Dacci oggi il nostro pane... quotidiano?

 

Dacci oggi il nostro pane... quotidiano?

Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier, S. Paolo scrive le sue lettere, 1620 ca., Museum of Fine Arts, Houston

Si apre con la verve esplosiva di Cristina Vallini il convegno internazionale promosso dall’Orientale su Lingue e testi delle Riforme Cattoliche

Palazzo Du Mesnil, 4 novembre - “L’idea di questo convegno” racconta la professoressa Rita Librandi all’apertura di Lingue e testi delle Riforme Cattoliche in Europa e nelle Americhe, “è nata in uno dei sempre più rari momenti conviviali che si concedono i professori dell’Orientale: tra una sessione di esami e l’altra, ero a pranzo con i professori Guarino, ispanista, e Di Francesco, docente di lingua e letteratura ungherese, e il discorso cadde sulla predicazione. Scambiarci le opinioni su questo tema, ci ha fatto rendere conto quanto fosse interessante l’apporto di culture diverse”. D’altra parte che il discorso non potesse esaurirsi nel breve spazio di una pausa pranzo lo dimostra la ricchezza degli interventi in calendario in questa tre giorni che si concluderà alle 12 di sabato 6 novembre con il Concerto dei Musici della Cappella Musicale di San Clemente in Roma che si terrà nel Museo Diocesano di Largo Donnaregina alla presenza del cardinale Sepe.
L’apertura del convegno è affidata alla verve esplosiva di Cristina Vallini che ha dissertato in maniera chiarissima su Alcuni problemi traduttivi nel Paternoster. La professoressa, dopo aver ricordato che il Nuovo Testamento ci è giunto solo in lingua greca e che ciò che ci è giunto in aramaico è solo una ritraduzione dal greco e non è l’aramaico parlato ai tempi di Gesù, si è soffermata sulla traduzione del termine greco epioùsion. Tale termine non ha altre attestazioni in greco se non le due del Nuovo Testamento e precisamente dei luoghi in cui Matteo e Luca riportano il Padre Nostro. Epioùsion è il pane che si domanda a Dio (Dacci oggi il nostro pane...) e che nella traduzione in latino di San Gerolamo viene reso in Matteo come supersubstantialem e in Luca come cotidianum. Perché nello stesso contesto lo stesso termine viene tradotto in maniera diversa? E qual è la traduzione esatta? Se cerchiamo di rispondere alla seconda domanda con una ricerca etimologica epioùsion potrebbe essere il derivato di una forma participiale tanto da epi-eimì (essere) quando da epi-eîmi (seguire, giungere). Un significato quindi rimanda alla sostanzialità (il pane che supera la Sostanza) e un altro alla temporalità (il pane che verrà, il pane di domani, ma quindi anche quotidiano). Ma ad essersi reso conto dei problemi connessi a questo termine ed averne dato una spiegazione fu Origene di Alessandria il quale avanzò l’ipotesi che epioùsion sia una parola di traduzione dall’ebraico (come allora si chiamava l’aramaico): in pratica il termine fu coniato dai traduttori in greco del testo in aramaico per tradurre un termine che non conosciamo.
Chiarita, dunque, l’impossibilità, per ora, di risalire al termine originale pronunciato da Gesù in aramaico, resta da capire perché San Gerolamo, nel riprendere la Vetus Latina dove il termine è tradotto in entrambe le occorrenze come cotidianus, abbia tradotto questo termine in due modi diversi. Sciatteria, come dice qualcuno? Ovvero avrebbe inteso rendere epioùsion con supersubstantialem ma nel passo del vangelo di Luca se ne sarebbe dimenticato lasciando cotidianus. “Un santo del genere” nota allegramente la Vallini “non può aver commesso un simile atto di sciatteria”. Semplicemente, cosciente come noi, e prima di noi, dell’impossibilità di risalire al termine aramaico tradotto in greco con epioùsion, ha voluto lasciare traccia di questa doppia etimologia. La professoressa ha poi passato il testimone a Ugo Vignuzzi e Patrizia Bertini Malgarini, docenti di storia della lingua a Roma,i quali  – con una relazione intitolata Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi: traduzioni e parafrasi dei Salmi in Età Moderna – hanno dimostrato come la ricerca sulle diverse traduzioni in volgare della Bibbia sia interessante per la ricostruzione storico-linguistica del nostro paese. Ma lungi da ogni italica autoreferenzialità, il calendario prevede interventi di ispanisti (questa mattina hanno relazionato i professori Feliu e Ferrer), di esponenti della cultura inglese, di quella ungherese e di quella del Canada anflofono e franconfono.

Concetta Carotenuto

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