Il liuto: tra eterofonia e polifonia

 

Il liuto: tra eterofonia e polifonia

Laboratorio di un liutaio (Fonte: www.digitalis.uni-koeln.de)

Musica Occidentale Orientale: penultimo incontro del ciclo 2012. I musicisti Salvatore Morra, Ugo Di Giovanni e Maurizio Villa presentano tre strumenti importanti della tradizione musicale mediterranea

Napoli, 28 maggio 2012 - Nell’aula Mura Greche di palazzo Corigliano si è svolto il penultimo incontro del ciclo musica Orientale Occidentale, e l’ultimo dedicato alle tradizioni musicali orientali. Dopo la lezione di Salvatore Morra sulle forme musicali arabo islamiche è stata la volta di Stefano Aruta e Umberto Maisto, che hanno parlato del flamenco. L’ultimo incontro è stato dedicato in particolare a tre strumenti musicali molto importanti per il discorso finora affrontato: l’ud, la vihuela e il liuto, ai quali era stato inevitabile accennare durante i precedenti incontri. I tre strumenti sono stati suonati rispettivamente da Salvatore Morra, da Maurizio Villa, docente di chitarra al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella e da Ugo Di Giovanni, musicista dell’Orchestra Barocca “Cappella della Pietà dei Turchini” e docente di chitarra al Conservatorio di Benevento.
Durante l’incontro i musicisti hanno messo a confronto gli strumenti, analizzandone similitudini e differenze. L’ud, la vihuela e il liuto rappresentano ciascuno una tradizione musicale e, soprattutto, discendono l’uno dall’altro, ragion per cui si somigliano sotto molti aspetti. Allo stesso tempo, però, le differenze che li separano riflettono i diversi sistemi musicali all’interno dei quali sono stati concepiti. A differenza della musica Occidentale, la musica arabo islamica utilizza una scala diversa, divisibile in 24 semitoni anziché in dodici. Questo particolare è importante in quanto influenza direttamente la prassi esecutiva e, di conseguenza, nella concezione dello strumento, come dimostra il caso dell’ud.
Lo strumento più antico è l’ud o liuto arabo, dal quale comincia il confronto. Questo strumento viene utilizzato ancora oggi ed è la colonna portante della tradizione musicale arabo islamica. La vihuela e il liuto sono evoluzioni di questo strumento. Per farne ascoltare le caratteristiche timbriche il Maestro Morra ha eseguito alcuni brani che hanno espresso la pasta sonora inconfondibile di questo strumento. L’ud è uno strumento non tastato, come il violino: questa è una delle caratteristiche che lo identificano immediatamente e lo distinguono da altri strumenti occidentali. Come già accennato, questa caratteristica dipende dal sistema musicale in cui è usato. La mancanza di una divisione prestabilita della corda permetteva l’utilizzo di scale diverse da quella occidentale, basate su intervalli più piccoli del semitono. Su queste scale, dette modi, si basa il sistema arabo islamico. Di alcuni di questi modi il Maestro Morra ha dato un esempio dando così modo di ascoltare le pasta sonora caratteristica dell’ud arabo.
L’ud era diffuso anche nella Spagna araba. Dopo la reconquista, che portò i cristiani a conquistare i territori in mano araba, l’inquisizione spagnola condannò ogni forma di cultura moresca. E il liuto arabo era subito identificato con gli infedeli, ragion per cui fu necessario ricorrere a una variante che permettesse di occultare sotto forme diverse uno strumento sostanzialmente uguale. La vihuela rappresenta appunto questo tipo di evoluzione. Il periodo di maggiore utilizzo di questo strumento fu il Cinquecento. Il Maestro Villa ha raccontato la storia della vihuela, attraverso un interessante ricerca iconografica basata sui dipinti antichi nei quali la vihuela è stata rappresentata. Attraverso queste fonti Maurizio Villa ha classificato i diversi tipi morfologici di vihuela, e i diversi modi di suonarlo. Da questa analisi appare lo stretto rapporto di parentela con l’ud arabo, di cui la vihuela condivide il tipo di accordatura. Tuttavia la vihuela appartiene a una tradizione musicale diatonica e polifonica, cioè ha le caratteristiche tipiche della musica occidentale, area a cui appartiene. Successivamente il musicista ha eseguito alcuni pezzi per vihuela tratta dalla raccolta di Luys Milan, edita a Valencia nel 1536, una delle più importanti raccolte di musica per questo strumento.
Se la vihuela rappresenta uno strumento di transizione il liuto è l’approdo di questa evoluzione secolare. Ugo di Giovanni ha portato con sé un arciliuto cioè un liuto con alcune corde basse aggiunte, in modo da aumentare l’estensione dello strumento. Il liuto è stato per secoli, dal Cinquecento fino al Settecento, uno degli strumenti portanti della tradizione musicale Occidentale. Dopo avere illustrato le caratteristiche morfologico-costruttive del suo strumento, il maestro Di Giovanni ha eseguito una suite per liuto tratta dalla raccolta di Giovanni Zamboni Romano, appartenente al Settecento, l’epoca conclusiva del liuto.
Con questo incontro si conclude il mini ciclo sulla Musica Orientale. Il prossimo incontro chiuderà il ciclo di Musica Occidentale Orientale e sarà dedicato a "Fortini. I viaggi. Esiti da un laboratorio con musiche di Andrea Arcella e testi di Giovanni La Guardia".

Salvatore Chiarenza

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