1510-2010 Cinquecento anni dall’espulsione degli ebrei dall’Italia Meridionale

 

1510-2010 Cinquecento anni dall’espulsione degli ebrei dall’Italia Meridionale

Meridione ed ebraismo: un futuro di condivisione

23 novembre 2010 - Si è concluso oggi il Convegno Internazionale Cinquecentenario dall’espulsione degli Ebrei dall’Italia Meridionale, diretto e organizzato dal professore Giancarlo Lacerenza, docente di Lingua e Letteratura Ebraica Biblica e Medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Il convegno, durato due giorni, ha voluto ricordare il tragico evento dell’espulsione degli ebrei – prima dalla Spagna e successivamente dal Regno di Napoli – in seguito all’emanazione dell’editto del 1492 voluto dai re cattolici spagnoli.
Ad inaugurare l’evento il pro-rettore dell’ateneo “L’Orientale” Elda Morlicchio, che ha sottolineato l’importanza degli studi relativi alla cultura ebraica ribadendo che già nel lontano 1930 L’Orientale presentava nella sua offerta formativa lo studio della Lingua e Cultura Ebraica. Da qui nasce l’importante sodalizio nonché la sinergia tra gli studi accademici e la stessa comunità ebraica presente a Napoli, oggi presieduta da Pier Luigi Campagnaro. Una comunità di fondamentale importanza: Campagnaro ha ricordato ad esempio quanto sia stata lesiva la perdita subita dal regno di Napoli all’alba di quel 23 novembre 1510.
Fino al 1491 Napoli aveva rappresentato la prima grande esperienza di convivenza pacifica tra ebrei e abitanti del Regno, esperienza che vide la sua fine dopo l’emanazione dell’editto di espulsione di tutti gli ebrei dai territori spagnoli. Migliaia di famiglie ebraiche si riversarono quindi nell’Italia meridionale dove la loro sorte non fu migliore. Nel 1510, ciò a cui si assistette fu un vero e proprio esodo biblico, come lo ha definito lo stesso Campagnaro, doloroso evento che costrinse gli ebrei a lasciare tutto ciò che fino a quel momento aveva rappresentato la propria dimora.
La fitta rete di interventi susseguitisi nella prima giornata ha avuto come filo condutture la necessità di riscoprire l’antico matrimonio tra il Sud Italia e l’ebraismo grazie alla dislocazione delle molte comunità ebraiche nel XIV in tutta l’Italia meridionale; come ha dimostrato nel suo intervento Anna Esposito, docente presso l’Università di Roma “La Sapienza”, che ha rintracciato la ricca presenza di profughi ebrei in tutto lo stato pontificio e territori limitrofi. Intervenuta anche Nadia Zeldes, docente presso l’Università di Gerusalemme, con un contributo incentrato sul confronto critico tra testimonianze di matrimoni tra ebrei ed ebrei convertiti, i cui problemi di stato civile furono non pochi.
Giancarlo Lacerenza insieme al professore Francesco Lucrezi dell’Università di Salerno ha tracciato il contesto storico e politico in cui è avvenuta la lunga tragedia di discriminazione, sopraffazione e violazione dell’identità del popolo ebreo. In particolare il professore Lucrezi e poi il rabbino Gadi Piperno dell’Unione delle Comunità Ebraiche hanno messo in evidenza come la riunione delle due corone spagnole, avvenuta alla fine del Quattrocento, abbia trovato nell’antisemitismo il mezzo per lo sradicamento dell’identità della comunità ebraica a favore di un standardizzazione di religione, cultura e cliché cattolici.
Altro importante fattore discusso nei due giorni di convegno è stato l’interconnessione delle vicende avvenute in Spagna e di riflesso in tutta l’Italia meridionale; vicende le cui notizie sono rintracciabili nel commentario biblico di Abravanel e di cui hanno portato testimonianza Robert Bonfil dell’Università di Gerusalemme e Cedric Cohen Skalli dell’Università di Haifa.
Espulsione, esilio, oblio sono parole che risuonano a noi poco familiari ma che, al contrario, hanno segnato la storia e gli animi di un’intera popolazione.
Rimarginare una ferita così grande come quella che è stata inflitta al popolo ebraico è impossibile; è però necessario, come ha evidenziato il professore Cedric Cohen Skalli, riuscire ad adottare e applicare un modello politico che eviti di ricadere nel dispositivo dell’espulsione forzata.

Dorina Buselli

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