Le mille (e una) contraddizioni dell'Islam
Le mille (e una) contraddizioni dell'Islam
Il Centro Archivio delle Donne ha presentato il seminario “Modelli culturali e differenze di genere: le comunità arabo-islamiche in Canada e negli Stati Uniti” di Giuliana Cacciapuoti
La grande "madre" che nell'Islam riunisce la comunità di fedeli, la cosiddetta Umma, rappresenta un'appartenenza sovranazionale e in questo senso accoglie la comunità musulmana in un unico abbraccio. Lo stesso sentimento di appartenenza, così forte e netto, conduce poi ad un passaggio obbligato, quello relativo alla distinzione tra dār al-Islām, letteralmente la “casa dell'Islam”, espressione che designa i territori in cui si è diffusa la cultura islamica, e dār al-harb, la “casa della guerra”, ossia il resto dei territori, abitati da non musulmani.
In uno scenario come questo, delineato da Giuliana Cacciapuoti, esperta di studi arabo-islamici, il tema dell'emigrazione assume contorni apparentemente ambigui: infatti così come la hijra di Maometto dalla Mecca a Medina costituì a suo tempo la base per la formazione di uno Stato Islamico prototipico, l'emigrazione può essere concepita nell'Islam come un qualcosa di - eventualmente - positivo.
Il seminario, promosso dal Centro Archivio delle Donne e intitolato “Modelli culturali e differenze di genere: le comunità arabo-islamiche in Canada e negli Stati Uniti” ha cercato dunque di delineare le tappe fondamentali di questo fenomeno: le origini dell'Islam nel continente americano coincidono con l'arrivo di Colombo sul continente stesso. Il 1492 è anche l'anno della scomparsa dei musulmani dal continente europeo in seguito all'espulsione da parte dei Re Cattolici, in corrispondenza del periodo detto della Reconquista e della conseguente caduta del Califfato di Cordoba. In quel momento - spiega Cacciapuoti - al-Andalus aveva sicuramente raggiunto il suo culmine in fatto di integrazione e multiculturalità.
Il Canada ha una popolazione che ammonta a circa 33 milioni di abitanti. Il 2% è musulmano e la distribuzione di questa piccola ma importante minoranza perfettamente integrata è legata soprattutto all'Ontario - in particolare al distretto di Toronto - e al Quebec. In Canada l'Islam vede riconosciuti i diritti fondamentali dell'uomo nonché la libertà religiosa, di abbigliamento ma non solo. Un'attenzione particolare viene riposta per la diffusione di cibi halāl ma soprattutto - cosa ancora più sorprendente - per la questione finanziaria affinché i tassi di interesse non vengano considerati sacrileghi in quanto prossimi all'usura. Le radici di questa riuscitissima fusione però sono come abbiamo detto profonde e un'ulteriore testimonianza è quella costituita dalla prima moschea in territorio americano, Moschea ar-Rashid, costruita a Edmonton, appunto in Alberta nel 1938.
Le parole chiave legate al Canada sembrano dunque essere pluralismo e multiculturalità: l'immagine rievocata è quella di un mosaico in cui ogni tassello coesiste in armonia con gli altri e contribuisce al conseguimento di un disegno finale armonioso. Ma questa armonia può risultare abbastanza complessa se si tiene in considerazione che l’Islam oltre ad avere componenti culturali arabe e non arabe, si differenzia ulteriormente in sunnita e sciita.
Differente è il caso degli USA in cui l'Islam comincia con gli schiavi neri deportati in periodo coloniale ed è oggi diffuso soprattutto nei territori orientali e in quelli meridionali del Paese. La situazione appare alquanto distante dal caso canadese in quanto gli Stati Uniti risultano impegnati - rispetto all'Islam - in una politica che può essere definita assimilazionista: quello che si cerca di ottenere è un'omogenizzazione generale che conduca ogni individuo alla rinuncia della propria identità culturale e religiosa in virtù di una più pacifica convivenza.
Come in una matrioska le questioni legate all'Islam - e già di una certa complessità - portano a riflessioni via via più specifiche: il riferimento è al caso delle donne musulmane in Canada. Lo sforzo e il sostegno per la comunità sono indubitabilmente rilevanti se si tiene conto del fatto che la donna deve lottare in questo senso per la propria identità culturale, per quella religiosa e per finire per quella sessuale. Ma anche sotto questo punto di vista - ci assicura Cacciapuoti - gli stereotipi non mancano. Da un suo contributo intitolato “Islam in Canada: una sfida del Multiculturalismo” e presentato all'Orientale in occasione del ciclo di conferenze “Ibridità canadesi” si legge, a proposito dei problemi legislativi in cui si può incappare quando si entra in contatto con culture altre che - chiaramente - sviluppano strutture fortemente caratterizzate: “[...] Interessante a tal proposito la regolamentazione all'interno dello Stato federale canadese delle questioni concernenti le minoranze dal punto di vista delle normative giuridiche. Lo Stato federale canadese ha impugnato e fatto decadere una proposta dello Stato dell’Ontario sulla possibilità della comunità musulmana di applicare la Shariah, nel caso del Canada i giudici musulmani di indirizzo giuridico hambalita, nell’ambito delle questioni civili: la premessa alla possibilità di applicazione del diritto consuetudinario poneva già il paletto della impossibilità che qualsivoglia provvedimento potesse entrare in collisione con la Carta dei diritti e delle libertà che garantisce egualitarismo e diritti umani di tutti i cittadini”.
Il cliché della donna sottomessa ha però, per l'esperta, fondamenta molto poco solide: la donna è nel Corano posta al pari degli uomini, finanche sul piano morale. Lo stesso velo non è un elemento culturale connaturato all'Islam ma è anzi il risultato di contaminazioni dovute all'interazione di più culture, di più popoli.
E l'immagine dell'Islam appare sempre più contraddittoria per quello che è e per quello che dovrebbe essere, quasi come se si sentisse la necessità di fare un passo indietro per farne uno in avanti. Colpisce così l'esempio della sit-com “La piccola Moschea nella prateria”, ormai alla settima stagione in Canada, che ironizzando sulle questioni più scottanti dell'Islam ribalta gli stereotipi e - non a caso - continua a registrare picchi di ascolto altissimi.
Francesca De Rosa