Jonas Khemiri all’Orientale

 

Jonas Khemiri all’Orientale

Jonas Khemiri

L’autore di Una tigre molto speciale spiega le ragioni della propria scrittura

Napoli, L’Orientale, 3 maggio 2010 – La traiettoria culturale de "L’Orientale" segue le strade meno battute poiché uno dei suoi principi fondamentali è dare spazio a forme espressive poco conosciute e difendere la pluralità delle voci del continente europeo. Tra queste voci c’è anche Jonas Hassen Khemiri, scrittore svedese-tunisino, 31 anni e già autore di tre libri tradotti in dodici lingue, di cui uno in italiano (Una tigre molto speciale, Guanda Editore, 2009, p.331). Una giornata intensa, tra la sede del Rettorato a Palazzo Du Mesnil e la Fondazione Premio Napolial Palazzo Reale, ha dato occasione all’autore, divenuto ormai cult in patria, di spiegare le ragioni della sua scrittura.

I suoi romanzi hanno aperto in Svezia un dibattito sul modello di integrazione sociale tra le varie culture, modello che gli svedesi sembrano considerare perfetto. Khemiri, invece, mette il dito nella piaga, rivedendolo criticamente, mostrandone alcuni lati oscuri, e in tal modo crea una contro-immagine lontana da quella che viene mostrata all’esterno. Passando facilmente da una lingua all’altra, lo scrittore ricorda soprattutto l’infanzia, quando ancora non percepiva quella doppiezza (madre svedese e padre tunisino) che poi la società, con il suo atteggiamento, gli ha messo di fronte. Attraverso una scrittura particolare, che reinventa la lingua svedese inframmezzandola di errori morfologico-sintattici e di termini francesi, egli riesce a porre una distanza rispetto allo svedese ufficiale, guardandolo con gli occhi degli immigrati e soprattutto del padre, e così riesce a superare un pensiero che si ostina a basarsi sulle dicotomie (innanzitutto quella svedese-non svedese) e che lo aveva toccato fin da piccolo. È questo uno dei motivi che lo hanno spinto verso la letteratura.
Nonostante la giovane età la sua riflessione sul linguaggio è molto attenta e attraverso la forma del romanzo riesce a toccare alcune questioni decisive, tra le quali emerge il rapporto lingua-identità.

Aniello Fioccola

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