Thinking the “Unthinkable”
Thinking the “Unthinkable”
Riprendono con due giornate di studio a Procida le attività del dottorato di ricerca in Africanistica
Procida, località Terra Murata, 19-20 settembre - La prima tempesta autunnale ha segnato l’apertura delle attività della Scuola dottorale di africanistica dell’Orientale. Una Procida ancora dolorante per il rapimento dei suoi marinai da parte di pirati somali – ovunque campeggiano striscioni che gridano ‘liberi subito’ – ha accolto e incantato gli studiosi italiani e francesi intervenuti per riflettere sulla situazione politica del Maghreb e su tematiche ad essa correlate, tra cui ovviamente il ruolo dei social network nelle rivoluzioni nordafricane. “Il tono è stato estremamente informale”, ha spiegato la professoressa Simona Taliani dell’Università di Torino, aggiungendo: “I giovani ricercatori, autori dei vari paper, si sono confrontati amichevolmente mentre il ruolo di noi professori o ricercatori di lunga data è stato quello di discussant, di mettere in luce le difficoltà metodologiche che incontra oggi chi vuole fare ricerca in Africa”. L’ormai ben collaudato partenariato con Parigi è testimoniato dalla presenza della professoressa Johanna Simèant che riflette sulla differenza tra l’approccio scientifico agli studi africanisti dell’Italia rispetto alla Francia: “Per me è la prima esperienza in Italia nell’ambito del partenariato per gli studi di africanistica tra la Sorbonne e le università italiane (L’Orientale, Università di Siena, quella di Torino). Quello che ho notato è che rispetto all’Italia in Francia c’è una divisione più netta tra la ricerca sul Maghreb e quella sull’Africa subsahariana”. “La rete italo-francese mette insieme la prospettiva antropologica sociologica e storica. Nelle giornate a Procida abbiamo analizzato i movimenti di rivolta sia a livello di rivoluzione che di protesta”, spiega Roberto Beneduce, antropologo e psichiatra dell’Università di Torino, che ci dà appuntamento al convegno ‘Pensare con Frantz Fanon la postcolonia’ previsto per il 13-14 ottobre a Torino, nell’ambito del quale Carla Pasquinelli, antropologa dell’Orientale terrà un intervento su La percezione della violenza tra panico morale e stati di negazione. A margine delle giornate procidane, Simona Taliani ci spiega come le tematiche legate alla sfera africana siano a Torino molto sentite soprattutto all’interno del Centro Fanon (www.associazionefanon.org) che si occupa dei problemi legati al disagio psichico all’interno del processo migratorio. “Nell’ambito del reparto di salute mentale un’équipe di medici psicologi e psichiatri, sociologi e antropologi nonché mediatori culturali fornisce sostegno psichiatrico ai migranti in difficoltà anche attraverso il recupero delle loro usanze mediche tradizionali”. In questo modo l’associazione Fanon svolge anche attività di ricerca in merito al disagio psichico tipico del processo migratorio e che sono episodicamente sfocia in casi clinici. “Il disagio diventa grave soprattutto nei casi del fallimento del progetto migratorio, fallimento di cui è impossibile parlare all’interno della propria comunità e che quindi si tende a negare o a nascondere a sé stessi con gravi ripercussioni sulla psiche del migrante”.
Concetta Carotenuto
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