Translating Virginia Woolf

 

Translating Virginia Woolf

Translating Virginia Woolf

Un’esplorazione della narrativa e della saggistica di Virginia Woolf attraverso lo studio delle sue traduzioni in italiano

“What a lark! What a plunge!” pensa Clarissa all’inizio di Mrs Dalloway di Virginia Woolf. Qui si apre per il traduttore un problema decisivo: come tradurre questa frase? Così Oriana Palusci, professoressa di Lingua Inglese e Letterature Anglo-Americane presso il nostro Ateneo, conclude il suo intervento introduttivo al convegno, da lei stessa organizzato, Translating Virginia Woolf. L’idea di fondo dell’incontro è l’esplorazione della narrativa e della saggistica della scrittrice inglese attraverso lo studio delle sue traduzioni in italiano, croato, danese, tedesco, svedese, francese e spagnolo. Si tratta di un lavoro in continuo corso di svolgimento, che ha inizio nel 1999 quando la professoressa Palusci organizzò una conferenza sulla Woolf all’Università di Torino e che è proseguito fino al 2008 con il convegno Traduttrici: questioni di gender nelle letterature in lingua inglese, tenutosi questa volta a L’Orientale e i cui atti sono stati pubblicati nel 2010 da Liguori. La Woolf visse in un periodo in cui la traduzione aveva assunto un ruolo centrale nel processo di rinnovamento di una cultura inglese obsoleta e provinciale, e fondò insieme al marito la casa editrice Hogarth Press, venendo a contatto con molti traduttori. Proprio attraverso queste esperienze ella riuscì a creare, con la sua scrittura, una fraseologia femminista. L’incontro ha dato voce ad alcuni degli studiosi più importanti delle traduzioni woolfiane. José Santaemilia dell’Università di Valencia ha presentato un’analisi comparativa di tre edizioni spagnole di A room of one’s own: quella di Borges del 1936, commissionata da Victoria Ocampo, quella di una traduttrice inesperta, Laura Pujol, del 1967 e infine quella di Maria Milagros Rivera Garretes del 2003. Lisbeth Larsson dell’Università di Gothenburg ha delineata la ricezione svedese della Woolf, con una particolare attenzione all’opera A room of one’s own, tradotta dal 1958 al 2004 in sette edizioni. Maria Alessandra Giovannini dell’Università L’Orientale ha analizzato la traduzione in spagnolo di To the Lighthouse della famosa scrittrice Carmen Martin Gaite. Paola Gorla, anch’ella del nostro ateneo, si è concentrata sulla traduzione di Borges dell’Orlando: in una intervista a due voci alla radio del 1974 lo scrittore Ernesto Sabato disse di essere stato incuriosito dalla traduzione di Borges che, sorprendentemente, rispose di aver affidato quel lavoro alla madre. Paola Gorla afferma che non si tratta di uno scherzo, infatti nel testo è possibile individuare tre profili: un traduttore disciplinato, fedele al testo anche nella punteggiatura (la madre di Borges), un traduttore creativo (Borges) e un traduttore censorio che trasforma, dove sia possibile, i termini femminili in maschili (Borges). Anna Mongibello dell’Orientale ha discusso infine della traduzione italiana di Between the acts.

Aniello Fioccola

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