Terremoto in Giappone. Le testimonianze di colleghi e laureati dell'Orientale
Terremoto in Giappone. Le testimonianze di colleghi e laureati dell'Orientale
Preoccupazione in Ateneo anche per la comunità di studenti e colleghi dell'Orientale, numerosi in Giappone. Il Rettore Viganoni: “L'Ateneo è a disposizione di studenti e colleghi in Giappone”. Silvana De Maio al Web Magazine: “Contattati quasi tutti gli studenti”.
12 marzo 2011 - Terremoto in Giappone, il giorno dopo. Il Rettore Lida Viganoni si fa testimone della motivata e consapevole preoccupazione della comunità dell'Orientale: “Siamo colpiti da questa tragedia che ha sconvolto il Giappone, uno Stato con il quale abbiamo da sempre un legame profondo e relazioni culturali molto forti”. Relazioni e legami che – ricorda il Rettore – consentono anche ai nostri studenti di svolgere lunghi periodi di studio in quella terra e che permettono a nostri laureati di inserirsi nel mondo del lavoro. “Ma ora siamo preoccupati, anche per i nostri studenti”.
Proprio a questo proposito l'Ateneo ha attivato sin da subito i propri contatti con i ragazzi attualmente in Giappone. Giorgio Amitrano, Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Orientale, ha riferito che al momento la gran parte ha risposto, ma non tutti. Silvana De Maio, che all'Orientale insegna Lingua e cultura del Giappone, ha dichiarato a sua volta al Web Magazine di aver stabilito contatti con quasi tutti gli studenti attualmente in Giappone con le borse di studio istituite dall'Ateneo: “Sono in contatto con loro e sinora ho ricevuto risposta a quasi tutte le richieste di aggiornamento. Me ne mancano due”. Quelli che hanno risposto stanno bene.
Silvio Vita, direttore dell'Italian School of East Asian Studies (ISEAS), uno degli snodi della collaborazione tra L'Orientale e il Giappone, precisa immediatamente che la situazione a Kyoto e a Tokyo è “tranquilla”: “Il nostro collega Paolo Calvetti, che per anni ha insegnato all'Orientale di Napoli, è atterrato ieri a Tokyo e mi ha detto di aver avuto qualche difficoltà a raggiungere la città ma la vita è normale”. Vita conferma, come del resto è purtroppo noto, che al Nord la situazione è invece drammatica, poiché è là che si concentra il punto di maggiore intensità dell'evento sismico che ha spostato l'asse terrestre. “Ho provato a chiamare un ricercatore di Sendai ma finora non mi ha risposto”. Alla domanda da noi fatta se abbia sentito italiani, risponde di sì. “Ho sentito i miei colleghi dell'ambasciata e altri conoscenti. Stanno bene. A Tokyo c'è stato molto spavento. Per la verità mi preoccupa la questione delle centrali atomiche”. Chiediamo se in un caso del genere in Giappone si applichi un “protocollo” di moderazione dell'informazione. La risposta appare implicitamente affermativa: “I media tendono a non drammatizzare più di tanto. Si tende cioè a non creare allarme. I giapponesi prendono molte più preacuzioni di quante ne prendiamo noi, e anche questo è un modo di tenere sotto controllo la situazione”. Vita ci informa di non aver saputo del benché minimo danno a studenti e colleghi dell'Orientale. La gran parte dei nostri studenti è distribuita tra Tokyo e Kyoto, e questo, fatta salva l'ipotesi di spostamenti nella zona settentrionale, incoraggia a pensare che la cosa possa solo trovare conferma nelle prossime ore.
Diverso il tono di Donato Di Crecchio, un laureato dell'Orientale che vive da alcuni anni in Giappone, a Tokyo, dove ha fatto carriera nella sede locale della Luxottica. Sta bene ma le sue parole trasmettono in pieno la sensazione di choc che ancora pervade gli animi di chi ha vissuto una scossa di portata inimmaginabile. Gli chiediamo che clima si respira e conferma quanto detto da Vita: “Poche ore dopo la scossa tutti hanno ripreso a lavorare. Nelle prime ore c'è stato il blocco di tutto, ma il secondo giorno è stato quello della ripresa. La città è tornata alla normalità. Tutto ha ripreso a funzionare regolarmente: mezzi pubblici e attività lavorative”. Chiediamo se si avvertono ancora scosse, e la risposta è affermativa: “Il palazzo si muove anche adesso”. La maggiore preoccupazione, anche stando a quanto si sente dagli organi di informazione, è che possa giungere una scossa imponente. Di Crecchio vive in un palazzo di dodici piani, per la precisione al quinto. Dell'esperienza della scossa gli resta quella che definisce una “indicibile sensazione strana”. Qualcosa di fisico. Ieri era fermo al semaforo sul suo scooter e improvvisamente se lo è ritrovato addosso: “Le cose si muovevano”. Un movimento da intendere alla lettera, come è evidente. “Le comunicazioni telefoniche” – continua il nostro intervistato – “erano saltate, e del tutto. Ci ha salvati Skype”. Ore di angoscia. Impossibile parlare con la moglie. “Sono riuscito a parlare con mia moglie dopo cinque ore. Erano tutti in un centro di raccolta e per fortuna sta bene”. Cinque ore di drammatica preoccupazione, di silenzio. Degli italiani che conosce ci dice che stanno tutti bene. Molti sono colleghi di lavoro della Luxottica. Della trentina di italiani che vivono nella zona di Sendai, nel nord-est del Paese, ci dice che una metà è stata raggiunta dall'ambasciata italiana. “Una quindicina non mi pare sia stata ancora raggiunta. Devo dire che il servizio messo in atto dalla nostra ambasciata sta funzionando benissimo. I nostri funzionari sono presenti”. Non mancano le informazioni che lasciano presagire il peggio: “Ho colleghi che vivono a Tokyo che hanno i parenti nella zona più colpita. Una di loro non ha notizie né di amici né di parenti. Si teme il peggio”. C'è un motivo in più per il quale Di Crecchio vive la sensazione precisa di quanto il governo sta facendo. Subito dopo la prima scossa il suocero, vigile del fuoco, è stato chiamato nelle zone del nord-est. “Ha avuto giusto qualche secondo per informarci che partiva. Poi silenzio. Attraverso i contatti che abbiamo successivamente avuto, ci ha restituito il senso di una tragedia senza pari. Stavano spostando i cadaveri. Ci ha parlato di una situazione che va ben aldilà del danno alle cose materiali.”. In serata a Tokyo sarà tolta la corrente elettrica. I cittadini si sono organizzati con lampade e attrezzi a batteria. Serve energia nelle zone settentrionali. Il sentimento che si vive è quello di attesa e preoccupazione. “Ma teniamo duro”.
Conferma lo stato d'animo di irrequietezza e attesa il nostro studente Donato Rizzello: “Qualcosa è successo, qualcosa succede, ma si continua a lavorare, a fornire servizi. Quelli televisivi, in particolare, sono ben diversi dagli omologhi che trasmettono in italia. Qui in Giappone si cerca di far trapelare meno allarmismo: ad esempio, almeno nei servizi visti la prima sera dopo il terremoto, niente immagini di case o gente spazzate dallo tsunami, ma solo immagini satellitari e simili”.
Alberto Manco - Fonte per la citazione: magazine.unior.it