e gli si insegna, (attraverso il gioco) l’espressione corporea e un primo strumento; a 5 anni cambiano strumento, scegliendone uno più difficile e a 7 possono ancora cambiarlo. In questo modo si sono formate circa 400 orchestre che hanno l’obiettivo non solo di fare musica ma di creare una comunità, di fare musica come collettività. Durante l’incontro è stato presentato il documentario Tocar y Luchar, Suonare e Lottare, realizzato da Alberto Arvelo, giovane regista venuto fuori dal Sistema Abreu. Nel documentario si spiega il lavoro svolto negli ultimi trenta anni e si ascolta l’Orchestra Simon Bolivar costituita dai migliori elementi e il cui giovane direttore Gustavo Dudamel (egli stesso uno dei ragazzini presi dalla strada) è considerato “il più interessante nuovo direttore del pianeta”. Simon Rattle, direttore della Berliner Philarmoniker, all’inizio del documentario dice: “Se qualcuno mi chiedesse dove in questo momento sta succedendo qualcosa di veramente importante per il futuro della musica classica, io risponderei subito in Venezuela”.
Questa metodologia è arrivata in 25 paesi del mondo, ma non ancora in Italia. Per capire la distanza che ci separa, in questo ambito, da un paese come il Venezuela, basta tenere conto che il 40% dei fondi del loro Ministero della Cultura è devoluto al Sistema Abreu.
Successivamente c’è stata la presentazione del progetto Ikmé a cura dell’Ensemble Dissonanzen, formatosi nel 1993 a Napoli con l’intento di promuovere l’ascolto di musica contemporanea nella nostra città. La scrittrice napoletana Antonella Cilento ha lavorato a un libretto in versi liberi destinato a essere rappresentato con la regia di Alessandra Petitti, la quale ha mostrato alcune immagini della scenografia realizzata con la collaborazione degli allievi dell’Accademia delle Belle arti di Napoli e ha fatto ascoltare, in anteprima, vari passaggi musicali scritti dagli allievi del Conservatorio di Napoli. Da questa sinergia di forze è venuta fuori la storia di Ikmé, una bambina muta che grazie alla musica ritrova la parola.
Aniello Fioccola