La Via dell’oro e dell’argento: suggestioni d’Occidente alla Corte dei Tang

 

La Via dell’oro e dell’argento: suggestioni d’Occidente alla Corte dei Tang

Un momento dell'evento

Terza conferenza del ciclo di conferenze dal titolo “Archeologia delle Vie della Seta: Percorsi, Immagini e Cultura Materiale”, organizzato da Bruno Genito e Lucia Caterina con le Scuole Dottorali di Studi Orientali e Africani (Dottorati: Turchia, Iran e Asia Centrale, Asia orientale e meridionale) e di Studi Interculturali (Dottorato: Archeologia: Rapporti tra Oriente e Occidente) e con il CISA (Centro Interdipartimentale di Servizi per l’Archeologia)

Lasciati i paesi dell’Asia Centrale, presentati nelle precedenti conferenze, seguendo il percorso delle antiche Vie della Seta abbiamo raggiunto la Cina dell’epoca dei Tang (618-907). A guidarci nel viaggio è stata Chiara Visconti. Con la dinastia Tang la Cina ha conosciuto uno dei suoi periodi migliori: grazie alla stabilità politica e all’espansione territoriale, che portò i confini dell’impero anche oltre il bacino del Tarim, si favorì la circolazione all’interno del paese di merci, idee e persone straniere. La capitale Chang’an, odierna Xi’an, era la meta di mercanti e pellegrini provenienti dall’Asia Centrale ed Occidentale. Presto i loro usi e costumi si mescolarono a quelli locali divenendo parte della vita quotidiana cinese. Una delle conseguenze del cosmopolitismo cinese fu la diffusione dell'oro e dell'argento. Furono la religione buddhista e l’incontro con l'Iran sasanide a favorire questo tipo di metallurgia. I primi manufatti in oro e argento arrivarono in Cina grazie alle dinastie nomadiche che avevano preceduto i Tang: questi oggetti, considerati esotici, erano conservati principalmente nelle tombe. Due esempi importanti sono il piatto del dio Dioniso in groppa ad un leone, di probabile fabbricazione romana, ed una brocca ritrovata nella tomba di un generale, la cui decorazione richiama tre episodi della guerra di Troia. Gli oggetti di questo periodo serviranno da modelli per l’elaborazione dei manufatti di epoca Tang. Importante punto di svolta fu il periodo tra il settimo e l’ottavo secolo, quando diminuirono i manufatti d’importazione ed aumentarono quelli prodotti in Cina. I modelli stranieri vennero interpretati dagli artigiani locali che unirono nuove forme a decorazioni autoctone, creando così un tipo di oggetti prettamente cinese. Nell’VIII secolo, inoltre, a testimonianza della diffusione dell’oro e dell’argento, si produsse vasellame non decorato usato in ambito quotidiano dall’aristocrazia. Questi oggetti, non avendo valore rituale o simbolico, non furono utilizzati nei corredi funerari ed, infatti, non sono stati ritrovati in tombe, ma in ripostigli (depositi nascosti) o nelle camere delle reliquie dei monasteri buddhisti. Nella seconda metà dell’VIII secolo cambiarono gli equilibri politici sia interni che esterni. Nel 751, con la sconfitta nella battaglia di Talas, i Tang persero il controllo dei territori dell’Asia Centrale. Come conseguenza, le vecchie vie carovaniere, non più sicure, caddero in declino lasciando posto alle rotte marittime. Queste erano seguite da navi cariche di manufatti cinesi che lasciavano la Cina Orientale dirette, da un lato, verso i paesi arabi, passando per il sud-est asiatico e l’India, e, dall’altro, verso Corea e Giappone, permettendo così alla Cina di chiudere quel cerchio commerciale ideale che l’aveva vista prima importatrice ed ora esportatrice di cultura, arte ed idee.

Francesca Ferrara

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