Apostoloff

 

Apostoloff

La copertina del libro Apostoloff

Sibylle Lewitscharoff presenta il suo ultimo libro: l’evento ospitato dall’Ateneo e dal Goethe-Institut di Napoli

“Questa è una storia vecchia, mi ha accompagnato per tutta la vita. E ogni cinque anni sembrava persino che cambiasse. Dentro di me la modificavo di continuo, ora in forma più gradevole e conciliante, ora in una più tagliente. Apostoloff è capitato in una fase tagliente. Ma non è stata un’ossessione: questa libertà interiore l’avevo già da tempo raggiunta – Apostoloff non è affatto un mezzo per riuscire a distaccarmi dalla figura di mio padre.” (Intervista rilasciata al Frankfurter Rundschau.)
Apostoloff (2009) è il titolo dell’ultimo romanzo di Sibylle Lewitscharoff (Stoccarda, 1954), che l’autrice tedesca presenterà a fine marzo a Napoli. Apostoloff è anche il cognome di un personaggio del libro: Rumen Apostoloff, autista bulgaro che con la sua Daihatsu accompagna e guida due sorelle tedesche nel loro viaggio attraverso l’odierna Bulgaria, l’una sul sedile posteriore, l’altra accanto a lui, entrambe di origini bulgare ma nate in Germania. Non senza significative connessioni con alcuni dati biografici dell’autrice, l’io narrante – che viaggia sul sedile posteriore – lungo la strada ripercorre frammenti di memoria di vita familiare, ricostruiti insieme alla sorella fra dialoghi, monologhi e silenzi. La rievocazione della vita sociale nella comunità bulgara di un sobborgo di Stoccarda, in particolare il ricordo dell’enigmatica figura paterna, non sono privi di motivi problematici. L’insolito pretesto del viaggio è dato proprio dalla salma del padre – morto suicida quando la protagonista era ancora una bambina – ora riportata in patria dalla Germania insieme ad altri diciannove cadaveri, tutti appartenenti ad emigrati bulgari dei tempi della seconda guerra mondiale, con una carovana di tredici limousine.
Insieme Familienroman e racconto di viaggio, Apostoloff è un romanzo inconsueto nei contenuti: il tema del viaggio, quello del ritorno; l’esplorazione della terra natia come spazio “altro”; l’attraversamento di zone lontane e di confine – tutti questi temi non avrebbero granché di nuovo per la letteratura di una Germania che da secoli è un territorio d’incroci e d’intrecci di popoli di diversa nazionalità. Ma il dato singolare di Apostoloff è lo scenario che si prospetta agli occhi delle sorelle ritornate “a casa”: la Bulgaria non è certo un paradiso ritrovato – non viene fuori un retrogusto nostalgico o sentimentale, né si riconosce il disegno preciso di una ricerca dell’identità perduta. Il viaggio delle due sorelle procede invece parallelo al percorso retrospettivo del ricordo, e ne condivide i risvolti controversi e conflittuali – e la Bulgaria stessa viene vista nelle sue brutture di zona provinciale e retrograda, qua e là malridotta e in degrado, in ogni caso estranea agli occhi disincantati e all’esperienza delle due protagoniste.
La sperimentazione risiede anche nella scrittura: la Lewitscharoff padroneggia la narrazione con lucidità e scioltezza e la dipana attraverso diversi personaggi, diverse prospettive, diversi registri; la sua lingua letteraria sfrutta tutto il potenziale creativo del tedesco – in particolare la flessibilità della Wortbildung – e insieme rivela sensibilità espressiva nell’evitare il più possibile di eccedere in virtuosismi o invenzioni autocompiaciute. Spesso trova soluzioni stimolanti o divertenti, con fantasia o con ironia, con ritmo scorrevole e incalzante; in altri momenti, dove necessario, il registro s’innalza per tono e spessore e laconicità.

Sibylle Lewitscharoff ha pubblicato anche saggi e testi di critica. Nella sua produzione letteraria si annoverano già: 36 Gerechte (1994), breve prosa con illustrazioni; Pong (1998), romanzo breve con cui ha vinto il prestigioso premio intitolato a Ingeborg Bachmann; Der höfliche Harald (1999), libro per bambini; i due romanzi Montgomery (2003) e Consummatus (2006) che precedono appunto Apostoloff, del 2009, anch’esso premiato, alla Fiera del Libro di Lipsia.
Il titolo Apostoloff, nella sua morfologia, richiama facilmente alla mente un’evocazione biblica. Non è un caso, visto che l’autrice ha una formazione in teologia e studi religiosi, a cui si affiancano approfondite conoscenze di antropologia, psicologia e sociologia. Tali strutture confluiscono in un approccio complesso e poliedrico alla letteratura: in particolare, i suoi scritti sono spesso integrati da apparati grafici – numeri, simboli, icone, illustrazioni e soprattutto creazioni figurative costruite con la tecnica degli Scherenschnitte (ritagli), ovvero collage che uniscono cripticamente disegni, dipinti, parole, fotografie. Queste raffigurazioni ora si rifanno direttamente ai contenuti della sua letteratura, ora evocano significati mistico-religiosi e allegorici, che alludono al suo mondo narrativo. E allora sembra calzarle a perfezione il nome di sibilla.

L’occasione dell’incontro è offerta dal progetto SLT (Scritture Letture Tedesche), realizzato e coordinato dai docenti dell’Orientale Valentina Di Rosa e Sergio Corrado: con la collaborazione di studenti, laureati e dottorandi, il seminario si è riunito per preparare gli incontri, come già avvenuto per i precedenti autori invitati. L’evento sarà ospitato dall’Ateneo stesso – dove gli studenti potranno incontrare l’autrice e rivolgerle direttamente domande intorno a una “tavola rotonda” – e dal Goethe-Institut di Napoli, dove Sibylle Lewitscharoff terrà una conferenza di presentazione del suo libro. I due incontri saranno preceduti da un ulteriore seminario, dedicato al panorama della poesia tedesca contemporanea, tenuto da Thomas Geiger del Literarisches Colloquium Berlin, altra importante istituzione culturale e letteraria che ha sposato il progetto SLT, in qualità di partner di riferimento in Germania, nell’interesse comune di promuovere la letteratura contemporanea tedesca nel nostro paese.

Lorenzo Licciardi

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