Intervista al professore Riccardo Naldi
Intervista al professore Riccardo Naldi
Depositati nell'Open Archive d'ateneo i primi documenti di un prestigioso lavoro di ricerca
Professore, prima di parlare di questa operazione, qualche domanda relativa al suo percorso: che studi ha fatto e con chi si è formato?
“Ho studiato all’Orientale e mi sono laureato in Storia dell’Arte con Francesco Abate; poi ho proseguito con il perfezionamento alla Federico II, con Giovanni Previtali, e oggi insegno Storia dell’arte moderna all’Orientale.”
Quali sono i suoi principali interessi di ricerca?
“Sono impegnato nello studio della produzione artistica napoletana e dell’Italia meridionale nell’età moderna, dal ‘400 al ‘700.”
A cosa sta lavorando in questo periodo e quali sono i progetti futuri?
“Al momento sto studiando i rapporti tra gli artisti spagnoli nell’Italia agli inizi del ‘500. Per quanto riguarda i progetti futuri, vorrei completare il progetto relativo all’Archivio Filangieri.”
Arriviamo al motivo di questa intervista: di recente sono stati inseriti nell’OPAR – l'Archivio istituzionale ad accesso aperto dell’Orientale – alcuni importanti documenti dell’Archivio Filangieri. Ci parli di questa operazione.
“Lo scopo del lavoro è l’acquisizione in formato elettronico – per la conservazione e la pubblicazione – dei documenti raccolti dall’archivista Gaetano Filangieri alla fine dell’800, oggi conservati nell’archivio dell’omonimo Museo Civico .
Il Filangieri svolse un accurato lavoro di raccolta , trascrizione e archiviazione di numerosissimi documenti conservati nell’Archivio di Stato e nelle collezioni e negli archivi privati. In realtà oggi si dispone soltanto di una parte dei documenti raccolti dal Filangieri perché quelli più importanti – trasferiti dalla sede di Napoli in una villa privata di San Paolo Belsito per paura dei bombardamenti sul finire della guerra – furono distrutti in un incendio appiccato dai tedeschi durante la fuga.
Stiamo lavorando all’acquisizione di 1400 documenti ancora disponibili – raccolti dal Filangieri in vista di una pubblicazione edita tra il 1883 e il 1891, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane – che rappresentano la più importante storia dell’arte di Napoli su base documentaria e verranno inseriti e resi liberamente consultabili nell’archivio istituzionale ad accesso aperto dell’Orientale, l’OPAR.
Il gruppo di lavoro è composto dal sottoscritto e da un assegnista di ricerca dell’Orientale, Fabio Speranza, dal professore Andrea Zezza della SUN, dal professore Stefano Palmieri dell’Istituto di Studi Storici e da Gianpaolo Lionetti, del Museo Civico Gaetano Filangieri.”
La possibilità di pubblicare in un archivio istituzionale ad accesso aperto – con la massima diffusione al minor costo possibile e nel minor tempo possibile – cosa ha rappresentato per il vostro gruppo?
“I vantaggi offerti della pubblicazione in accesso aperto sono davvero notevoli. Non voglio assolutamente sminuire l’importanza dell’editoria tradizionale e cartacea, che è e sarà sempre insostituibile, ma l’editoria elettronica ha reso possibili cose che prima non erano immaginabili. La fruibilità delle opere, l’economia del processo di deposito soprattutto se paragonato all’accessibilità che garantisce, la possibilità di effettuare ricerche molto accurate all’interno di tutti i documenti, la velocità dei tempi di pubblicazione, e così via.
Questo progetto va avanti dagli anni Ottanta e, allora, si pensava ad una pubblicazione in un volume a stampa. Oggi le cose sono cambiate e dato che è possibile pubblicare in un archivio istituzionale ad accesso aperto – anche grazie all’Orientale che si è impegnato in questo settore ed è in linea con gli standard internazionali – abbiamo scelto di procedere così. In questa prima fase del lavoro verrà depositata metà dei documenti già acquisiti in formato elettronico, circa settecento documenti; in una seconda fase continueremo con la restante metà.
E chissà che la pubblicazione dell’Archivio Filangieri nell’OPAR non possa costituire, in futuro, un nucleo attorno al quale iniziare a costituire un archivio ancora più grande sulla storia dell’arte a Napoli.”
Azzurra Mancini