Laurea honoris causa a Riccardo Muti
Laurea honoris causa a Riccardo Muti
11 marzo 2013 – L'Università degli studi di Napoli “L'Orientale” ha conferito la Laurea Honoris Causa in “Letterature e Culture Comparate” al Maestro Riccardo Muti
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Il conferimento si è svolto nella suggestiva cornice della Basilica di S. Giovanni Maggiore, che ha potuto accogliere un pubblico numerosissimo e consentire di eseguire la dimostrazione che il Maestro avrebbe di lì a poco proposto.
Il Rettore Lida Viganoni, nel dare inizio alla cerimonia, ha voluto innanzitutto sottolineare l'importanza dell'evento per l'Ateneo, ringraziando l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli per la possibilità di usufruire della Basilica in occasione del conferimento. Un ringraziamento è stato rivolto poi al Conservatorio San Pietro a Majella sia per il contributo dato alla realizzazione dell'evento sia per la possibilità offerta ai giovani musicisti di svolgere una prova d'orchestra con il Maestro Muti: la Lectio Magistralis è consistita, infatti, in una Prova d'Orchestra della Sinfonia n. 8 di Schubert, eseguita con l'Orchestra del Conservatorio.
Il Rettore ha poi spiegato l'importanza del conferimento della Laurea Honoris Causa: “per una figura di spicco nel panorama internazionale, un testimone dell’arte italiana nel mondo, modello per i giovani, grande italiano e grande napoletano” sottolineando, inoltre, la particolarità del momento per la città e per la sua cultura: “un momento difficile per eventi come il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini e l'incendio del Polo di eccellenza di Città della Scienza”.
Il filo conduttore tra l'Ateneo e il conferimento è spiegato in maniera chiara ed efficace, ricordando in che misura la musica possa essere un linguaggio capace di creare ponti tra individui e culture, vicine o distanti, così come lo sono del resto le lingue e le loro parole. Citando la biografia di Muti, apparsa di recente – Prima la musica, poi le parole. Autobiografia, Rizzoli, 2010 – Lida Viganoni non ha mancato di sottolineare il peso di alcune delle parole del Maestro: “Lei, al contrario [di quanto recita il titolo del volume], esprime nella sua opera fiducia nelle parole, ad esse riconosce la massima importanza. E se la sua autobiografia è un ritornare indietro negli agostiniani ‘palazzi della memoria’, essa è un ri-cominiciare dalle parole. E anche in ciò io ritrovo assonanza tra la sua e la nostra missione.”
Nei saluti di apertura, Salvatore Luongo, Direttore del Dipartimento di Studi Letterari Linguistici e Comparati, rivolgendosi al Maestro ha ricordato il momento in cui fu proposto il conferimento della Laurea: “Fu nell'ottobre del 2011 che la professoressa Amneris Roselli, nella sua funzione di Preside, propose alla Facoltà di Lettere e Filosofia, perché a sua volta se ne facesse sostenitrice nel consesso del Senato Accademico, di renderle omaggio con questo riconoscimento; un riconoscimento (parafraso la motivazione che accompagnava la petizione) volto a onorare il suo incomparabile contributo, Maestro Muti, alla diffusione della cultura musicale, le sue rare qualità intellettuali e professionali, la sua straordinaria carriera in Italia e presso le più prestigiose istituzioni musicali europee e americane, la sua sempre attiva presenza anche nella realtà napoletana, un'attenzione memore delle sue origini, che lei ama definire apulo-campane, e della sua formazione al Conservatorio di San Pietro a Majella”.
La Laudatio Academica di Giampiero Moretti è stata un'ulteriore occasione per ripercorrere le tappe della vita di Muti e della sua opera: a partire dall'infanzia, dalle origini napoletane e dai legami con i Maestri, i musicisti e i pensatori incontrati durante il suo ricco percorso – quali Nino Rota, Federico Fellini, Bruno Bettinelli e Antonino Votto, per citarne solo alcuni – fino a giungere ai numerosi successi e riconoscimenti internazionali ricevuti, come l'incarico di Direttore Stabile del Maggio Musicale Fiorentino, e i rapporti con le Orchestre di Londra, la Philadelphia Orchestra o la Filarmonica di Vienna definita dal Maestro stesso come la collaborazione “forse [la] più importante della mia vita”. Prima di concludere questo excursus, Moretti si è soffermato sulla “fedeltà” del Direttore: “Ricondurre esecutori ed orchestra a quella che è la partitura come elettivo, se pure non esclusivo, momento di riferimento dell'esecuzione dell'opera, è compito, credo di poter dire, che il Maestro ha riconosciuto come fondamentale”. A conferma di questo, Moretti ha citato le parole di Muti che, nel raccomandare di prestare fede alle partiture di Verdi e a ciò che in esse era scritto, afferma: “colpire – o meglio: far colpire da Verdi – il pubblico non solo visceralmente, ma totalmente”. Una fedeltà alla partitura che, come dimostrato durante la successiva Lectio, può soltanto rappresentare un modo per crescere, nella musica e nella sensibilità per l'ascolto.
Prima di dare inizio alla Lectio Magistralis, il Maestro Muti ha voluto ringraziare quanti hanno voluto e promosso questo momento – il Rettore Lida Viganoni e le istituzioni dell'Orientale, così come la Direttrice del Conservatorio e i giovani musicisti presenti – soffermandosi a lungo su un elemento che egli stesso ha definito fondamentale: le proprie origini e la cultura partenopea, ovvero quella forma di “napoletanità” di cui bisogna sempre andare fieri, anche nei momenti più difficili, come quello attuale.
Con serietà ma anche grande simpatia – dopo aver raccontato diversi aneddoti relativi ai suoi anni a Napoli, al Conservatorio così come al Liceo Vittorio Emanuele – Muti ha concluso chiedendo a tutti, ma soprattutto ai giovani, di avere fiducia e di non smettere mai di “credere nella propria città” anche perché “peggio di così non può andare”...
A questo punto è giunto l'atteso momento della Lectio. Una lunga prova – tanto complessa per i musicisti quanto piacevole per il pubblico – nel corso della quale è stato possibile osservare il Maestro all'opera, nel verso senso della parola. E il linguaggio del Direttore è divenuto il protagonista assoluto dell'incontro. Ad interrompere le frasi musicali, gli attacchi e i vari passaggi, solo le parole di Muti e i suoi gesti – semplici, e mai troppo enfatici, come ha affermato di preferire – con i quali ha “instradato” i musicisti verso la lettura e l'esecuzione della partitura, correggendone, quando necessario, minime sbavature e cercando di offrire come egli stesso ha affermato: “qualcosa, se possibile, di ciò che ho imparato in tanti anni”.
Per i presenti è stata un'occasione unica per poter comprendere cosa accade quando si costruisce, un passo per volta, l'esecuzione di una sinfonia: la cura di ogni singolo dettaglio, l'importanza della sintonia tra tutti coloro che nel medesimo momento diventano esecutori di un unico fluire: dalla corda che deve vibrare prima ancora che si inizi a suonare alla difficoltà del passare da un piano ad un forte senza che questo diventi un fortissimo. Un modo alquanto inconsueto di ascoltare una sinfonia – con la piena partecipazione al suo essere in fieri piuttosto della mera, pur se eccezionale, fruizione del suo risultato – che sembra richiamare quanto affermato in precedenza rispetto alle partiture di Verdi: raggiungere lo spettatore e legarlo così all'opera, “non solo visceralmente, ma totalmente”, come forse solo la musica sa fare.
Scarica il libretto pubblicato in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in formato PDF.
Testo a cura di Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco