Tirocini Mae-Crui: dalla teoria alla pratica, l’esperienza di una studentessa

 

Tirocini Mae-Crui: dalla teoria alla pratica, l’esperienza di una studentessa

Rita Vastarelli

Abbiamo incontrato Rita Vastarelli, studentessa iscritta al secondo anno della Laurea Magistrale in Lingue e Comunicazione interculturale in area Euromediterranea, che ci ha raccontato della sua esperienza come tirocinante negli uffici della Farnesina grazie ad uno stage offerto dal Ministero degli Affari Esteri

Cos’è il Mae-Crui?

“Il Programma di tirocini MAE CRUI nasce dalla collaborazione fra il Ministero degli Affari Esteri e la Fondazione CRUI per le Università Italiane con lo scopo di avviare studenti e neo laureati a tirocini formativi e di orientamento. Il Ministero offre la possibilità di effettuare uno stage presso i suoi uffici a Roma e all’estero, comprese ambasciate, consolati, istituti italiani di cultura, rappresentanze permanenti. I tirocini durano tre mesi e possono essere eventualmente prorogati di un mese.”

Cosa l’ha spinta a partecipare al progetto?

“Oltre a considerare la fama dei tirocini Mae mi entusiasmava l’idea di poter coniugare i due ambiti che maggiormente mi interessano: quello delle lingue straniere e quello della promozione culturale.”

Per quale reparto ha fatto domanda?

“La mia domanda era indirizzata alla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma.”

Che tipo di mansioni ha svolto?

“I miei compiti al Ministero comprendevano lavori di segreteria, assistenza per l'organizzazione di conferenze stampa, preparazione di rassegne stampa e collaborazione alla piattaforma editoriale Estericult, che ha come obiettivo la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero.”

Come ha conciliato il tirocinio con lo studio universitario?

“Conciliare lo studio con il tirocinio non è stato semplice: il mio stage è iniziato a settembre 2010 in concomitanza con la sessione di esami autunnale nonché con i corsi del primo semestre. Trovandomi a Roma e lavorando in media sei ore al giorno mi risultava difficile studiare ed ovviamente impossibile frequentare le lezioni. Mi sono quindi dovuta accontentare di aggiornamenti e notizie a distanza che ricevevo dalle mie colleghe di corso ma non rimpiango questa scelta, anche se questo implicherà affrontare qualche difficoltà in più nello studio né è davvero valsa la pena.”

Ci parli un po’ degli uffici della Farnesina visti con gli occhi di una giovane studentessa.

“Devo ammettere che varcare la grande porta d'ingresso e camminare lungo i corridoi della Farnesina è stato, soprattutto durante i primi giorni, eccitante. Era la mia prima volta in un Ministero. Mi guardavo intorno e sbirciavo nelle stanze aperte, la curiosità prendeva il sopravvento. Una delle esperienze che mi ha maggiormente colpito è stata la visita all'Unità di Crisi: il Ministero organizzò, appositamente per noi tirocinanti, una visita guidata per vedere da vicino il frenetico e continuo lavoro di chi si trova a dover affrontare tutti i giorni e a tutte le ore le situazioni d'emergenza degli italiani sparsi in giro per il mondo.”

Oltre al fatto di poter aggiungere un'interessante voce nel suo curriculum vitae, cosa le ha lasciato questa esperienza?

“Se ripenso ai tre mesi alla Farnesina non posso fare altro che considerarli un'esperienza importante che sono felice di aver vissuto: ha significato tanto, non solo per il tirocinio in sé. Ho conosciuto gente nuova, studenti e personalità del Ministero; ho vissuto in una città come Roma da settembre a dicembre ed è stata la prima volta lontana da casa per così tanto tempo; ho imparato nuove cose che, a distanza di qualche mese, posso affermare con certezza che hanno contribuito alla mia crescita sia personale che professionale”.

In che modo lo stage l’ha aiutata a definire meglio le sue inclinazioni professionali?

“Il lavoro svolto al Ministero mi ha permesso di perfezionare le competenze acquisite durante il percorso universitario, come l'uso della lingua inglese e la stesura di testi ed articoli sia in lingua che in italiano. Inoltre ho avuto la possibilità di mettere in pratica le conoscenze relative ad un master in valorizzazione dei beni culturali che ho frequentato dopo il conseguimento della laurea triennale: mi sono trovata ad organizzare conferenze stampa e progettare manifestazioni culturali. Ho avuto la possibilità di passare all’atto pratico applicando sul campo ciò che avevo studiato sui libri. In questo modo l’esperienza del Mae Crui mi ha aiutata a chiarire ulteriormente le idee riguardo le mie inclinazioni professionali orientandole sempre più verso l' ambito dell'organizzazione di eventi culturali e della loro promozione in Italia e all'estero.”

Consiglierebbe un’esperienza simile ai suoi colleghi?

“Come ho già detto quest'esperienza è stata per me molto importante ma non nascondo che ci sono stati anche degli aspetti negativi: primo fra tutti il fatto che né il Ministero né l'Università prevedessero alcun contributo, nemmeno i buoni pasto, per tutto il periodo di stage. Questo aspetto rende proibitivo per molti e dispendioso per gli altri la partecipazione al progetto. Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia alle spalle che potesse permetterselo ma capisco che non è sempre facile. A ciò si aggiunge il fatto che non sempre le aspettative create dalle descrizioni del lavoro da svolgere sono soddisfatte, come è accaduto ad alcuni tirocinanti che ho conosciuto.”

Quali sono i suoi progetti a breve termine?

“I progetti a breve termine si svilupperanno in terra iberica. Ho vinto l'Erasmus Placement e a fine febbraio partirò per Madrid: starò lì tre mesi e lavorerò presso il “Grupo Intramuros” una rivista letteraria che si occupa, tra l’altro, dell’organizzazione di festival letterari.”

Quali sono i suoi progetti futuri?

“Nei progetti futuri, oltre al conseguimento della laurea magistrale ci sono l'intenzione e la speranza di smetterla con la teoria e passare alla pratica. Una pratica che non sia però lo stage non retribuito di turno ma un lavoro che mi auguro sia in ambito interculturale.”

Chiara Pasquinucci

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