Soltanto il mare: l'altra Lampedusa
Soltanto il mare: l'altra Lampedusa
Alessandro Triulzi e Marco Guadagnino presentano un docu-film che propone uno sguardo diverso sulla vicenda dei migranti.
Lo scorso 13 aprile il cinema Astra ha registrato il tutto esaurito in occasione della proiezione del film intitolato Soltanto il mare, girato da Dagmawi Yimer, migrante di origine etiope sbarcato nell’isola di Lampedusa nel 2006, con la collaborazione di Giulio Cederna e Fabrizio Barraco . La pellicola è stata prodotta dal professor Alessandro Triulzi, docente di Storia e istituzioni dell'Africa presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e da Marco Guagagnino. Nicola Alesini ha invece curato le musiche e la colonna sonora del film.
Subito emozionato per la grande partecipazione di pubblico e per la sensibilità dimostrata al tema dell’immigrazione, Triulzi ha brevemente introdotto il film: “Il produttore è colui che crede in un’idea, in un progetto e lo porta avanti. Vedere la vostra partecipazione è una gran bella cosa. Questo film è stato girato nel 2009 quando il governo italiano aveva iniziato a respingere gli sbarchi dei cosiddetti clandestini secondo gli accordi stipulati con Gheddafi. Spero - conclude Triulzi - che i contenuti di questa pellicola vi comunichino il messaggio che intendiamo trasmettervi”.
Intenso l’intervento live di Alesini che con la sua intensa e travolgente musica ha subito creato un’atmosfera assolutamente particolare: un sound sofferto, a tratti drammatico ma anche sognante ed avvolgente tipicamente mediterraneo.
Questa la cornice per l’inedito ritratto di un’isola che, pur trovandosi costantemente al centro dell’interesse mediatico, ha ancora tanto da dire a chi ne ignora il forte senso di ospitalità e di multietnicità che la contraddistinguono.
Dadmawi Yimer era partito con l’idea di fare un film sulla sua storia ed è finito col raccontare l’anima di Lampedusa. Un paradiso turistico dal mare cristallino per i turisti, un mondo complesso e unico per chi ci vive. Il mare qui è tutto, proprio la sua legge ha insegnato ai lampedusani che esso non ha paese ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare.
“Questo docu-film, ricco di mini interviste e testimonianze dirette intende trasmettere un messaggio ben preciso”, dice Dagmawi, sottolineando che a Lampedusa c’è un’altra Italia che crede nell’ospitalità, nell’accoglienza, che ricorda i cento anni di migrazione italiana all’estero e, aggiunge, “il fatto che voi stasera siate qui dimostra che questi valori esistono ancora”.
Numerosi gli interventi nella discussione che ha seguito la proiezione del film. Storie di immigranti, di migranti e di figli di immigrati, vicende simili che si intrecciano nella rabbia di chi si vede ignorato, di chi vede negarsi i propri diritti, di chi non ha una casa, di chi invece lotta e sogna ancora che si possa vivere in un mondo migliore.
“La società civile ha il potere di cambiare le cose”, conclude Triulzi, auspicando che torni a fare capolino in ciascuno la capacità di “essere umani”, afferma letteralmente. A tale proposito, l’Archivio delle memorie migranti diretto proprio da Triulzi si pone, già da 5 anni, l’obiettivo di testimoniare vicende simili a quella documentata nel film: non solo sofferenza ma anche ricchezza, creatività, mobilità transnazionale “per lasciare una traccia tangibile dell’Italia di oggi, per non dimenticare”.
Raffaella Sbrescia