Seminario di studio sulla Libia: la questione dal punto di vista di esperti e studenti.
Seminario di studio sulla Libia: la questione dal punto di vista di esperti e studenti.
Alessandro Triulzi:“La mobilità è un diritto dei popoli e in quanto tale va rispettato”
Le cause e le prospettive della crisi libica, il rapporto storico con l’Italia e l’impasse della politica estera italiana: ecco le tematiche affrontate dal seminario di studi sulla Libia tenutosi lo scorso 23 marzo. “Noto con piacere un afflusso superiore a quello immaginato. Ciò significa che la questione Libia è sentita fortemente da tutti.” – ha affermato il Preside della Facoltà di Scienze Politiche Giorgio Amitrano nel presentare l’evento. Grande affluenza di studenti, molti dei quali hanno assistito in piedi alla conferenza, prima di prenderne parte attraverso un dibattito libero che ha occupato la parte finale dell’incontro. Dopo la presentazione del professore Amitrano, la parola è passata ad Arturo Varvelli, ricercatore presso l‘Ispi (Istituto Studi Politici) di Milano. Egli ha analizzato le cause principali della crisi: in primo luogo la trasformazione economica del Paese tentata da Gheddafi, che ha provocato una destabilizzazione e un’alta disoccupazione; poi la rivalità tra la Tripolitania e la Cirenaica, che non garantisce un’identità nazionale e lascia ai clan libici un forte potere politico-sociale. Poi il dottor Varvelli si è pronunciato sugli ultimi sviluppi della vicenda: “In questo momento mi preoccupa molto la disomogeneità dell’intervento occidentale, che mi auguro non sia molto lungo”.
Il professore Alessandro Triulzi (L’Orientale) ha messo in risalto la centralità geografica della Libia, dove inevitabilmente passa il novanta per cento dei migranti del corno d’Africa. Questi, che costituiscono un terzo dell’intera popolazione libica, sono sottoposti a uno sfruttamento assurdo, maltrattati e venduti come schiavi. Triulzi ha utilizzato l’espressione vento di libertà per difendere l’accoglienza in Italia dei tanti immigrati africani: “La mobilità è un diritto dei popoli e in quanto tale va rispettato. Se l’Italia respinse nel 2009 molti immigrati, adesso non può farlo. Inoltre è inaccettabile l’atteggiamento della Francia che si rifiuta di accogliere i tunisini”.
Altro intervento è stato quello della professoressa Silvana Palma (L’Orientale), che ha ripercorso le tappe principali del rapporto tra l’Italia e la Libia. L’occupazione giolittiana del 1911, la prosecuzione di Mussolini e la rivalsa libica attraverso l’espulsione e la confisca dei beni degli italiani, poi l’istituzione del “giorno della vendetta”. Solo nel 1998-99 lo Stato italiano si scusò per le ingiustizie fatte al popolo libico (centomila morti, tredici campi concentramento) con la nascita del Comitato Congiunto italo-libico. Tuttavia la professoressa Palma ha concluso il suo intervento con una citazione di Paolo Mieli dal significato polemico: mai colonizzazione fu più sfortunata di quella italiana.
Infine la professoressa Maria Cristina Ercolessi (L’Orientale) ha affrontato il tema della politica estera italiana, che in questo momento sarebbe dovuta essere più attiva. Se è innegabile il suo ruolo di “partnership privilegiata”, l’Italia avrebbe potuto difendere la cooperazione economica tra Libia e Occidente, cercando di integrare lo “Stato canaglia” di Gheddafi (accezione data dopo l’ammissione di colpe sulla tragedia di Lockerbie): “La strategia politica è poco chiara, e mi chiedo preoccupata cosa accadrà se fallisce il tentativo di fermare il dittatore”, ha concluso Ercolessi.
L’ultima parte della conferenza ha lasciato la parola ai presenti, coinvolti dalla questione Libia e desiderosi di esprimere la loro opinione. Grazie alla testimonianza diretta di un giovane studente, è emerso il problema di Lampedusa e della difficoltà ad accogliere immigrati sull’isola. Sono state poste anche delle domande ai tre professori ed esperti della Libia, prima che Amitrano dichiarasse concluso l'incontro. Dopo tre ore di conversazione e tanti argomenti affrontati, l’applauso di tutti ha sottolineato la piena riuscita del seminario, e da alcuni studenti è stato lanciato l’invito a organizzare altri eventi che prendano questo a modello.
Giovanni Pulente