La musica elettronica nell’Italia degli anni ’50
La musica elettronica nell’Italia degli anni ’50
Andrea Arcella e Sergio Cavaliere hanno tenuto una lezione sullo Studio di fonologia musicale della RAI di Milano, nell’ambito del seminario Musica Occidentale Orientale
Il concetto di artista ha subito una continua evoluzione nel corso dello sviluppo del pensiero occidentale. Nella Ästhetik del 1934 Alfred Baeumler scrive che ancora nel Medioevo, più che di artista, bisogna parlare di artifex la cui attività si svolge a partire dalla bottega. Qui l’opera non nasce da un’azione individuale basata su regole già fissate, ma dal mettere insieme diversi saperi, seguendo quello che Luigi Pareyson, nell’Estetica del 1954, chiama il principio della formatività: “nel corso stesso dell’operazione artistica si inventa il modus operandi”. A queste esperienze di bottega bisogna rifarsi per capire ciò che accadeva negli studi di musica elettronica che nascono intorno alla metà del secolo scorso. Andrea Arcella, fisico, musicista, docente di informatica e curatore di un blog (http://www.sedicitonnellate.com) – insieme a Sergio Cavaliere, professore presso le Facoltà di Ingegneria delle Università di Napoli e di Bergamo – ha tenuto una lezione sullo Studio di fonologia musicale della RAI di Milano, nell’ambito del seminario “Musica Occidentale Orientale” organizzato dal professore Giovanni La Guardia.
Attraverso la visione di video d’epoca e l’ascolto di alcuni brani, preceduti da un’introduzione sulle premesse storico-estetiche e da un intervento di carattere scientifico-musicale di Cavaliere, Arcella ha mostrato quali fossero lo spirito e l’atmosfera che si vivevano nello studio, dove tutto scaturiva dalla collaborazione di tre figure fondamentali: il musicista, il tecnico e l’ingegnere.
Lo Studio nasce infatti nel giugno 1955 da un’idea dei compositori Luciano Berio e Bruno Maderna con l’aiuto del fisico Alfredo Lietti e del tecnico Marino Zuccari. Proprio il Lietti – in un articolo del ’56 sulla rivista Elettronica – rende chiaro come il lavoro procedesse nella forma del laboratorio: “il musicista può avere una chiara idea del suono che vuole raggiungere, ma è un’idea musicale, naturalmente. Al tecnico interessano invece i dati fisici del suono. È ovvio che la difficoltà può essere superata solo con un reciproco sforzo di avvicinamento”.
Come tiene a sottolineare Arcella, dalla reciprocità dei diversi saperi nascono importanti opere del periodo, come Thema (Omaggio a Joyce) di Berio (in collaborazione con Umberto Eco), o Scambi di Henri Pousser, composta con l’aiuto del “filtro di ampiezza”, dispositivo elettronico ideato da Lietti.
Aniello Fioccola