Stefano Jurgens: “La gavetta? Sempre fondamentale per la crescita professionale”

 

Stefano Jurgens: “La gavetta? Sempre fondamentale per la crescita professionale”

Stefano Jurgens

L’intervista al noto autore televisivo, scrittore e fondatore della Piccola Accademia della Comunicazione e dello Spettacolo, si traduce in una panoramica sulle esperienze più significative della vita di un uomo di spettacolo
 

Lei è figlio del famoso autore radiofonico Maurizio Jurgens. Tuttavia, essere figlio d’arte non implica il seguire necessariamente le orme di uno o di entrambi i genitori, ma, indipendentemente da questo, deve esserci qualcosa che scatta. Cosa è scattato in lei? Come ha iniziato?

“Sì, mio padre Maurizio era un importante autore radiofonico e televisivo, ma è venuto meno a cinquantadue anni, quando io ne avevo ventidue, per cui non ha avuto il tempo di inserirmi nel suo mondo. In realtà non so nemmeno se avrebbe voluto che io facessi questo lavoro. Io ho un diploma come Direttore della Fotografia e quindi ho iniziato a lavorare nell’ambito del cinema, poi il maestro Bruno Zambrini, autore di molte delle canzoni di Gianni Morandi, Mina, Domenico Modugno, ma anche di Patty Pravo con La Bambola, mi chiese di fare una cosa che a me inizialmente sembrò strana e insolita. Trovandosi senza paroliere, all’epoca Franco Migliacci, e vedendomi suonare sempre la chitarra col mio gruppo, mi chiese di scrivere il testo di una canzone che voleva proporre. Fu molto faticoso in realtà, perché non l’avevo mai fatto e non avevo mai nemmeno frequentato una scuola per parolieri, quindi non sapevo da dove partire. Ogni volta che gli portavo un testo me lo strappava e mi diceva che non era adatto, finché un giorno non arrivai con un pezzettino di quella che sarebbe diventata Sei forte papà e al maestro piacque tantissimo. Finì di scriverla e la proponemmo a Gianni Morandi. Gianni era molto scettico sulla riuscita del pezzo, perché non era un brano d’amore e pensava potesse non arrivare. In realtà si sbagliava e trovandosi in un momento di calo della popolarità fu anche in un certo qual senso costretto ad accettarlo. Un avvenimento che infatti ricordo con simpatia è che lui, mentre incidevamo, scrisse sul foglio del testo: «se questa canzone vende un milione di copie offro una cena a tutti». Dopo qualche giorno partì per il Giappone per tutt’altro e invece nel giro di una settimana il pezzo arrivò primo in classifica e vi rimase per più di due mesi, vendendo solo in Italia otto milioni di dischi. Alla fine la cena ci fu e si svolse in un ristorante molto famoso in Via Veneto. Vidi un Morandi palesemente commosso, quasi piangente, e scherzosamente dico che non ho mai capito se fosse per il primo posto nella Hit Parade o per la cena. Da qui mi chiamarono in televisione, perché il grande Corrano Mantoni cercava un giovane autore per l’allora nuova Domenica In, oltre chiaramente alla sua rosa di autori importanti, e da lì nacque questo sodalizio durato vent’anni.”

Ci parli del suo rapporto con Corrado Mantoni. C’è un aneddoto che può raccontarci?

“Corrado era, e per me ancora è, una persona genuina, umile e trasparente. Così come lo si vedeva in televisione era nella vita, un uomo generoso che a volte si vergognava anche se veniva riconosciuto per strada, sebbene fosse obiettivamente impossibile non riconoscerlo. Era il classico romano genuino, spontaneo, e insieme abbiamo fatto di tutto, da Il Pranzo è Servito a La Corrida. Quando si parla di lui mi viene in mente un episodio molto carino: Corrado si divertiva a fare dei giochetti, degli scherzi, e tra questi c’era un numero che faceva spesso e volentieri. Sosteneva infatti che lanciando una noce contro un vetro, con tutta la forza, sarebbe stata la noce a spaccarsi ed era solito fare questo gioco in svariate circostanze. Una sera fummo invitati a cena da un’attrice, che aveva partecipato anche a Domenica In, in un grande attico ai Parioli e Corrado fece questo numero senza dire niente a nessuno. Ad andare in frantumi fu il vetro. Lui, molto imbarazzato, non sapeva che dire, gli si leggeva la mortificazione in faccia, e con un filo di voce esclamò: «Giuro che di solito non succede!». Ricordo che la cena proseguì tra stupore e serietà, la stessa con la quale andammo via in silenzio.”

Lei è stato autore di numerosi programmi televisivi come Domenica In, Il Pranzo è Servito, La Corrida, Tira & Molla, Ciao Darwin, Chi ha Incastrato Peter Pan, L'Eredità e Buona Domenica. C’è tuttavia un’esperienza lavorativa che le ha dato una soddisfazione maggiore rispetto alle altre?

“Sì e rispondo facendo anche una premessa. Prima le cose erano un po’ diverse: avevamo diversi format nostri, prodotti e creati in Italia, come lo stesso Il Pranzo è Servito, e non c’erano ancora tutti questi programmi provenienti dall’estero. A questo proposito, mi è rimasto nel cuore Tira & Molla perché arrivò dopo un periodo di crisi molto dura e lunga e diede a Paolo Bonolis, proveniente da una precedente esperienza alla Rai, la possibilità di fare un ulteriore sfoggio della sua bravura e delle sue capacità, riuscendo addirittura ad esplicitarle in maniera ancora più evidente. Ci divertimmo a costruire dal nulla questa trasmissione bizzarra in cui Paolo tirò fuori tutta la sua simpatia e comicità, dal coinvolgimento del pubblico alle domande sciocche passando per le prese in giro. Mi chiese inoltre di fare il giudice, pur essendo io una persona molto timida. Funzionò alla grande. Ovviamente voglio bene a tutti i programmi che ho fatto, ma questo è quello che maggiormente mi è rimasto nel cuore.”

C’è un collega o una collega che stima particolarmente?

“Non saprei rispondere perché è da un po’ che sono fuori dalla tv e, sinceramente, non mi sembra che attualmente questa si basi su quella creatività e originalità che hanno reso bella la televisione italiana di una volta, ma, come ho già detto, ci sono molti format stranieri. Dunque, gli autori attuali lavorano maggiormente come adattatori di programmi e si crea molto poco. Io stimavo veramente quelli di una volta, con i quali ho avuto anche la fortuna di lavorare come Amendola, Corbucci, Paolini, Silvestri, Castellano, Pipolo e altri.”

In parte ha quindi già risposto a questa domanda, ma in generale cosa pensa della televisione attuale e dei nuovi talenti o di quelli che vengono ritenuti tali?

“Per quanto riguarda la televisione attuale sono sicuro che le due televisioni generaliste, Rai e Mediaset, stiano implodendo su se stesse. Questo perché c’è stato un cambio generazionale e ai giovani non interessa più guardare una televisione dove ci sono un misto di tutto e una così palese dispersività. Oggi i ragazzi preferiscono le tv tematiche e satellitari e proprio su questo sto lavorando con una certa convinzione. Ne sono molto contento. Per quanto concerne i talenti, invece, non ci sono più i grandi talenti di una volta, perché mancano la gavetta, lo studio, la formazione professionale e oggi la televisione è considerata un punto di partenza e non più un punto di arrivo.”

Lei è autore di due libri, uno uscito nel Gennaio 2009 che si chiama Nel Cognome del Padre e uno recentissimo, uscito in questi giorni, dal titolo Un Angelo in T-Shirt. Ce ne parli.

“Sì. Io ero molto legato a mio padre, lo adoravo, e mi sono servito della penna per raccontare tutti i sentimenti che non ero riuscito ad esternare o che mi vergognavo di palesargli. Questo in particolare in Nel Cognome del Padre, dove ho raccontato anche le mie esperienze, di molti personaggi del mondo dello spettacolo come Corrado, Celentano, Morandi, Pupo, Scotti, eccetera; e poi ho dato testimonianza di un incontro molto intimo con il Signore e con la spiritualità, risalente a diciassette anni fa. Dopo tutti questi anni ho sentito il bisogno di lanciare questo messaggio positivo, di raccontare come il Signore agisce nella mia vita, anche con episodi semplici, buffi, quotidiani e con la consapevolezza che ogni anno che trascorre rappresenta una sorta di piccolo film. Un Angelo in T-Shirt è una specie di seguito, con altre storie, altri avvenimenti e mi auguro che vada bene come il primo.”

Fondatore della Piccola Accademia della Comunicazione e dello Spettacolo (P.A.C.S.). Perché l’ha fondata? Quali sono gli obiettivi di questa scuola?

“Questa accademia è nata sette anni fa dall’esigenza di fare qualcosa di nuovo e di mettere in pratica l’esperienza che avevo nel mio settore. Incontravo spesso ragazzi, signore, signori e genitori che mi riempivano le tasche di demo, foto, mi chiedevano ad esempio come si creava un programma, come funzionava il lavoro d’autore, cosa ci fosse dietro alla realizzazione di un film, come si scriveva una canzone e via discorrendo e allora, ricollegandomi al discorso di prima sulla gavetta, decisi di fondare quest’accademia per dare ai giovani che volessero intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo la possibilità di studiare, acquisire una formazione e quindi anche una consapevolezza, dare loro alcune basi fondamentali per quelli che sono alcuni mestieri della tv, in modo che non le si avvicinassero in maniera assolutamente sprovveduta. Il mio intento è quello di tirare fuori più talenti possibile e non è affatto facile. In questi anni siamo riusciti a collocare alcune persone che sono riuscite a realizzare questo loro sogno, ma è chiaro che senza l’impegno, senza fondamenta, si va avanti relativamente. Per una volta può capitare che per raccomandazione o per fortuna si entri a far parte del mondo televisivo, ma quando non sai fare niente così come  sei entrato con la stessa facilità ne esci.”

Sogni o obiettivi futuri?

“Io non parlo tanto di sogni quanto di tappe. Non escludendo futuri programmi televisivi, mi sono un po’ estraniato dalla televisione generale per dedicarmi ad altro, come i libri che ho scritto o la Web tv che spero continui a darmi tante soddisfazioni. La mia Tv si chiama Gioia tv e parla anche di spiritualità, in una maniera molto divertente direi, e vanta circa trentamila contatti in tutto il mondo. Desidero dunque dedicarmi principalmente ai nuovi media come il Web che è anche più seguito dai giovani. Bisogna stare al passo con le loro esigenze e guardare avanti, al nuovo. Questi sono i miei prossimi obiettivi, poi si vedrà.”

Marialberta Lamberti

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