Social Changes among Uyghurs in Contemporary China
Social Changes among Uyghurs in Contemporary China
Una lezione del professore Abduresit Jelil Qarluk sui cambiamenti sociali tra gli Uyghurus nella Cina contemporanea
07 novembre 2012 – La lezione tenuta oggi dal professore Abduresit Jelil Qarluk presso la Biblioteca del Mondo Classico di Palazzo Corigliano fa parte di un ciclo di conferenze del Dottorato di Ricerca Asia Orientale e Meridionale coordinato dalla professoressa Giacomella Orofino del Centro di Studi sul Buddhismo dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”.
L’incontro si è aperto con i saluti della professoressa Orofino. Il professore Abduresit Jelil Qarluk – docente di Sociologia presso la Minzu University of China, alla sua prima visita in Italia – ha dato inizio al proprio intervento con una breve sintesi dei cambiamenti economico-sociali avvenuti in Cina a partire dalla fine degli anni Settanta, quando il Governo cinese, guidato da Deng Xiaoping, introdusse un programma di sviluppo economico, il cosiddetto socialismo di mercato, che avvicinò gradualmente l’economia cinese al modello capitalistico, rendendola la seconda maggiore economia al mondo per PIL (Prodotto Interno Lordo) dopo gli Stati Uniti d’America. Con la crisi economica mondiale del 2008 anche l’economia cinese, legata alle esportazioni verso Europa e Stati Uniti, ha sofferto molto, soprattutto nell’area Ovest della Cina. Nel gennaio del 2008 il Governo cinese ha implementato le leggi sul mercato del lavoro e ha elabaorato un progetto di sviluppo per l’area ovest, dove si trova la regione dello Xinjiang, abitata in gran parte dalla popolazione dei Uyghurus. Gli Uyghurus sono nativi della regione autonoma Uyghuru dello Xinjiang, di etnia turca e religione musulmana si dedicano principalmente all’agricoltura. Il programma del governo, del 2008, ha forzatamente spostato la popolazione Uyghurus nelle zone interne della Cina e lungo le coste, per lavorare nelle fabbriche; al tempo stesso la maggioranza Han è stata incoraggiata ad occupare la regione dello Xinjiang diventandone oggi la principale componente. Nel 2011 più di venti milioni di contadini sono stati trasferiti nelle città e la maggior parte di questi lavoratori è costituita da donne. I contadini Uyghurus vengono costretti ad abbandonare i loro villaggi, hanno difficoltà ad adattarsi al diverso stile di vita della città e, quando provano a ribellarsi o fuggire dalle fabbriche, vengono soggetti a ritorsioni. Gran parte dei lavoratori hanno età compresa tra i 16 e i 20 anni, vengono sottoposti a condizioni di lavoro estreme, a cui è difficile opporre resistenza, sia perché non c'è conoscenza delle condizioni d’impiego sia perché non viene concesso loro di firmare i contratti, ma soprattutto perché questi lavoratori non capiscono la lingua. La difficoltà più grande consiste, infatti, nella differenza linguistica: la maggior parte di loro non parla il cinese ufficiale. Il professore ha evidenziato i cambiamenti culturali che si verificano tra questi lavoratori. La società Uyghurus è basata su tradizioni completamente diverse dal moderno stile di vita cinese. I cambiamenti spaziano dai rapporti interpersonali, all’abbigliamento, al taglio dei capelli. La “modernizzazione” viene incoraggiata dai datori di lavoro e dal Governo poiché fa parte di una strategia di lungo periodo mirante alla stabilità che si traduce nella volontà di eliminare le diversità, vista come un pericolo. Gli Uyghurus non accettano volentieri il trasferimento forzato, soprattutto delle donne, che viene visto come offensivo. Queste, facilmente attratte dalle mode e dall’emancipazione delle altre donne cinesi, cambiano il modo di vestire, di interagire con i coetanei, rifiutano l’idea del matrimonio precoce, tradizionale tra gli Uyghurus. Lo stesso discorso vale per gli uomini. I giovani, allontanati dalla proprie tradizioni, hanno difficoltà a reinserirsi nelle comunità quando fanno ritorno alle proprie case e spesso rifiutano di reintegrarsi preferendo tornare nelle fabbriche. I contrasti con le famiglie e con la società di origine generano quindi rotture che rappresentano un guadagno per il Governo cinese che si ritrova così ad avere lavoratori volontari che si adeguano completamente alle politiche adottate. Queste puntano soprattutto alle donne e i datori di lavoro sostengono di preferire le lavoratrici perché più facili da gestire; in realtà le donne, nelle società Uyghurus, rivestono un ruolo molto importante nella continuazione delle tradizioni, quindi riuscire a coinvolgerle in un moderno stile di vita permette più facilmente l’eliminazione delle differenze culturali. A seguito delle proteste sorte dopo la rivolta degli Uyghurus scoppiata nel 2009 come conseguenza della censura da parte del Governo cinese rispetto all’uccisione di lavoratori Uyghurus, vi è stato un cambio in queste politiche di trasferimento del lavoro: il Governo, non ricorre più solo al trasferimento forzato, ma punta al convincimento dei lavoratori tramite video accuratamente scelti che mostrano scene di divertimento e allegria all’interno delle fabbriche. La ricerca del professore è stata svolta tramite dei questionari presentati a lavoratori e datori di lavoro delle fabbriche, che miravano a determinare il genere, l’età e le opinioni di questi; i questionari hanno evidenziato che la maggioranza sono donne, di età compresa tra i 16 e i 18 anni; vi erano poi numerose interviste. Il professore ha concluso il proprio intervento riassumendo i risultati del suo lavoro e rispondendo alle domande dei professori e degli studenti presenti entusiasti della lezione.
Antonella Biancaniello, Luisa Mucci - Direttore: Alberto Manco
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