Yilmaz Ersahin e i canti dei curdi
Yilmaz Ersahin e i canti dei curdi
Yilmaz Ersahin, curdo emigrato in Germania, è venuto a raccontare le vicende della sua famiglia e del suo popolo attraverso il suono del saz e le storie del Mem û Zîn
Napoli, 23 aprile - Niente Pinocchio, Biancaneve o Sirenetta. I bambini del Kurdistan crescono ascoltando storie diverse. Yilmaz Ersahin, curdo emigrato in Germania, ricercatore dell’Università di Düsserldof dove studia la storia del suo popolo, è venuto a raccontare le vicende della sua infanzia e della sua famiglia, che poi sono le stesse di un’intera etnia, nell’ appuntamento odierno del seminario di musica occidentale e orientale.
Sembra uscito da un romanzo di Maalouf Amin, con l’aria di chi ha tante storie da raccontare e non solo. Perché Ersahin suona pure: il saz, sorta di liuto curdo che ricorda nelle suggestioni sonore le melodie ascoltate qualche settimana fa dal liuto arabo del maestro Morra (anche se la musica curda non ha subito l’influenza di quella araba). E canta. Storie tratte dal Mem û Zîn, epopea fondativa della memoria letteraria curda, la cui continuità è assicurata mediante la tradizione orale cantata e quella scritta nella versione di Ahmad Khani.
È nato in un paese inesistente, che non è segnato sulla carta geografica ma è chiamato dalla gente del posto "paese del tempo" e sembra uscito dalla penna di Borges. Ha una doppia discendenza: curda e armena. Il nonno curdo vide in sogno una bambina armena dai capelli rossi che poi incontrò nella realtà e salvò dalle persecuzioni dei turchi sposandola. Dai nonni al padre cantastorie i racconti delMem û Zîn sono arrivati fino a Ersahin che oggi ne ha cantato alcune parti accompagnato dal suono del saz. Prima la “storia del lago”, poi quella dell’incontro di Mem e Zîn sulla montagna invisibile, in seguito una canzone d’amore molto famosa in Kurdistan, infine vari balli da preghiera in cui l’interprete suona e canta inventando al momento le storie, e un gruppo di persone danzano con una mano rivolta al cielo, verso Dio.
Aniello Fioccola
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