Tre mesi a Madrid con l'Erasmus Placement: ne parliamo con una studentessa dell'Orientale

 

Tre mesi a Madrid con l'Erasmus Placement: ne parliamo con una studentessa dell'Orientale

Giusy Iacoviello

Giusy Iacoviello studia spagnolo come prima lingua. Alla triennale ha studiato invece francese e inglese. A queste lingue ha aggiunto un’annualità di albanese come lingua a scelta. A Madrid per l'Erasmus Placement: il suo bilancio.

Giusy, quale Corso di studi frequenta all'Orientale?

“Sono iscritta al secondo anno del Corso di Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea e penso di laurearmi a marzo.”

Quali lingue studia?

“Studio spagnolo come prima lingua. Alla triennale ho studiato francese e inglese. Inoltre ho studiato albanese per un’annualità, come lingua a scelta.”

In questo momento lei è in Spagna. Come mai?

“Sono in Spagna per il progetto Erasmus Placement per tre mesi. Ho richiesto di parteciparvi per migliorare la lingua e per avere la possibilità di fare un’esperienza lavorativa. Mi sono trovata presso la rivista Intramuros di Madrid insieme ad un’altra studentessa come me qui per l'Erasmus Placement. Nel complesso è andato tutto bene e sto quasi per finire. Sotto alcuni aspetti devo dire che mi aspettavo qualcosa di diverso, ma ripeto: nel complesso va bene.”

Può dire quali sono state le cose che non si aspettava?

“In particolar modo all’inizio mi sono trovata sovraccaricata di compiti che non avevo mai fatto, di cose di cui non avevo mai sentito parlare. Per esempio pretendevano un’ottima conoscenza del computer, un’ottima conoscenza di programmi che io conoscevo poco o nulla. Si danno troppe cose per scontate per quanto riguarda l’uso dei computer, dimenticando che anche lì, come è normale che sia, vi sono competenze a volte molto specifiche ed altre invece generiche. A parte questo devo dire che all’inizio mi sono trovata a fare tutto, ogni cosa che c’era da fare dovevo farla. Però adesso mi sono abituata ed è una bella esperienza.”

Nello specifico in cosa consiste il suo lavoro?

“Sono l’assistente del direttore della rivista, che è semestrale, e di cui - con lui - organizzo la struttura. Faccio ogni cosa che c’è da fare nell’ufficio. Mi occupo delle comunicazioni, delle mail, del telefono, di tutto. Una cosa che tengo a dire è che ho organizzato un incontro di arte contemporanea di alcune artiste di Madrid che espongono in gallerie e che si sono riunite per i due giorni al museo Thyssen di Madrid, dove la cosa si svolgeva. Anche questa è stata un'esperienza molto utile e formativa.”

Perché ha scelto di fare quest’esperienza all’estero?

“Per migliorare la lingua, poiché studio lingue. In passato ho già fatto l’Erasmus Studio ma volevo fare un’altra esperienza. In ogni caso credo che per gli studenti di lingue sia fondamentale andare all’estero ma bisognerebbe arrivare a garantire la più piena pratica della lingua straniera in sede, a prescindere dal perfezionamento all'estero. Ho scelto l’Orientale sapendo che è un ateneo che in questa direzione cerca di offrire quanto più possibile.”

Questo suo progetto è legato a un ateneo spagnolo oppure no?

“No, il mio contratto è stato stipulato tra l’Orientale e l’impresa.”

Cosa dice dell’ospitalità, dell’accoglienza degli spagnoli?

“Da questo punto di vista non ho avuto nessun tipo di problema sia al lavoro sia in generale con le persone che ho conosciuto qua. Al lavoro sia il direttore che la direttrice sono stati molto disponibili da subito. Anche le persone che ho conosciuto qua, spagnoli o no che fossero, sono stati tutti molto gentili. Questo anche perché secondo me rispetto all’Italia qui c’è una maggiore apertura mentale, e quindi una migliore accoglienza. È il mio modo di vedere la cosa.”

Quindi non ha dovuto affrontare nessun tipo di difficoltà? Neanche all’inizio, come ad esempio quelle di ordine pratico, organizzativo?

“All’inizio sì. La ricerca della casa è stata molto difficile. Essendo Madrid una città molto grande e soprattutto piena di studenti e di lavoratori è stato difficile trovare casa. Ma anche in questo caso alla fine si è risolto tutto per il meglio.”

Quanto è importante per lei un’esperienza del genere?

“Secondo me un’esperienza del genere è fondamentale per quanto riguarda la formazione di ogni individuo sia dal punto di vista universitario, sia dal punto di vista personale. Dal punto di vista universitario perché essendo io una studentessa di lingue reputo fondamentale praticare la lingua che si studia nel Paese in cui questa si parla. Dal punto di vista personale perché se il fine dell’università deve essere quello di formare un individuo per il lavoro allora la pratica deve essere considerata necessaria e quindi io sono contenta di aver praticato e di aver visto in prima persona che cosa è il mondo del lavoro e a cosa mi sto avvicinando, come spero che sia.”

Quindi la consiglierebbe?

“Sì. Ovviamente sì. A tutti.”

È soddisfatta del bagaglio culturale acquisito all’Orientale in questi anni? Le è utile nel contesto lavorativo in cui si trova?

“Si, sono soddisfatta.”

Può fare il nome di alcuni docenti che hanno avuto un ruolo importante durante il suo percorso di studio?

“Provo a dirlo sperando che non sia un problema, so che non vuole essere citato: il professor Alberto Manco, sicuramente. E la professoressa Gorla, che mi ha dato la preparazione in lingua. Se devo parlare invece in generale, allora dico che tutti, ogni professore, ogni esame mi ha dato qualcosa.”

Quindi le conoscenze che ha acquisito sono state adeguate per l’esperienza all'estero?

“Sì, però la pecca non dell’Orientale ma dell’Università italiana in generale secondo me è che c’è poca pratica. È evidente anche nel confronto con altri studenti stranieri, non provenienti dall’Italia.”

In questo senso ha trovato più difficoltà di quante ne possono trovare ragazzi proventi da altri Paesi?

“Si, e chiaramente l'urgenza quando si è in terra straniera nasce proprio con la lingua. La lezione frontale con il professore non basta. La mancanza di veri e propri laboratori linguistici è un problema enorme. Quando si parla della mancanza di fondi per l'Università si deve ricordare che chi ne paga le conseguenze siamo noi studenti. Nel caso del mio Corso di laurea, ad esempio, non poter disporre di un lettore madrelingua è una grave carenza, e i lettori hanno un costo che non sempre i singoli atenei possono permettersi. Comunque in generale non ho trovato difficoltà eccessive. Però, ribadisco, io avevo già fatto un’esperienza di un anno in Spagna con l’Erasmus Studio quindi può darsi che per un’altra persona che è alla prima esperienza la situazione è un po’ diversa.”

Quali sono, in sintesi estrema, le differenze principali tra Napoli e Madrid?

“La differenza c’è in tutto, a partire dall’organizzazione della città. Madrid è una città in cui funziona tutto decisamente meglio che a Napoli, una città in cui funziona tutto molto poco. Non faccio retorica. Quindi innanzitutto l’organizzazione, poi la sicurezza che a Napoli non c’è e che invece Madrid ti dà pur essendo una città molto grande -  una capitale. Io poi ho vissuto Napoli come fuorisede quindi ho vissuto allo stesso modo, potrei dire quasi nella stessa condizione sia Napoli che Madrid, e posso dire che da questo punto di vista la differenza è abissale. Con questo niente contro Napoli, però la differenza c’è.” 

Agostina Picerni e Daniela Vitolo

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