Onomatopee e fumetto

 

Onomatopee e fumetto

Francesca Dovetto

Nei fumetti anche l'onomatopea cambia nel corso del tempo

Professoressa Dovetto, a cosa è dedicato l'intervento che presenta in occasione delle Giornate di studio “Un ambiente fatto a strisce” organizzate dall'Orientale?

“Il mio intervento è dedicato all'analisi, sincronica e diacronica, di alcune onomatopee, molto frequenti nel testo fumettistico insieme ad altri elementi come interiezioni, allocutivi e vocativi. Nella prospettiva diacronica, in particolare, lo studio delle onomatopee mette in evidenza le varianti e alterazioni dovute al progressivo adattamento di queste forme nel sistema fonologico e lessicale della lingua italiana che in alcuni casi ha prodotto anche delle vere e proprie sostituzioni: ad es. SLAM, dall'inglese to slam ‘sbattere, chiudere violentemente', è stato recentemente sostituito da alcuni autori italiani con SBATT, troncamento da sbattere.Nella storia lessicale delle onomatopee si riflette inoltre la storia degli oggetti concreti che mutano col mutare dei tempi e delle tecnologie”.

Come si è avvicinata a tale ambiente (a strisce)?

“Ho sempre amato il mondo dei fumetti e ora ho la fortuna di poterlo anche studiare da linguista”.

Fumetto, graphic novel, graphic journalism: quali le differenze?

“Come nelle scatole cinesi, il fumetto identifica una più ampia tipologia testuale, ossia l'insieme dei generi e della produzione fumettistica nell'ambito della quale graphic novel rappresenta il racconto esteso e graphic journalism un altro modo di illustrare la cronaca, appunto disegnandola”.

Graphic novel: cosa rappresenta per lei?

“Un affascinante ‘ambiente a strisce’ sul quale mi aspetto, in occasione di queste Giornate di studio organizzate dall'Università L'Orientale, di imparare molto dando un'occhiata anche dietro le sue quinte nell'incontro con gli autori, sceneggiatori, editori...”

Il fumetto e l'ecologia: una relazione connaturata?

“La natura stessa del fumetto riflette una strettissima relazione con l'ambiente e tutte le tematiche legate alla sua tutela e, comunque, all'ambiente in generale ne hanno fatto, storicamente, spesso parte”.

Ci fa un esempio di comunicazione, a suo parere ben riuscita, attraverso il fumetto?

“Un buon esempio è Mauss, il capolavoro di Spiegelman”.

Come è cambiata la percezione del fumetto negli ultimi cinquant'anni? E i suoi contenuti?

“Penso che un esperto di storia del fumetto sappia rispondere a questa domanda meglio di come non possa fare io; dal mio punto di osservazione posso soltanto notare che, come la lingua ordinaria, standard, anche la lingua del fumetto si è modificata, più o meno, nel tempo, adattandosi a realtà nuove e alle nuove esigenze del suo pubblico”.

Qual è il lettore ideale di fumetti?

“Non penso che ci sia un lettore ideale in particolare, perché ogni tipologia di fumetto ha un suo specifico target”.

Ci sono temi che si prestano meglio o peggio al racconto tramite il fumetto? Se sì quali?

“Potenzialmente tutti sono idonei; ultimamente abbiamo visto come anche la cronaca possa essere egregiamente raccontata attraverso il fumetto”.

La costruzione dell'immaginario del lettore è ‘guidata’ nel fumetto dalle immagini (anche sonore) che fanno da contesto alla scena. In questo senso, rispetto ad un romanzo o racconto scritto ‘tradizionale’, nella trasposizione da una lingua ad un'altra c'è una parte del racconto (una parte fondamentale) che resta immutata. Rispetto all'immediatezza delle immagini, quanto contano le parole nel fumetto?

“In realtà nel fumetto la storia viene rappresentata attraverso il contributo di più componenti, tutte fondamentali alla ricostruzione della trama: disegno, colore, rumori, didascalie e dialoghi... Ma è sempre il lettore che ‘dà un senso al tutto’, come sottolineava Rodari, perché il testo fumettistico in realtà è una sorta di stenografia del testo, presentato al lettore ‘per salti e frammenti’. Per questo motivo ognuno degli elementi di cui consta il fumetto è fondamentale”.

Quali sono secondo lei le motivazioni della minore (o tarda) attenzione rivolta a questo genere nell'ambito degli studi letterari e accademici in generale?

“La falsa convinzione che si tratti di un testo semplificato, fruibile esclusivamente da parte dalle generazioni più giovani”.

Qual è il suo fumetto preferito?

“Ne amo diversi, dal classico Topolino ai più recenti”.

Ha mai letto un fumetto in lingua straniera? Qual è la bellezza della lettura in lingua originale, quali le perdite nella trasposizione in un'altra lingua e dunque cultura?

“Come ho già detto, nel fumetto la componente linguistica è accompagnata da altre componenti di pari importanza ai fini della ricostruzione della storia, di conseguenza la traduzione da una lingua all'altra crea minori difficoltà alla comprensione piena del testo rispetto ad altre tipologie testuali. Ciò non toglie che in alcuni casi il senso del racconto risulti più facilmente e pienamente accessibile al lettore quando la lingua in cui questo viene creato, e poi letto, è la stessa; questo è evidente proprio nella storia di alcune onomatopee e interiezioni che sono state ri-create nella lingua di traduzione proprio perché riacquistassero immediatezza significativa (si pensi, ad es., all'azione del saltare espressa dalla voce inglese jump vs. l'italiano zomp)”.

Quale ruolo ha o può avere il fumetto nella mediazione interculturale, anche considerando la sua vasta circolazione?

“Ha e può avere un ruolo di notevole importanza, per questo è bene osservare, studiare con attenzione e da molteplici punti di vista, questa singolare tipologia testuale. In questo senso le Giornate di studio dedicate al fumetto si distinguono per attualità e lungimiranza”. 

Quale ruolo può avere il fumetto nella formazione ed educazione dell'individuo, considerata la sua diffusione in fasce d'età molto giovani?

“Certamente ne ha molta: avvicina alla lettura, aiuta alla scomposizione e comprensione del testo, arricchisce emotivamente. Insomma offre contenuti, anche complessi, in modo estremamente ludico e perciò adatto a tutte le fasce d'età e particolarmente alle più giovani”.

Nel Suo intervento parlerà delle Onomatopee in diacronia nel fumetto, da che cosa è nata l’idea di interessarsi a questo tema?

“Nasce dal mio interesse per tutto ciò che costituisce una limitazione all'arbitrarietà del segno e di cui le onomatopee rappresentano l'esempio più evidente e 'da manuale', anche se, a ben vedere, le stesse onomatopee perdono poi parte della loro originaria iconicità una volta che vengono accolte all'interno del codice linguistico”.

Ha trovato dei punti in comune con quanto avviene nei mutamenti storici che interessano il lessico e le strutture grammaticali di una lingua?

“Il mio lavoro è appena agli inizi, quindi la possibilità di mettere in relazione quanto avviene nella 'storia' delle onomatopee con i mutamenti che coinvolgono le strutture grammaticali, ma soprattutto il lessico di una lingua, è ancora tutta da approfondire”.

Nelle onomatopee il rapporto tra il segno e il suo referente si basa comunemente sull’iconicità. Le è capitato di incontrare invece onomatopee dal significato “arbitrario”, ovvero non basato sulla somiglianza con il rumore o l’entità reale di riferimento?

“Sì, certamente, e alcuni esempi fatti sopra lo dimostrano”.

Come si collocano le onomatopee rispetto al parlato vero e proprio in una graphic novel?

“Le onomatopee si accompagnano a tutti i registri del linguaggio fumettistico, ma abbondano particolarmente nel parlato vero e proprio, insieme ad altre forme foniche fortemente imitative dell'oralità, come ad esempio le interiezioni”.

Se dovesse immaginare una continuazione a questo suo intervento, come pensa si evolveranno le onomatopee nei prossimi decenni?

“Se nulla possiamo predire della lingua dei prossimi decenni, se non con molta, moltissima approssimazione, lo stesso vale anche per le onomatopee. Certo si adegueranno alla storia linguistica dei diversi codici di appartenenza”.

Il fumetto è senza dubbio un testo complesso nel quale si intrecciano parole, illustrazioni e convenzioni grafiche. Secondo Lei, questo genere quali altri spunti può dare alla ricerca linguistica?

“Certamente ci avvicina alla comprensione di quanto la trasmissione e ricezione di un messaggio sia condizionata da fattori molteplici, cotestuali e contestuali, inerenti ai segni linguistici utilizzati e alla struttura della lingua alla quale questi appartengono, ma anche alla nostra fisicità di parlanti, così come al mondo che ci circonda... Insomma, ci consente di riflettere ulteriormente sul cosiddetto uso della lingua in contesto”.

Fabiana Andreani

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