Estetica dello spettacolo e dei media

 

Estetica dello spettacolo e dei media

Copertina del libro

Elena Tavani, docente di Estetica presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, insieme a Maddalena Mazzocut-Mis, docente di Estetica dello spettacolo dell’Università degli studi di Milano, curano un nuovo volume, Estetica dello spettacolo e dei media (235 pagg., 27,50 €) nella collana “Le Forme del Sentire”

Il libro, suddiviso in due parti, si apre con la presentazione della disciplina, l’Estetica, per discutere dei mezzi di comunicazione visti sotto un nuovo profilo, interattivo oltre che percettivo.
 La prima sezione approfondisce il concetto di spettacolo in rapporto ai fruitori, gli spettatori, analizzando anche gli interscambi possibili tra finzione e realtà. Nella seconda invece vengono presi in considerazione i vari aspetti dello spettacolo in contesti definiti come quello del teatro, della fotografia, della musica, della televisione, della rete e del cinema: in questo modo il lettore viene sottoposto a molteplici e differenti approcci che permettono una “consultazione anche parziale e rapsodica” del volume, così come viene definita dalle due curatrici nella presentazione che apre il libro. 
L’Estetica non si propone di criticare o insegnare una moralità ma prova a spiegare un sapere sentimentale che emerge attraverso la riflessione su ciò che viene messo in scena ma anche e soprattutto attraverso l’emozione che lo spettatore – mai inteso come passivo o estraneo ma sempre come parte integrante dello spettacolo stesso – riesce a provare. 
Lo spettacolo, scrive la professoressa Mazzocut-Mis nella prima sezione del libro, attraverso la rappresentazione di parole, musica, gesti, scenografie reali e virtuali, diventa il luogo in cui avviene uno scambio comunicativo tra l’attore – performer – e il suo pubblico. Mentre l’uomo trasformato in spettatore partecipa a questo scambio chiedendo di divertirsi, di emozionarsi, di conoscere, d’informarsi, l’uomo diventato attore recita per arrivare al cuore del proprio pubblico e sarà proprio quest’ultimo a decretare il successo dello spettacolo. 
Se in uno spettacolo dal vivo il corpo del fruitore – che come si è detto è co-creatore dello spettacolo stesso – interagisce attivamente con il performer, viceversa la televisione o il cinema riescono a stabilire un asservimento dei sensi e del corpo dello spettatore. 
Quanto all’attore invece, questi viene definito da Mazzocut-Mis “luogo di tutti i paradossi” e viene descritto come un soggetto portatore di una menzogna sincera: in perenne sdoppiamento tra ciò che appare e ciò che è, riesce a sviluppare una personalità altra conducendo lo spettatore a una verità dell’illusione.
 Tavani, nei capitoli che concludono la prima parte, mette in scena lo spettacolo della città e delle masse con le percezioni, le pulsioni e le emozioni ad esse connesse. Si parte dall’esperienza mediale che varia in base alla nascita o alla creazione di nuove forme di percezione collettiva e che nei suoi sviluppi più recenti ha condotto ad un “rovesciamento dell’estetico nell’anestetico”. I mezzi di comunicazione di massa, capaci di diffondere desideri, immagini e luoghi grazie ai quali è possibile dare vita a nuove forme di interazione, sono vere e proprie piattaforme espressive che spingono verso una nuova comunicazione interattiva. Con Internet prima – grazie al quale la collettività interagisce in un clima aperto di scambio culturale – e con l’avvento dei social network poi – strumenti di compensazione all’atteggiamento di indifferenza e ad uno status di spaesamento generale – il quadro si complica ulteriormente portando Manuel Catells a rivedere la celebre tesi di Marshall McLuhan “il medium è il messaggio” ottenendo un più attuale “il network è il messaggio”.
 Quanto allo spettacolo in teatro, da sempre considerato l’arte politica per eccellenza, si fa riferimento a un luogo di intreccio di verità e artifici, di relazione e di azioni in cui l’attore rispetta una certa eticità dello spettacolo: una troppo estesa spettacolarizzazione strumentale della realtà può condurre e spesso conduce l’attore a non prendere iniziative ma a rispondere alle esigenze della globalizzazione.
 Tavani ribadisce infine che con i nuovi media si è giunti ad una cultura elettronica e alla diffusione di un sistema comportamentale sempre più affine a questo tipo di cultura: chi resta fuori dalle agorà virtuali rimane sconnesso da quella tecnologia portatrice – forse illusoria – di libertà e viene per forza di cose sottratto ad ogni dimensione comune. “Con il cambiamento dell’equilibrio sensoriale” – scrive Tavani – “dovuto all’introduzione di un nuovo medium e alla relativa ‘estensione’ sensoriale, è inevitabile che cambi e si alteri anche la coscienza dei gruppi o delle popolazioni che appartengono a quella cultura”. 
La seconda sezione del volume è un insieme di interventi specifici di altri autori, tra cui, Lorenzo Mango, docente di Storia del teatro all’Orientale, Carlo Serra, docente di Estetica e Filosofia della Musica presso l’Università della Calabria, Luca Venzi, docente di Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico all’Università di Siena, Roberto Diodato, docente di Etica ed Estetica dei Media alla Cattolica di Milano, la dottoressa di ricerca in Culture della comunicazione Elisabetta Locatelli e gli scrittori Alessio Scarlato e Marco Senaldi. Gli specialisti hanno esaminato i differenti modi e aspetti dello spettacolo e della scena mediale: dal cinema alla televisione, dal teatro alla fotografia, dalla musica alla video arte e alla rete. I contributi, che scavano nella storia, sono frutti di indagini e verifiche nei singoli settori e conferiscono al volume uno stile narrativo oltre che interpretativo.
 Questi percorsi, che attraversano le esperienze contemporanee nella loro componente mediale e spettacolare, esplorano in maniera organica il vasto territorio relativo alla produzione creativa e forniscono al lettore spunti appassionati e innovativi.

Nunzia Napolitano e Francesca De Rosa

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