Immaginazione possibile del passato

 

Immaginazione possibile del passato

Copertina del libro

A proposito di un libro di Natalie Zemon Davis

Nel suo volume La storia al cinema. La schiavitù sullo schermo da Kubrick a Spielberg (Ed. Viella, Roma 2007) la storica statunitense Natalie Zemon Davis analizza i possibili rapporti tra storia e cinema. Si tratta di uno studio che prende in considerazione cinque grandi film che condividono il tema forte della resistenza alla schiavitù: Spartacus di Stanley Kubrick (1960), Queimada di Gillo Pontecorvo (1969), La última cena di Tomás Gutierrez Aléa (1976), Amistad di Steven Spielberg (1997), Beloved di Jonathan Demme (1998).
La professoressa Renata Ago, docente all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, è intervenuta sull’argomento sostenendo l’importanza delle fonti nel film storico in virtù di quello che dovrebbe essere l’obiettivo di tali film, la diffusione di conoscenze, spesso compromesso da rimaneggiamenti volti a compiacere i gusti del pubblico. Il regista, proprio come lo storico, deve quindi cercare di ricostruire fedelmente gli eventi con un linguaggio altro, quello delle immagini, che permette un approccio comunicativo considerato da alcuni dei presenti di maggiore impatto rispetto a quello dei libri.
La professoressa Alessandra Gissi ha invece apprezzato la scelta dei film e l’apertura storica dell’autrice nei confronti di questi soggetti, mentre ha mostrato qualche perplessità legata allo spazio, a suo avviso un po’ esiguo, che la Zemon Davis ha dedicato alla potenzialità dei film stessi di coinvolgere lo spettatore al fine di renderlo parte integrante, insieme all’attore, del processo cinematografico di comunicazione. Entrambe le figure, infatti, hanno ruoli fondamentali nella creazione di un pensiero collettivo sulle vicende del passato e quindi su quelle del presente. La discussione intavolata sul libro è stata poi conclusa da Domenico Rizzo che ha sottolineato l’importanza di una storiografia legata a persone umili ma non per questo etichettate come vittime passive o al contrario come eroi. Rizzo ha inoltre esaminato un’altra chiave di lettura della storia vista non solo come mero racconto dell’accaduto ma anche e soprattutto come immaginazione possibile del passato. Punto forte del libro, infine, è stato a suo parere il poter verificare come una vicenda del passato possa interessare soggetti diversi e possa avere ripercussioni sul presente quasi come se si trattasse effettivamente di una narrazione, teoricamente infinita, di più soggetti.

Francesca De Rosa

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