Welcome to our Hillbrow e District 9: due opere a confronto

 

Welcome to our Hillbrow e District 9: due opere a confronto

La copertina di Welcome to Our Hillbrow

L'Orientale, Palazzo Giusso, venerdì 25 Maggio – Nell'ambito delle attività del Centro di Studi sull'Africa Contemporanea, Pier Paolo Frassinelli, docente di Comparative Literature and Cultural Studies (Monash University, Johannesburg, Sudafrica), parla de “Il nuovo Sudafrica e gli alieni: Welcome to our Hillbrow, District 9 e i mondiali di calcio”

L'obiettivo di questo incontro, il primo organizzato dal Centro di Studi sull'Africa Contemporanea, appena fondato, è quello di condurre un'analisi comparativa tra due prodotti culturali, Welcome to our Hillbrow e District 9.

Il primo punto sottolineato da Pier Paolo Frassinelli è che la connessione tra le opere citate non è così arbitraria come sembra. Il filo conduttore, infatti, è rappresentato da quei temi ricorrenti nel dibattito culturale del Sudafrica contemporaneo – la questione dell'identità, delle differenze sociali, etniche e razziali, e del pregiudizio sulla diversità – che riguardano non soltanto la storia recente di questo paese, ma anche quella meno recente, dell'Apartheid, e ciò che oggi quest'area rappresenta. Quella che l'arcivescovo Desmond Tutu, forse con una punta di ottimismo, ha definito la “nazione arcobaleno”, la nazione dai molti colori che si integrano.
In questo senso, afferma Frassinelli, non stupisce che nel Sudafrica contemporaneo si punti alla possibilità di amalgamare le differenze e le divisioni del passato. E, parafrasando la celebre frase di Benedict Anderson, possiamo pensare ad una nazione che cerca di immaginarsi come una comunità di appartenenza.
In questo senso, Welcome to our Hillbrow e District 9 si presentano come prodotti culturali per molti versi anomali e, proprio per questa ragione, singolarmente interessanti, a parere di Frassinelli.
Affrontano temi ricorrenti ma il modo in cui li affrontano è estremamente interessante per i risultati diversi a cui giungono. Interessante, inoltre, è il modo in cui rileggono la questione dell'idea della comunità nazionale, dal punto di vista dei limiti e delle esclusioni che questa produce; il modo in cui lo fanno oltrepassando i confini dello stato-nazione, ponendo su di essa uno sguardo spiazzante che in entrambi i casi è prodotto da una serie di artifici narrativi che collocano la nazione al contempo dentro e fuori sia dai confini geopolitici della nazione, che dai canoni del realismo. Così, in Welcome to our Hillbrow abbiamo una voce narrante che proviene da un aldilà che viene descritto come il mondo dei nostri paradisi, e che da questo aldilà ci racconta una storia che si svolge nel quartiere metropolitano rappresentato sulla copertina del libro, nella metropoli sudafricana di Johannesburg.

Dopo aver letto il passo iniziale di Welcome to our Hillbrow, si inizia dunque a parlare del libro. Classico della letteratura sudafricana contemporanea, il primo ed unico romanzo dello scrittore sudafricano Phaswane Mpe, fu pubblicato nel 2001 a Johannesburg e rappresenta un viaggio, a tratti doloroso e a tratti esilarante, nell'affascinante, contraddittorio e multirazziale microcosmo di Johannesburg: il quartiere di Hillbrow.
La trama del romanzo si presenta come un groviglio di storie di migranti da altri stati dell'Africa, tutte storie messe in scena ad Hillbrow, teatro di sogni infranti, di sessualità, xenophobia, suicidi, violenza e della visione utopica di un regno ancestrale. Hillbrow è il quartiere di Johannesburg che più è cambiato dopo la fine dell'apartheid e, quindi, è terreno fertile per le tensioni e i conflitti interni al paese. Dopo il crollo delle gerarchie razziali e del regime bianco, ad Hillbrow giungono migranti da tutta l'Africa, i quali, invece di godere dei benefici offerti dalla transizione alla democrazia, non trovano altro che tensioni, crimine, povertà e la piaga dell'AIDS. Il libro, inoltre, si presenta come una profonda riflessione sull'arte narrativa, l'atto stesso di raccontare all'interno della storia è fondamentale per tutta la durata di essa, grazie a personaggi-narratori.
Il primo capitolo del libro si intitola “Hillbrow: la mappa” e, riporta minuziosamente ogni particolare del quartiere di Hillbrow, rimandando ad una scena immediatamente successiva alla nascita del nuovo Sudafrica, cioè, la celebrazione sportiva di tre anni prima, nel 1995, quando i Bafana Bafana vinsero contro la Costa d'Avorio e, nella loro esultanza, gli abitanti di Hillbrow lanciarono bottiglie di ogni tipo dai balconi dei loro appartamenti.
Leggendo un altro passo, Frassinelli accenna ai temi centrali dei libro: da un lato, l'esultanza per la vittoria calcistica e, dall'altro, i frutti amari di tale vittoria, cioè, i morti e i feriti provocati da essa.

Il docente, poi, introduce “District 9”, un film del 2009 di Neil Blomkamp. Si tratta di un film a basso costo di produzione, primo ed unico esempio, fino ad ora, di science fiction ambientato in Sudafrica. Si presenta come “mockumentary”, cioè finto documentario, e presenta una narrazione distopica che si colloca non nel futuro, ma in un presente e in un luogo perfettamente riconoscibili, in cui vengono allegorizzati temi che sono anche essi elementi chiave della realtà di questo luogo: la xenophobia e il conflitto delle identità e, quindi, come in Welcome to our Hillbrow, gli elementi di continuità che seguono il difficile passaggio dal Sudafrica dell'apartheid al Sudafrica multiculturale con una democrazia compiuta.

In conclusione, Pier Paolo Frassinelli mette in evidenza il tono delle due opere. Welcome to our Hillbrow e District 9 non riescono a farsi percepire come opere cupe o apocalittiche, perchè caratterizzate da un velo di sarcasmo che bene adombra il loro tragico carattere.
 

Nicolina della Monica

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