Evalda Paci e l'opera di Gjon Buzuku

 

Evalda Paci e l'opera di Gjon Buzuku

Una delle pagine del Meshari di Buzuku

Il 10 maggio 2012, presso il Dipartimendo di studi Letterari, Linguistici e Comparati, la Professoressa Evalda Paci dell’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana ha tenuto una conferenza su “L’Opera di Gjon Buzuku”, presente l’Ambasciatore del Kosovo, Albert Prenkaj

Argomento portante della conferenza, coordinata dal professore Italo Costante Fortino, docente di "Lingua e letteratura albanese", è stato il Meshari (Messale) di Gjon Buzuku, datato 1555.

Gjon Buzuku fu un vescovo di rito latino del nord dell’Albania che tradusse il Meshari dal latino in ghego, una delle due varianti della lingua albanese. Nell'opera sono contenuti latinismi e grecismi che sono difficilmente adattabili alla lingua albanese. È un’opera che fa discutere ancora oggi in merito sia al luogo di pubblicazione che alla tipografia stessa nella quale fu stampato.

Il Messale non contiene solo liturgie domenicali della Chiesa di Roma ma può essere considerato un vero e proprio vademecum destinato al clero albanese, il quale operava in un’area in piena islamizzazione e priva di strutture scolastiche. Va fatta una considerazione sulla data di pubblicazione, che coincide con il periodo in cui si svolse il Concilio di Trento: durante questo periodo, come è noto, fu istituito l’Indice dei libri proibiti e si ostacolava la traduzione della Bibbia e delle liturgie nelle varie lingue nazionali. Anche se il testo non appare tra l'elenco ufficiale di questi libri, potrebbe essere stato proibito dai vescovi locali. Fino al 1740 non si sono avute più notizie del Messale, fin quando l’Arcivescovo di Skopje, Gjon NikollëKazazi, trovò l’unica copia esistente nella Biblioteca di Propaganda Fide a Roma, copia oggi è conservata nella Biblioteca Vaticana. Il Meshari comprende il messale delle messe festive, l'ufficio della Madonna, i sette salmi penitenziali, i rituali del battesimo, le litanie e i vespri.
Di questo esemplare sono state pubblicate due edizioni critiche: una di Namik Ressuli (1958) e l’altra di Eqrem Çabej (1968), che contribuiscono ancora oggi a mostrare come il Messale sia un’opera di estrema importanza per ricostruire la storia della lingua albanese.

Adele Petrella

© RIPRODUZIONE RISERVATA