Il Progetto GESTI: parlano alcuni "attori"

 

Il Progetto GESTI: parlano alcuni "attori"

Approfondimento del Web Magazine sul progetto GESTI: abbiamo sentito alcuni autori della Giornata di presentazione

Palazzo Du Mesnil, 24 ottobre – In occasione della presentazione del Progetto GESTI, dedicato specificamente all'importanza e al ruolo dei testi di GEografia, SToria e Italiano destinati agli studenti cinesi e arabofoni e di cui abbiamo già dato conto in questo stesso Web Magazine, la proposta di manuali scolastici bilingue italiano/cinese e italiano/arabo è stata accolta con favore dagli insegnanti delle scuole elementari e medie intervenuti. “Si tratta di uno strumento didattico di cui si avvertiva forte l’esigenza: finora noi insegnanti siamo stati abbandonati a noi stessi, senza formazione per venire incontro alle esigenze dei piccoli di nazionalità non italiana, tutto è stato lasciato alla nostra iniziativa e buona volontà”, commenta la professoressa Giovanna Rapisardo della scuola media ‘Giancarlo Siani’ di Villaricca, e continua: “Negli anni è aumentata esponenzialmente la presenza di studenti stranieri nella mia scuola: si tratta di cinesi, marocchini, rumeni, ucraini e bulgari. Nei casi in cui uno dei due genitori è italiano le problematiche sono limitate, mentre ci troviamo in grosse difficoltà quando a casa si parla un’altra lingua”.

Sulle difficoltà pratiche incontrate durante la stesura dei testi si è soffermata Daniela Caruso del Centro Lifelong Learning dell’Orientale, precisando che il lavoro svolto finora non pretende di essere esaustivo ma deve essere visto l’inizio di un percorso più lungo. La scelta del cinese e dell’arabo come lingue da cui prendere le mosse per questo progetto è presto spiegata: si tratta delle comunità linguistiche tra le più presenti sul nostro territorio e quelle con cui gli insegnanti trovano maggiori difficoltà. Nell’approccio al problema dell’insegnamento ai non italofoni bisogna tenere presenti tre livelli: le caratteristiche linguistiche della comunità di provenienza; il progetto migratorio della famiglia di provenienza; il progetto educativo della famiglia di appartenenza. Conoscere le caratteristiche linguistiche dell’idioma del migrante non significa necessariamente conoscerne la lingua, ma almeno le caratteristiche della lingua rispetto all’italiano: ad esempio, sapere che il cinese è una lingua isolante e quindi non conosce flessione è di grande aiuto per comprendere le difficoltà dell’allievo nell’apprendimento dell’italiano. Oppure, come ha spiegato Mauro Nobili, mentre la struttura sintattica dell’italiano è caratterizzata dalla subordinazione, l’arabo predilige la coordinazione. Prendere cognizione del progetto migratorio della famiglia dello studente vuol dire chiedersi se il migrante è qui di passaggio o vuole rimanere perché le cose cambiano soprattutto nella disponibilità all’apprendimento. Infine, come per gli studenti italiani, è di fondamentale importanza che gli insegnanti s’informino sul progetto educativo della famiglia, perché ogni famiglia ha il suo progetto educativo che deve essere sostenuto dalla scuola.

Bisogna inoltre comprendere le caratteristiche culturali, la mentalità della comunità d’appartenenza. La comunità cinese, ad esempio, è caratterizzata da un forte orgoglio culturale: a casa si parla cinese e i bambini guardano prevalentemente televisione cinese. Si capisce che l’apprendimento dell’italiano ne risulta rallentato e che i docenti dovranno tenere in considerazione la necessità da parte del bambino e della sua famiglia di vedere almeno in parte soddisfatta l’esigenza di alimentare in qualche modo la propria identità culturale. Non a caso nel testo di geografia sono state inserite pagine dedicate alla Cina nonostante l’Asia non facesse parte del programma destinato alle classi per cui è pensato il progetto.

Sottolineato, infine, da tutti i relatori l’indispensabile contributo dei madrelingua cinesi e arabi alla costituzione concertata di testi che fossero pensati in arabo e in cinese e non semplicemente tradotti, nella consapevolezza che tradurre da una lingua all’altra significa anche tradurre da una cultura all’altra, operazione particolarmente delicata quando il target della mediazione culturale è costituito da bambini.

Concetta Carotenuto

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