Identità e libertà delle Americhe
Identità e libertà delle Americhe
Paolo Scarano nato a Mottola di Taranto il 29 dicembre 1917, compiuti i suoi studi nella provincia pugliese, conseguì la laurea in Scienze Coloniali Comparate presso l’Università degli studi di Napoli "L'Orientale"
In questo stesso Ateneo ha prestato servizio per oltre quarant’anni della sua carriera, rivolgendo la sua attenzione, con particolare interesse, allo studio di alcuni aspetti non completamente conosciuti della Storia Latino-Americana, rivalutandone l’influenza nell’ambito delle relazioni politiche, economiche e sociali, europee e non. Le sue numerose pubblicazioni, corredate da un’imponente bibliografia, risultato di appassionata ricerca, hanno fatto sì che fosse ritenuto uno dei più attenti studiosi della materia. A riconoscimento di ciò nell’anno 1967 il Presidente della Repubblica degli Stati Uniti del Brasile lo insignì dell’onorificenza dell’Ordine Nazionale del "Cruzeiro do Sul" nel grado di Ufficiale. Presidente dell’Associazione Studi Sociali Latino-Americani, Socio Ordinario dell’Accademia Pontaniana e della Società Napoletana di Storia Patria, continuò a dedicarsi ai suoi studi sino a poco prima della sua improvvisa scomparsa. Fu perennemente grato, nelle parole e nel cuore, per le mete raggiunte a quella che reputava essere la sua seconda famiglia, l’odierna Università degli studi di Napoli "L’Orientale". Non dimentico di coloro che lo affiancarono ha disposto che "i ferri del mestiere" – come amava definire: libri, appunti e progetti di lavoro – siano per coloro che continueranno il suo percorso.
Lo scorso 21 maggio, ad un anno dalla sua scomparsa, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ha reso omaggio ad uno dei suoi più capaci studiosi, Paolo Scarano, modernista e latinoamericanista.
La commemorazione ha avuto luogo nella sede del Rettorato in via Chiatamone, alla presenza del Decano Giovanni Battista De Cesare, del preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Augusto Guarino, di Angelo Trento (titolare dell’insegnamento di Storia dell’America Latina) e del sindaco del comune di Mottola (città natale di Scarano), Giovanni Quero. All’evento hanno aderito anche il direttore dell’Instituto Cervantes di Napoli, José Vicente Quirante Rives, e rappresentanti del mondo diplomatico latinoamericano ed europeo.
Numerosi docenti dell’Istituto - che ebbero modo di conoscere e apprezzare Paolo Scarano durante i suoi anni di insegnamento e studio all’Orientale – hanno partecipato all’iniziativa, rammentando frammenti di vita privata e di confronto intellettuale. Dagli interventi, tutti toccanti e partecipati, è emersa la figura di uno studioso totalmente immerso nella vita accademica, sempre attento a stimolare la curiosità degli studenti. Il ricordo di Paolo Scarano con la sua borsa sempre piena di libri, mappe, documenti, puntuale alle lezioni come ai consigli di Facoltà, in prima fila nell’organizzazione di convegni ed eventi, è stato un viaggio emozionante lungo quarant’anni di vita dell’Orientale, dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta, quando tutti si "conoscevano" e l’istituto era a dimensione d’uomo; e di una città, Napoli, turbolenta e caotica anche allora, ma ricca di fermenti culturali.
Con grande curiosità scientifica e vivacità intellettuale, Paolo Scarano si è occupato soprattutto di storia coloniale, dalla scoperta e conquista alla stabilizzazione del dominio coloniale spagnolo nelle Americhe, di emigrazione meridionale nel subcontinente, e dei rapporti in epoca pre-unitaria tra il Mezzogiorno - e, in particolare, Napoli - e l’America Latina. Della sua produzione scientifica, con i primi lavori che risalgono agli anni Cinquanta (tra questi Rapporti politici, economici e sociali tra il Regno delle Due Sicilie ed il Brasile, 1815-1860), meritano di essere ricordati Un principe napoletano vicerè del Perù Carmine Niccolò Caracciolo di Santo Buono (1964) e L’America latina dalla fondazione degli imperi coloniali spagnolo e portoghese all'epoca presente (1967). A lui si deve il primo impulso alla nascita della Storia dell’America Latina in Italia, in tempi in cui la latinoamericanistica italiana non esisteva e chi si occupava delle vicende storiche del subcontinente era condannato all’isolamento.
La Storia dell’America Latina è, infatti, una disciplina accademica che nel nostro Paese si è mantenuta a lungo sull’iniziativa coraggiosa del singolo e ha avuto per obiettivo principale la sopravvivenza dei suoi pochi componenti. Chi, negli anni Settanta e Ottanta, scelse di dedicarsi a questa disciplina fu completamente autodidatta e, come segnala Antonio Annino nel saggio Le origini dell’americanismo italiano (in Il mondo visto dall’Italia, Milano, Guerini e Associati, 2004, a cura di Agostino Giovagnoli e Giorgio Del Zanna), "l’unica risorsa possibile, oltre il proprio curriculum in altre discipline contemporaneiste, fu quello di formarsi all’estero seguendo le fila delle ricerche personali".
In tal senso, Scarano aprì la strada sul piano formale, indicando alcune interessanti direttrici di ricerca, sino ad allora poco note o del tutto inesplorate. Molte delle sue intuizioni non sono state, però, raccolte dalle generazioni di latinoamericanisti che lo hanno seguito e meriterebbero di essere recuperate, rivalutate e aggiornate alla luce delle acquisizioni documentali più recenti.
Va detto, comunque, che a livello nazionale furono altri studiosi ad “imporre” e rafforzare il settore, ma anche a riflettere su differenti e importanti paradigmi storiografici (sottosviluppo, dipendenza e dominazione esterna, rapporti euro-americani). Si pensi innanzitutto a Ruggiero Romano che fu anche un autorevole ed erudito americanista e, pur non insegnando in Italia, formò indirettamente un’intera generazione di latinoamericanisti; e, in secondo luogo, a Marcello Carmagnani, affermatosi precocemente come capofila della disciplina e, insieme ai suoi tanti discepoli, facendo dell’Università di Torino un luogo privilegiato in Italia di ricerca storica sull’America Latina. In un certo senso, si può dire che si trattò di un simbolico passaggio di consegne tra la capitale del regno delle Due Sicilie e quello sabaudo.
In seguito, la Storia dell’America Latina si sarebbe affermata dal punto di vista accademico anche altrove ed altri studiosi avrebbero aperto nuovi filoni di ricerca e costruito valide prospettive storiografiche, da quella migratoria alle singole storie nazionali, senza trascurare le categorie politiche, le dinamiche economico-sociali e le "specificità" latinoamericane, dal caudillismo al populismo (Antonio Annino, Marco Bellingeri, Alberto Filippi, Manuel Plana, Daniele Pompejano, Gabriella Chiaramonti, Maria Rosaria Stabili, Angelo Trento, Chiara Vangelista, Loris Zanatta).
Non è un caso che la latinoamericanistica sia nata proprio a Napoli e, soprattutto, all’Orientale, che da quasi tre secoli è una vera e propria finestra sul mondo, originariamente sull’Estremo Oriente - è la più antica scuola di sinologia e di orientalistica di tutto il continente europeo - e sul Mediterraneo, e in seguito anche su altre aree culturali e geopolitiche, tra cui ovviamente le Americhe. Basti ricordare che è all’Orientale che nei primi anni del secondo dopoguerra si tennero i primi corsi per emigranti, in particolare per quelli che si sarebbero diretti in America Latina, nella speranza di rinverdire un flusso migratorio che, tuttavia, sarebbe vertiginosamente diminuito di lì a poco.
Insomma, il legame con le Americhe e il mondo intero è sempre stato forte, grazie all’iniziativa di tanti studiosi italiani e stranieri che nel tempo hanno deciso di lavorare a Napoli, e ancor oggi il successore del settecentesco Collegio dei Cinesi ha una forte vocazione internazionalista, una grande attenzione alle aree extraeuropee, e la peculiare predilezione per discipline e settori di ricerca "di confine", a prima vista di scarso appeal ma di grande qualità e valore scientifico. Si può ben dire che l’Orientale si rispecchia in una città che pur tra mille difficoltà ha sempre investito sul confronto e l’incontro tra culture.
Sebbene il convegno su Paolo Scarano, modernista e latinoamericanista, sia stato incentrato sul ricordo di uno studioso apprezzato e stimato, ha rappresentato anche una occasione di riflessione sulla necessità di investire più consistenti risorse nella ricerca, nella formazione di nuove generazioni di studiosi, di osservatori, di cooperanti e nelle sinergie tra il mondo accademico e culturale napoletano.