Un sogno chiamato democrazia

 

Un sogno chiamato democrazia

Cappella Pappacoda - Anna Maria Di Tolla

I compromessi politici tra forze progressiste e quelle conservatrici non possono che minare il sogno democratico

Movimenti socio-economici e processi di emancipazione femminile in Nord Africa sono i temi dell'ultimo incontro promosso dal Centro Archivio delle Donne presentati, per l'occasione, da Anna Maria Di Tolla. Il Maghreb è un'area notoriamente discussa per la sua complessità, intendendo il termine tanto col significato di varietà quanto con quello di difficoltà: varietà di popolazioni e difficoltà di integrazione, come nel caso dei berberi a cui gli arabi si sono affiancati solo durante il periodo del colonialismo, e per ovvi motivi; ma anche e soprattutto varietà di pensiero e difficoltà di accettazione dell'altro, e a questo punto non si può far altro che pensare alla religione.

L'Islam che ha a lungo legittimato l'organizzazione patriarcale delle società in questione diventa così, durante il colonialismo, l'ultimo baluardo dell'identità dei popoli assoggettati; le donne se ne fanno una ragione e lottano al fianco degli uomini nella speranza di ridare l'indipendenza al proprio paese agognando, intanto, future spinte moderniste in grado di rimettere in discussione la loro posizione e i loro diritti. Niente di più errato e il sogno si trasforma ben presto in una mera utopia. Una volta terminata la lotta per la liberazione, infatti, i governi procedono con scelte politiche i cui strascichi arrivano fino ad oggi: il regime tunisino, quello militare algerino, la monarchia marocchina; scelte queste che sono state pagate a caro prezzo, spesso col sangue dei civili. Proliferano le associazioni in seno alla dilagante delusione ed è facile che chi reagisce venga tacciato di antinazionalismo. Finalmente le prime vittorie: Il Codice di Statuto Personale tunisino e marocchino del 1956, quello algerino del 1984.
La situazione che va delineandosi è però a dir poco paradossale se si pensa che le donne cominciano a guadagnare diritti per quel che riguarda la sfera pubblica, con la possibilità di candidarsi alle elezioni, rivestire cariche importanti come quella di magistrato e quant'altro ma hanno ancora bisogno, ad esempio, di un tutore matrimoniale di sesso maschile per contrarre matrimonio rimanendo così penalizzate per ciò che riguarda la sfera personale. Incongruenze, insomma, facilmente riconosciute come figlie di compromessi politici tra le forze progressiste e quelle più conservatrici.
In conclusione il patriarcato magrebino esce sicuramente scosso dalle vittorie infilate dai movimenti femministi ma la strada verso la vera democrazia è ancora lunga.

Francesca De Rosa

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