Pitch variation and lexical representation
Pitch variation and lexical representation
Berlino, Zentrum für Allgemeine Sprachwissenschaft: Yiya Chen parla dei rapporti tra variazione dei picchi tonali e organizzazione del lessico mentale. Un progetto quinquennale giunto al terzo anno
I due studi, condotti principalmente sul mandarino di Pechino, testano la percezione di variazioni – naturali o sintetizzate – tra tipi tonali da parte di parlanti L1, per comprendere come tali variazioni vengano immagazzinate nel lessico mentale e chiamate in causa al momento della ricezione e percezione linguistica.
Focus del primo esperimento è il processo attraverso il quale le variazioni dei picchi tonali vengono assimilate nel lessico mentale. In letteratura, ci spiega Yiya Chen (Università di Leiden, Center for Linguistics – Leiden Institute for Brain and Cognition), si distingue tra due tipi principali: la memoria astratta e quella episodica. Secondo la teoria generativista le rappresentazioni lessicali sono sempre astratte, basate su prototipi, e le variazioni idiolettiche vengono considerate come conseguenze perlopiù anatomiche dell'articolazione dei suoni.
Ma forse il lessico mentale è più dettagliato e specifico e si avvale anche della memoria episodica, che richiama alla mente singole variazioni immagazzinate al momento della produzione o della percezione, facilitando così la predizione nell'ascoltatore. È questo il risultato più rilevante dell'esperimento condotto su 60 soggetti ai quali era stato chiesto, dopo un periodo di “esposizione” guidata, di distinguere parole con toni artificiali ambigui (com'è noto, in cinese esistono quattro toni che cambiano il significato della parola). Una seconda fase – di vero e proprio test – infatti, mostra come dopo il periodo di esposizione vi sia una tendenza a riconoscere parole dal tono ambiguo secondo il training ricevuto (il che è a favore della memoria episodica) e che tale tendenza viene però generalizzata anche per parole nuove non incontrate durante il training (che spinge invece verso l'ipotesi della memoria astratta).
Una prova del nove, con un set di parole nuove e di parole già incontrate nel training, dimostra come il processo di assimilazione ed immagazzinamento delle variazioni dei picchi tonali sia in realtà un ibrido tra l'uso della memoria astratta e di quella episodica.
Sintetizzando dieci intervalli tra due parole uguali con tono diverso (T1, T2), infine, si è testata la percezione di ciascun intervallo, considerando quelli centrali come i più ambigui: esattamente a metà strada tra i due toni e, dunque, significati. I test hanno anche mostrato come il contesto semantico sia rilevante per la “giusta” percezione delle parole ambigue, mentre quello fonetico resti irrilevante.
Un secondo studio, sulla medesima linea, riguarda la rappresentazione e la processualizzazione di variazioni allofoniche dei picchi. In questo caso la relatrice ha esposto i risultati di un esperimento condotto sul tono sandhi in mandarino pechinese, cercando di svelare se la variazione tonica allofonica viene abitualmente immagazzinata nel lessico mentale oppure sia un fatto fonologico (quasi automatico) che entra in gioco solo al momento della produzione e della ricezione. Giocando ancora una volta con i toni (in particolare con la somiglianza tra sandhi rising tone e lexical rising tone), si testava la velocità di reazione nella produzione del secondo elemento di coppie semantiche di parole – fornite nella fase di esposizione sotto forma di immagini – ad un input esclusivamente visivo.
Studi precedentemente condotti su lingue non tonali dimostravano già che se in un set di coppie semantiche si forniscono stimoli per la produzione di parole che cominciano con la stessa sillaba o con uno stesso fono la velocità di reazione è più alta rispetto a stimoli che prevedono la produzione di parole comincianti per foni o sillabe diverse. La novità introdotta dagli studi di Yiya Chen è che i cinesi reagiscono ancor più velocemente allo stimolo tonale: se il secondo formante della coppia semantica richiesta comincia con lo stesso tono (spesso infatti si trattava anche di composti) i tempi di produzione sono inferiori rispetto a quando la parola comincia solo con la stessa sillaba. Il risultato a cui è giunta la studiosa è che mentre la variazione idiolettica dei picchi tonali viene immagazzinata nella memoria astratta, con un debole intervento della memoria episodica, le variazioni del tono sandhi si avvalgono esclusivamente della memoria astratta. Molti cinesi (se non tutti), ci ricorda la relatrice, non sono infatti in grado di distinguere i due toni (sandhi risinge lexical rising) se presi isolatamente, il loro uso è, per così dire, standardizzato e riconosciuto solo nel contesto adeguato.
In conclusione, secondo Yiya Chen l'organizzazione del lessico mentale deve prevedere delle categorie astratte sub-lessicali (come il tono lessicale) immagazzinate assieme alle loro varianti allofoniche, subendo però, allo stesso tempo, un debole effetto episodico nella processualizzazione del lessico.
Collegamenti utili:
http://www.hum.leiden.edu/lucl/members/cheny1.html
Valentina Russo